11-COSCIENZA SPORCA.

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JOSH
Mi sembrò di aver perso la capacità di respirare, si fermò tutto, compreso il mio cuore. Non potevo immaginare, non ne avevo idea di cosa fosse successo quella sera e sapere che Damon fosse non solo a conoscenza di tutto, ma che l'avesse difesa, mi fece uno strano effetto. Mi arrabbiai. Non doveva essere lui a proteggere la mia ragazza, ma io non ero in grado di farlo, visto che pensavo solo a Sophie in quel momento. Mi sentii in colpa, perché per quanto fossi una brutta persona, avevo ancora una coscienza che si era macchiata, con le lacrime salate che avevano rigato il viso di Hope mentre eravamo al telefono. Avrei voluto essere lì, ad asciugarle e a dire che non sarebbe più accaduto, perché il mio volerla lasciare, era una strategia. Non avevo programmato di dirle la verità e lasciandola io, credevo che sarebbe tornata e che, se avesse scoperto la verità, mi avrebbe perdonato. Invece, per qualche motivo assurdo, non ero riuscito a rimanere muto, non dopo quello che mi aveva raccontato. In un attimo mi fu chiaro il motivo per cui Damon l'altro giorno, aveva preso le sue parti. Mi aveva tenuto allo scuro di tutto, perché doveva proteggere Hope e questo mi infastidì. Dopo aver chiuso la chiamata, chiamai Damon e dopo aver avuto la conferma che stesse a casa, andai al supermercato a comprare le birre e salii in macchina, diretto a casa del mio migliore amico che viveva con i nonni; quindi, non si faceva molti problemi sull'orario. Era quasi mezzanotte quando arrivai da lui, così invece che bussare, gli mandai un semplice punto per fargli capire che fossi arrivato. Uscì poco dopo, con indosso un jeans nero e una maglia dello stesso colore, sottobraccio teneva con forza il casco nero, che aveva rigorosamente abbinato alla moto. Andò dritto alla sua moto, una Kawasaki Ninja H2, una vera bomba di moto. <<Dove vai?>>, gli chiesi sentendomi leggermente in imbarazzo, la casa di Damon era avvolta dal buio e non era possibile vedere le tegole di legno che la caratterizzavano, era una vera e propria baita, infatti era circondato dalla natura.

 <<Dove andiamo vorrai dire, al parco>>, di certo non avrei obiettato visto che ne avevo bisogno anche io. Lo seguii salendo sulla mia umile Volkswagen Polo GTI, un regalo dei miei genitori dopo un anno di patente. Arrivammo subito, parcheggiammo l'auto e la moto appena fuori al cancello grigio, che avevamo rotto appena per avere lo spazio necessario a farci entrare. Entrammo e ci dirigemmo come sempre sul bordo di una piscina, ormai vuota e sporca, che era situata proprio dove potevi godere della veduta della città. Avevamo trovato una soluzione per il buio, avevamo comprato delle piccole lanterne elettriche, bastava qualche pila e ci illuminavano il necessario per poter camminare e chiudere canne, senza alcun problema. <<Come mai mi hai chiamato?>>, mi chiese a quel punto, tirando fuori l'erba dalla tasca dei suoi jeans. <<Hope mi ha lasciato, le ho raccontato tutto>>, si fermò un attimo come se non credesse alle mie parole, poi riprese a fare ciò che stava facendo, indisturbato. <<Mi ha anche raccontato ciò che le è successo, perché non me l'hai detto? Fortuna che non dovevamo avere segreti io e te>>, dissi bevendo un sorso della prima birra, ne avevo prese sei proprio perché non volevo restare lucido e sentire ancora quel senso di colpa opprimente. <<Lei non voleva dirtelo e le ho promesso di non dire niente, sono un uomo di parola io>>, disse fiero di sé, da quando si definiva 'uomo'? <<Non pensavo che il caro e vecchio Damon, desse importanza a ciò che dice una ragazzina qualsiasi>>, lo provocai volendo vedere una sua reazione, per valutare quanto fosse davvero interessato a lei. <<Non mi importa infatti, ma non sono un bimbo minchia che fa la spia>>, che ridicolo. <<Capisco, quindi cosa ne pensi del fatto che mi abbia praticamente mollato?>>, <<penso che abbia fatto bene, nessuno dovrebbe restare con una persona che gli manca di rispetto>>, aveva ragione, ma non riuscii a non infastidirmi per il modo in cui lo disse. Feci finta di niente e continuai a bere per tutta la serata, poi senza salutarlo, me ne andai e tornai a casa, con più birra che sangue nel corpo.

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HOPE
Erano le due passate e non ero riuscita ancora a calmarmi, avevo una crisi e non sapevo se fosse per Josh, per quello che mi era successo, o perché l'avevo lasciato nonostante lo amassi. Pensai all'unica persona che mi avrebbe potuta aiutare e sperai che non stesse dormendo, chiamai Elisabeth. <<Hope? Tutto ok tesoro? Sono giorni che non ti fai sentire ed è tardissimo>>, <<Beth...scusami io...io non sono stata bene>>, le dissi tra i singhiozzi che non ero per niente capace di contenere. Beth si preoccupò subito, lo capii dal suo tono di voce e mi dispiacque un sacco, ero un completo disastro. <<Hope perché stai piangendo come una disperata?>>, mi chiese dopo un po', stava ancora realizzando quando le dissi, <<vieni qui Beth>>, non ci pensò due volte a dirmi di sì, abbandonai la mia camera in punta di piedi, solo per raggiungere senza fare alcun rumore, la porta finestra, nel lato opposto della porta d'ingresso, in questo modo non avrei dovuto prendere le chiavi e fare rumore. Uscii all'esterno, faceva un freddo bestiale; eppure, non riuscivo a rabbrividire, mi sedetti sulla sdraio che avevamo messo per l'estate e che d'inverno diventava la nostra poltrona, e attesi l'arrivo di Beth. <<Sono qui>>, disse annunciandosi come se non avessi visto arrivare la sua macchina, si precipitò da me e mi abbracciò. <<Sei freddissima, andiamo dentro>>, scossi il capo, non volevo starmene in camera mia, dove avevo avuto quell'orribile chiamata. Così non ci pensò due volte ad entrare, andare in camera mia e prendere un plaid per me e uno per lei, da metterci addosso. Adesso che la guardai meglio, notai che stesse in pigiama. Un pigiama simile al mio ma con delle margherite che le piacevano da morire. <<Mi spieghi cosa succede?>>, mi disse una volta seduta al mio fianco, mi massaggiava la schiena mentre io come una cretina, riprendevo a piangere. <<Josh, mi ha lasciata>>, dissi di getto, non volevo girarci intorno, Elisabeth parve impallidire, era rimasta scioccata. <<Cosa? Che dici quel ragazzo ci muore per te, non è possibile>>, <<oh è possibile eccome e non è l'unica cosa che ha fatto>>, aggiunsi ricordando le sue parole e l'odio che riuscivano ad accendere in me, assieme alla tristezza, al dolore e alla delusione, <<cos'altro c'è?>>, mi chiese giustamente Beth, non smise per un attimo di coccolarmi tra le sue braccia e gliene fui grata. <<Mi ha tradita sabato sera, quando siamo andati in discoteca>>, <<e tu come l'hai scoperto?>>, magari l'avessi scoperto come una persona normale, non ero capace nemmeno di capire che la sua assenza fosse legata al suo tradimento. 

<<Me l'ha detto lui Beth, pochi minuti prima che ti chiamassi eravamo al telefono e me l'ha confessato, aggiungendo che non possiamo stare insieme>>. Ci fu un attimo di silenzio, in cui si sentivano solo i miei singhiozzi. <<Tesoro mi dispiace un sacco ma se ciò che ti ha detto è vero, allora non merita di stare con un'anima buona come la tua, vieni qui hai un cuore troppo buono per lui>>. A quel punto aprì nuovamente le braccia in cui mi ci fiondai, e continuai a dare libero sfogo al mio pianto. La mia amicizia con Elisabeth era sempre stata diversa da qualsiasi amicizia avessi avuto, con lei bastava un semplice abbraccio per sistemare le cose, io c'ero per lei quando ne aveva bisogno e lei c'era per me quando ne avevo bisogno. Non potevo desiderare un'amicizia migliore. <<Va tutto bene, starai bene okay? Va bene piangere e sfogarsi, poi starai meglio vedrai>>, mi sussurrò dolcemente all'orecchio come se fosse una ninna nanna che pian piano riuscì a calmarmi e a farmi smettere di piangere, anche perché non avevo più lacrime per oggi le avevo consumate tutte. Mi asciugai le lacrime e le sorrisi, grata che fosse corsa anche a tarda notte, da me. <<Grazie per essere venuta qui subito nonostante il fatto che ho ignorato le tue chiamate e i tuoi messaggi>>, le dissi subito dopo, ricordandomi quando ero stata stronza con lei, solo per proteggere il mio stupido segreto. <<Figurati, sei la mia migliore amica e anche se fai la stronza non posso far finta di niente se mi chiami singhiozzando nel bel mezzo della notte. Sappi che mi devi delle spiegazioni>>, <<hai ragione non voglio nascondere niente, soprattutto a te che mi sei sempre stata vicina>>. Così decisi di raccontarle tutto, dall'inizio alla fine. Le raccontai dal fatto che mi avevano quasi stuprata al fatto che Josh mi aveva tradito proprio nello stesso momento. Le raccontai dettagliatamente ogni cosa, anche le emozioni che avevo provato in quel momenti e alla fine mi aveva abbracciata con le lacrime agli occhi, dispiaciuta di ciò che mi era accaduto.

Nothing is lost🌝Where stories live. Discover now