16-COME IN UN FILM.

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Tutti conoscevano il detto "cosa può andare storto?" e la maledizione che innescava ogni volta che qualcuno lo diceva a voce alta, eppure io non ci credevo. Grave errore, visto che mi lamentavo ogni giorno della mia vita tranquilla e adesso mi ritrovavo legata, con un pazzo che voleva decisamente farmi fuori. Credevo, fino a quel momento, che questo genere di cose accadesse solo nei film, proprio perché era tutta finzione che non rispecchiava la realtà, eppure mi ero ritrovata a viverlo in prima persona contro ogni mia aspettativa. Era iniziata bene la giornata, tranquilla come al solito se non mettevamo in conto l'accaduto tra Josh e Norman, e che c'era stato quel qualcosa di indefinibile con Damon. Bene, una volta uscita da scuola, tutto era cambiato, non era più una giornata normale come al solito. Incontrai Elisabeth fuori scuola, le dissi che avevo voglia di gelato e andammo normalmente, a prendere un gelato al pistacchio per me, e uno al puffo per lei. Stavamo parlando di quanto le nostre vite fossero noiose, monotone ed Elisabeth sosteneva che la sua vita lo era molto più della mia. Dunque, le risposi dicendo "la mia vita è la più noiosa che esista Beth non puoi lamentarti, non succede mai niente di stupefacente". Le ultime parole famose, come si suol dire. Un ragazzo che non avevo mai visto prima si era avvicinato, e con una velocità e forza fuori dal normale, mi afferrò e mi portò via, in mezzo a tutta quella gente. Agli occhi degli altri sarà parso come un fidanzato geloso o arrabbiato che discuteva con la sua ragazza, ma non era così e le persone non potevano saperlo per venire in mio soccorso. Elisabeth tentò di aiutarmi ma con scarsi risultati, la spinse e la fece cadere a terra, fortunatamente riuscii a vedere una donna di mezza età darle una mano, le feci un segno con la testa per tranquillizzarla e in silenzio le chiesi di non fare niente. Non volevo che si facesse del male per una cosa che evidentemente riguardava me, soltanto me. 

Mi dimenai cercando di scollarmelo di dosso, ma quella specie di mammut mi strinse sempre di più, fin quando non decisi che magari avrei potuto sfruttare la situazione a mio favore e che avrei potuto cercare di capire cosa volesse da me, inoltre se non volevo essere picchiata, andare con lui era la cosa migliore da fare in quel momento. Be' dovevo ammettere che ero curiosa di sapere cosa volesse da me, osservandolo meglio mentre mi trascinava in una strada che non avevo mai percorso perché era isolata, notai che lo sconosciuto somigliava molto a un personaggio di una serie tv che amavo alla follia, sembrava il sosia di Klaus, il protagonista di "The originals" ed era comparso anche in "The vampire diares", nonché la mia serie preferita in assoluto. Sperai che non fosse simile a lui anche di carattere, visto che il personaggio in questione era un ibrido, metà vampiro e metà lupo, che ammazzava la gente per il semplice piacere di farlo. Mi vennero i brividi al solo pensiero, di colpò si fermò e mi resi conto che eravamo arrivati ad una macchina scura, con altrettanti vetri scuri. Dall'interno prese delle corde, mi gettò nell'auto e mi legò solo i polsi. <<Solo per sicurezza ragazzina>>, disse prima di chiudere la porta e andare nel lato opposto, per mettere in moto e guidare chissà dove. Ero seduta dietro, ma non era possibile scappare, guidava in modo spericolato e davvero veloce, sarei morta gettandomi dall'auto. Si fermò dopo circa venti minuti di guida, venti minuti in cui avevo rischiato di vomitare almeno quindici volte per quanto guidasse veloce. Scese dall'auto e venne ad aprirmi la portiera, gesto fatto non per gentilezza e eleganza, ma perché non ero in grado di farlo da sola. Iniziò a camminare e tenermi per il braccio, camminava troppo velocemente e mi stava letteralmente trascinando, poi dopo un cinque minuti, tra gli alberi comparve una casa che dall'aspetto sembrava abbandonata, almeno da fuori. 

Iniziai ad avere la consapevolezza che non voleva solo uccidermi, voleva tenermi in ostaggio per qualche assurdo motivo. Ci avvicinammo alla casa e subito sentii una puzza che mi disgustò, quel gelato l'avrei vomitato da lì a breve. <<Allora ragazzina quello che faremo adesso è molto semplice, io chiamo il tuo fidanzato Josh che si è comportato davvero molto male con me, e tu farai la brava>>, non poteva aver detto quel nome, come lo conosceva? E perché se la prendeva con me, se quell'idiota gli aveva fatto un torto? Cosa c'entravo io che l'avevo allontanato? <<Cosa c'entra Josh? Che ti ha fatto così di male da rapire una persona che non c'entra nulla con questo?>>, non mi rispose subito, prima afferrò una piccola chiave nascosta sotto una pietra enorme, e aprì la porta facendo diventare la puzza sempre più forte e nauseante. Entrammo e mi guardai intorno, l'ingresso era pieno di polvere e c'erano alcune ragnatele, accanto alla porta c'era uno specchio rotto appeso al muro, un tempo era sicuramente abitata. Era dotata di parecchie stanze e ognuna di queste non aveva porte, tranne una, quella del piano superiore dove mi aveva portato, per modo di dire, lo sconosciuto. Era una vecchia camera degli ospiti, ma non c'era più nessun mobile, tranne un letto senza materasso e una sedia di legno. Afferrò la sedia e mi fece sedere con forza, prese un'altra delle sue corde e mi legò alla sedia, nemmeno fossi un salame. L'aveva posizionata proprio ai piedi del letto e di fronte alla porta, che senso aveva tutto questo? <<Fidati ragazzina non vuoi saperlo sul serio, comunque è una cosa che dovrebbe dirti lui non credi?>>, se non fossi legata a una sedia per un errore non commesso, certo avrei chiesto spiegazioni a quel coglione. <<No, non credo, sono qua con te e chissà quando mi lascerai libera>>, la cosa peggiore di questa storia, era la consapevolezza che poteva andare molto male per me, e nel frattempo, il colpevole restava illeso. 

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