38°

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Chiusi le valigie mentre Jake ascoltava i miei movimenti seduto sul letto. Percepivo la sua tensione, sentivo la sua voglia di tornarsene a San Francisco. 

L'ambiente lì era opprimente, toglieva il fiato. -Non dimenticare niente.- Si raccomandò, girai la stanza un paio di volte per controllare di non aver lasciato nulla in giro. 

-Il tour della casa ha soddisfatto le tue aspettative?- Già sapevo fosse una domanda retorica, lo si intuiva dal tono che aveva usato. 

Nonostante ciò, però, ripercorsi con la mente la mattinata appena passata. Era stata Gwenda a portarmi in giro per tutta la struttura, di So-min non avevo visto nemmeno l'ombra. 

La ragazza aveva provato a raccontarmi qualche curiosità, ma non poteva certamente sapere tutto. -Abbastanza.- Affermai. 

Quello che mi incuriosiva era conoscere meglio il passato di quella famiglia, quello di Jake, ma mi ero dovuta accontentare. 

-Forza, andiamocene.- Jake impugnò il suo bastone bianco mentre io allungavo il braccio per afferrare una delle due valige. 

-Quella lasciala qui.- Jake era al corrente che c'erano molti domestici pronti a portarle per noi. Neanche a farlo apposta, appena aprimmo la porta, un domestico, mai visto prima di allora, si catapultò dentro la stanza afferrandole al posto nostro.


I signori Hale arrivarono proprio quando io e Jake eravamo sulla soglia della grande porta d'ingresso. 

So-min si avvicinò con cautela e mi sembrò di vedere i suoi occhi farsi lucidi quando guardò il figlio. 

Dopo un attimo di silenzio gli si avvicinò e, come se non ne potesse più, si buttò tra le braccia di quest'ultimo. 

Dal modo in cui, disorientato, toccò piano e rispettosamente il corpo della madre, per capire chi fosse, fece dedurre che sapesse benissimo che fosse una donna ad abbracciarlo. 

Corrugò la fronte all'inizio dubbioso e quando finalmente capì sembrò congelarsi sul posto, quasi terrorizzato. 

La madre lo strinse un altro po' fra le sue braccia e quando lo sguardo duro di Isaac cadde su di lei sembrò addolcirsi un po'. 

-Mi mancherai Jake...- Agli angoli dei sottili occhi del ragazzo comparvero delle piccole lacrime. La strinse a sua volta senza dire una parola, scioccato da ciò che stava succedendo. 

Rimasero stretti l'uno all'altro per qualche momento, senza dire nulla. La donna mi fissò con le sue due perle scure.
-Grazie di averlo portato qua.- Mi mormorò, sentii la punta delle orecchie arrossarsi. 

Isaac distolse lo sguardo, ma quando So-min si allontanò dal figlio lo vidi avvicinarsi. Trattenni il fiato quando rimase davanti al ragazzo prima di afferrargli la mano e stringergliela. 

A differenza di come aveva fatto con la madre, Jake non ricambiò la stretta. 

Si asciugò velocemente le piccolissime lacrime agli angoli dei suoi occhi sottili per poi voltare il viso verso di me e forzare un sorriso impercettibile. 

-Andiamo ora.- Gli tremò la voce, ma cercò di nasconderla schiarendosi immediatamente la gola. Annuii porgendogli il braccio a cui lui si appoggiò subito con una grazia disumana. 

-Grazie dell'ospitalità.- Ringraziai i due genitori voltandomi e facendo un inchino un po' goffo col capo. Quando uscimmo definitivamente un enorme peso sembrò togliersi da sopra di me. 

La macchina di Liam era già in moto davanti al cancello pronta a partire, ma alla guida di Liam non c'era traccia, probabilmente stava passando il Natale con la sua famiglia. 

La LucciolaWhere stories live. Discover now