Il suo braccio passò dietro la mia schiena per poi afferrare con delicatezza la mia mano. Era il suo modo per dire di sì.

-Questa che lettera pensi che sia?- Chiese in un bisbiglio quando il mio polpastrello sfiorò la carta ruvida, chiusi gli occhi.

-Mmh...- Cercai di ricordarmi la nostra prima lezione. -Non è una lettera.- Lo sorpresi perché lo vidi sorridere, stupito.

-Sì...-
-È un segno di punteggiatura che indica che la lettera dopo è maiuscola, giusto?- Provai ad indovinare, lui voltò di poco il viso verso di me.

Forse era un effetto della luce, ma mi sembrò di vedere le sue guance arrossire nell'annuire. Fiera di aver indovinato proseguii alla lettera seguente piena di curiosità. -Questa è...-

-Grazie di essere entrata nella mia vita.- Sussurrò interrompendomi. Ebbi un sussulto a quelle parole inaspettate.

La sua mano strinse la mia con forza e la sua espressione dura sembrò rilassarsi qualche istante. -In questi ultimi giorni ho pensato molto, a tutto. Così mi sono ritrovato a rimuginare sul passato, specialmente sui momenti che ho passato con te, Mocciosa.- Abbozzò un sorriso.

-Sono persino giunto a pensare a te come una lucciola, la mia lucciola in tutto questo buio.- Rise tra se e se, come se trovasse la situazione esilarante.

Fissai la sua mano intrecciarsi con la mia con una piacevole sensazione nello stomaco. Non feci in tempo a prendere aria per rispondergli che il suo indice era già posato sulle mie labbra, intimandomi il silenzio.

-Aspetta, fammi dire quello che penso prima che cambi idea.- La sua voce era ferma, prese un lungo respiro.

-Voglio... voglio solamente che tu sappia che questi mesi sono stati belli, molto. La semplicità delle tue azioni, la tua semplicità, mi ha fatto riflettere per notti intere Mocciosa.- La sua mano mi accarezzò con delicatezza il dorso della mano, la sua espressione si addolcì un poco e dei brividi cominciarono a percorrermi il corpo.

-Perché nel mio buio tu sei sempre stata la mia luce. Grazie, non riesco a dirti altro.- Si morse il labbro inferiore.

Mi persi ad osservarlo, forse sperando di riuscire a formulare anche una breve frase. La benda era di un bianco candido che brillava alla luce della luna che filtrava dalle tante nuvole in cielo aldilà della finestra.

La sua bocca era di un magnetismo incredibile, era come se mi dicesse di avvicinarmi di più. Potevo sentire il suo cuore battere forte quanto il mio, il contatto delle sue dita snelle sulla mia mano non si interrompeva.

Eravamo così vicini... il suo viso mozzafiato era così spaventosamente vicino al mio.

Ebbi l'improvviso desiderio di sfiorargli la benda, la mia mano compì quel gesto d'istinto.
-Posso chiederti una cosa?-
Lui annuì.

-Tu mi ami ancora?- Mi decisi a chiedergli poi, sentii le sue mani fremere.

Non mi uscirono altre parole e mi resi conto solo in quel momento dell'ansia che mi stava assalendo.

-Sì...- Riuscì a sussurrare.

-Non ho mai smesso.- Aggiunse in un mormorio.

Rimase con le labbra aperte a malapena per qualche secondo.

Sentii il mio cuore esplodere di gioia e le labbra si tirarono in un sorriso. Quella era l'unica cosa che avevo bisogno di sentirmi dire.

Lo studiai come un dipinto.
Osservai i suoi capelli scompigliati, la leggera barbetta che cominciava a spuntargli sulla pelle morbida, la cicatrice sulle labbra perfette.
E accettai finalmente i miei sentimenti per quel ragazzo.

-Perché me lo chiedi?- Sentivo il suo cuore battere e il suo respiro lento e silenzioso.

Appoggiai le mie labbra sulle sue.

Rabbrividii.
Per qualche istante sembrò smettere di respirare.

Sconvolto ci mise un po' a realizzare. Esitante, mi cinse la vita allontanandomi con delicatezza.

-Sei impazzita?- Con il respiro affannato dall'agitazione non risposi. Piano piano le sue labbra ebbero un fremito, la sua espressione era dura.

-Se è uno scherzo sappi che è davvero di cattivo gusto.- Continuò.

Lentamente, come se stessi per toccare una statua di cristallo, gli sfiorai la guancia accarezzandogli la pelle soffice.

Non parlai, non avrei trovato le parole giuste. Sentii i brividi sulla sua pelle e lo vidi disorientato, dietro la benda gli occhi cercavano di aprirsi.

-Ti prego, non prenderti gioco di me...- La sua voce tremò un poco. -Non lo farei mai.- Bisbigliai, un piccolo sorriso rassicurante prese forma sulle mie labbra.

-Perché lo hai fatto allora?- Sembrava temere di aggiungere altro, le sue mani sui miei fianchi non osavano muoversi.

-Non è che... provi ciò che provo io?- Si decise a domandare poi.

Mi chiesi un'ultima volta se quella fosse la scelta giusta. Le sue labbra semi aperte attendevano impazienti una risposta, potevo sentire la tensione che si espandeva nella stanza.

-Sì.- Mormorai sicura e le sue dita sui miei fianchi si contrassero. Spostò la sua mano dietro il mio orecchio con una lentezza straziante, l'altra fece lo stesso movimento, tremando.

Chiusi gli occhi quando chiuse definitivamente le distanze.

La sua lingua si fece strada tra le mie labbra, le morse dolcemente mentre mi afferrò nuovamente i fianchi e stringendoli rese il momento ancora più intenso.

Sentii un'esplosione di emozioni cominciare a scorrermi nelle vene mischiandosi all'euforia di quel momento. Mi sfiorò gli occhiali, sfilandoli dal mio naso poco dopo.

Il suo respiro mi batteva sulle labbra mentre il bacio diventava sempre più disperato, desideroso.

Le sue mani scivolarono dietro le mie orecchie tenendomi unita a lui.

Passai le dita fra i suoi morbidi capelli, lui avvicinò una mano dal mio fianco al mio collo, accarezzandolo con la punta delle dita.

Lacrime calde uscivano da sotto le bende strette.

Sospiri affannati riempivano la stanza, la sua cicatrice sulla mia pelle.

Per la prima volta dopo tanto i suoi arti erano rilassati, i suoi movimenti fluidi.

Spostò delicatamente una ciocca dei miei capelli dietro il mio orecchio inclinandosi leggermente indietro per farci riprendere fiato.

Non so per quanto rimanemmo così, forse per qualche secondo, forse per dei minuti, ma non mi importava, l'unica cosa che contava era che fossimo insieme, era che sapesse che io ero lì e che ci sarei stata per lui anche in futuro, per sempre.

Per un istante i miei pensieri andarono a zio Barnaby, a quanto avrebbe desiderato vederci così. Vederci insieme.

Jake appoggiò la sua fronte sulla mia, i nostri respiri si incontrarono.

La LucciolaWhere stories live. Discover now