34°

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La porta che Declan aprì, una volta giunti alla fine di quell'interminabile corridoio, era proprio vicino ad una grande scalinata che portava al piano di sopra. 

Quando la richiuse alle nostre spalle vidi gli arti di Jake rilassarsi. Si sfilò gli occhiali scuri sfregandosi poi gli occhi , distrutto.

-Scusami.- Sussurrò senza muoversi. -Non avrei dovuto tirarti in mezzo dicendo quella cazzata.- Aggiunse. Mi torturai una pellicina osservando il bellissimo parquet di legno chiaro. 

-Non è colpa tua Jake...- Mi sentivo in dovere di rassicurarlo, era ora che il mio orgoglio si facesse da parte... almeno per un po'. 

-Sono stata io a portarti qua, avrei dovuto ascoltarti.- Ammisi sentendo il cuore stringersi ripensando a come lo aveva trattato suo padre.
-Non potevi saperlo.- Mormorò soltanto. 

-Ma mi avevi avvertito, sono io che ho insistito.- Mi piazzai davanti a lui, sforzandomi di non perdermi nuovamente nei suoi occhi quando li schiuse appena. 

-Lo hai fatto con delle buone intenzioni, Mocciosa...- Sussurrò e un piccolo sorriso gli piegò le labbra. -Non fartene una colpa.- Con lo sguardo sembrò cercarmi nel vuoto, vidi la sua espressione spegnersi velocemente.

Con un sospiro strinse il bastone bianco. -Dov'è il bagno?- Domandò, schiarendomi la gola mi guardai intorno.
La stanza era gigante, circa il doppio più grande di quella alla villa di San Francisco. 

L'enorme letto a baldacchino pieno di cuscini era ben fatto e le lenzuola pulite e profumate. C'era un grande tappeto morbido sul pavimento e una cabina armadio proprio di fianco ad un divano, mi sentii al settimo cielo alla vista di quest'ultimo.

Poco lontano una piccola porta era semi aperta e lasciava intravedere un imponente vasca da bagno in marmo nero. -Per di qua.- Con grazia lo guidai fino alla stanza. -Mi cambio qui.- Decise voltando di viso nella mia direzione.

Le nostre valigie erano ai piedi del grande letto, ancora chiuse. Corsi ad aprirle tirando fuori il pigiama di ognuno e porgendogli il suo. 

Chiusa la porta corsi immediatamente ad infilarmi il mio pigiama di cotone beige.
Il buio era già calato da parecchio quando chiusi le palpebre stendendomi a stella marina su quel materasso gigante. 

Fu il ragazzo a risvegliarmi dallo stato di sonnolenza in cui ero caduta. Uscì dal bagno indossando un bellissimo pigiama di seta color corallo che con i suoi pendenti si abbinava davvero bene, rimasi qualche istante a fissarlo. 

-Puoi andare a lavarti.- Disse sfilandosi gli orecchini con una mano mentre brandiva il bastone con l'altra pronto ad avvicinarsi al letto.
Mi alzai rifugiandomi in bagno.

Quando rientrai nella stanza, Jake era già steso nel letto. Cercando di non guardarlo mi diressi verso il piccolo divano visto in precedenza, lui sembrò rimanere in rigoroso ascolto e, mentre allestivo il mio giaciglio, lo vidi corrugare la fronte. 

-Cosa stai facendo?-
-Mi metto comoda.- Tacque per qualche attimo.
-C'è un secondo letto?-
-Sì.- Mentii senza esitare e, infilandomi sotto le calde coperte, mi sistemai dandogli le spalle; non mi pentivo di quella decisione.

Inspirai il dolce profumo delle pesanti lenzuola seppellendoci il viso, rilassai i muscoli.

-Perché menti, Mocciosa?-
La sua voce fu appena udibile, non si mosse di un millimetro. 

Sentii gli arti irrigidirsi di colpo: lui sapeva. Conosceva la casa, ricordava ogni stanza e ogni corridoio. -Mi credi così stupido?- Pronunciò lentamente. 

Osservai l'angolo buio della stanza alla disperata ricerca di una risposta, ma dopo attimo di silenzio, dovetti accettare l'idea di non averne trovata mezza. -Perché?- Sussurrò. 

La LucciolaWhere stories live. Discover now