32°

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Il resto del viaggio fu, in un certo senso, più leggero.

Dal sedile del guidatore, Liam ci passò un pacchetto di patatine per uno, come si fa coi bambini quando litigano.

-Volevo prendere dei panini, ma non c'erano più.- Spiegò grattandosi la pelata imbarazzato.
-Non fa niente, grazie Liam.- Dissi aprendo con forza il pacchetto. 

-Grazie.- Jake, al mio fianco, alzò un sopracciglio quando se ne mise una in bocca. Liam lo trattava proprio come se fosse stato suo figlio, dandogli del "lei", ma senza mai smettere di essere gentile e premuroso con lui. Con me era lo stesso.

Solo dopo mi sorse una domanda, stupida, a cui però ancora non avevo pensato.
-Passerà il Natale con noi, Liam?- Jake rise alla mia domanda e non potei fare a meno di guardarlo male. Il signor Berardi scosse la testa sorridendo.

-No, signorina Hooper. Una volta arrivati vi lascerò alla villa Hale e poi mi dirigerò all'aeroporto.- Disse per poi fischiettare al ritmo della musica. -Tanto ci vuole solo un'oretta in aereo per il ritorno.- Aggiunse continuando a guardare davanti a se.

-Anche noi ci avremmo messo solo un'ora, perché non siamo andati in aereo?- Chiese Jake incrociando le braccia e alzando un sopracciglio, Liam mi lanciò un'occhiata come a dirmi "Perché non gliel'hai detto?". 

Sospirai abbassando lo sguardo. -Sono stata io a insistere.- Dissi a bassa voce. -Non sono mai stata su un aereo e avevo paura.- Confessai infine imbarazzata e il viso di Jake sembrò addolcirsi un po'. 

-Allora hai fatto bene...-
Disse schiarendosi subito dopo la gola e tornando nuovamente col viso verso il finestrino, provai una fitta al cuore.


Arrivammo che il sole era calato da un pezzo.
Appena scorsi la villa davanti a noi feci un gemito strozzato e Jake sussultò. 

-Cosa è successo?- Chiese allarmato.
-È... enorme.- Dissi ipnotizzata da ciò che mi ritrovavo davanti. 

Era il doppio della villa a San Francisco, che già era grande di suo, bianca e azzurra spiccava anche nel cielo scuro di quella serata. 

Il giardino che la circondava era più stretto, ma molto più verde. C'era una grande piscina proprio vicino al parcheggio privato dove Liam fermò la macchina e tutto ciò era illuminato da faretti incassati nel terreno. 

Ammirai stupita tutte le decorazioni natalizie che coloravano la casa di mille colori.
Mi sentii inadeguata davanti a ciò.
-Siamo arrivati?- Jake si fece improvvisamente rigido, annuii. -Suppongo di sì.-

Scendemmo finalmente dalla macchina respirando l'aria fresca, mi avvicinai al bagagliaio. Liam mi fece segno di lasciare portare a lui le valigie e intanto avviarmi all'entrata insieme al ragazzo. 

Salimmo le scale lentamente, cominciavo a sentirmi davvero agitata all'idea di conoscere i suoi genitori. Suonai il campanello e sentii le dita di Jake stritolarmi il braccio. -Ti chiedo scusa al posto loro.- Mi disse piano e subito dopo la porta si aprì senza darmi la possibilità di rispondere al ragazzo. 

Una signora bassa e magra, dai lineamenti asiatici e dai capelli scuri come la pece e lisci come spaghetti era in piedi davanti a noi. 

Sfoderò un sorriso altezzoso guardandomi per poi spostarlo sul proprio figlio. -Ben arrivati.- Ci accolse fredda facendosi da parte per farci entrare.
-Ciao mamma.-

La hall era abbastanza grande, con un grande tappeto grigio sul pavimento lucido e i muri chiari addobbati con luci e decorazioni natalizie. 

La donna si piegò in un piccolo inchino e io feci immediatamente lo stesso. -È un piacere conoscerla, io sono Amber Hooper.- Dissi allungando la mano che la donna strinse senza troppo entusiasmo. 

-Kim So-min, altrettanto.- Disse. Era vestita in modo molto elegante con un bellissimo tubino nero e due spille per capelli piene di perle che evitavano che le cadessero alcune ciocche davanti agli occhi. 

-Venite, è pronta la cena.- Disse squadrando ancora una volta suo figlio. Lì, immobile al mio fianco, sembrava tentare in tutti i modi di respirare normalmente.

Liam si mise a parlare con alcune domestiche affidandogli le nostre valigie mentre la donna ci condusse fino a una grande stanza con un tavolo enorme in vetro al centro, tutto era apparecchiato in modo molto preciso ed elegante. 

Un grande albero di Natale pieno di luci in salotto si intravedeva dalla grande porta a lato della stanza. A capotavola sedeva un uomo imponente e ben vestito, in un primo momento mi sembrò Jake, ma non ci assomigliava per nulla se non per le grandi labbra rosee che avevano in comune. 

Vestito con giacca e cravatta ci aspettava serio senza nemmeno voltarsi quando entrammo nella stanza. Quando gli fummo davanti si alzò venendomi incontro senza una vera e propria espressione porgendomi la mano. 

-Piacere di conoscerla, io sono Isaac Hale.- Disse quando gliela strinsi con forza.
-Amber Hooper. Il piacere è mio, signore.- Dissi cercando di non sembrare nervosa. 

Isaac non salutò nemmeno suo figlio sorpassandolo per tirare indietro la sedia, mi invitò a sedermi.

La LucciolaWhere stories live. Discover now