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-Non stai dicendo sul serio, spero.- Il signor Hale sembrava sconcertato. 

-Mai stata più seria di così.- Esclamai osservando la bicicletta davanti a noi con aria fiera. 

Leda quella mattina era riuscita a portarmi la mia bicicletta e io ero riuscita a far uscire il modello con una scusa. 

-Non ci salirò, è escluso.- Protestò il ragazzo senza muoversi di un millimetro, il sole illuminava ogni suo lineamento. 

-Eh dai! Faccia uno sforzo, la prego.- Dissi cercando di persuaderlo.

-Insomma, mica le faccio guidare la bici da solo! Lei starà dietro.- Lo rassicurai tirandolo di poco per il braccio e cercando con tutte le mie forze di invogliarlo a provare. 

Voltò il viso verso di me, torvo. -Ti ho detto di darmi del "tu".- Ribadì freddo. 

-Mi mete a disagio quando un amico mi parla formalmente.- Giuro che a quelle parole quasi sussurrate il mio cuore saltò un battito. 

-Mi considera un'amica?- Dovevo sembrare proprio ridicola con quell'espressione esterrefatta.
-Sto considerando l'idea.- Lui si tenne a debita distanza dal veicolo. 

Uno strano calore si creò nella zona del mio petto accompagnato da un incontrollato sorriso.
-Allora concorderà con me che dovrebbe provare qualcosa di nuovo dopo tanto.-

-Essere amici non significa pensarla allo stesso modo.- Si giustificò inespressivo.
-No, ma significa fidarsi dell'altra persona. Non si fida di me?- Non disse nulla per qualche istante. 

-Se mi dai del "tu" potrei ripensarci.-
-Puoi, per favore, salire su questa dannatissima bicicletta?- Sul suo viso marmoreo comparve un accenno di sorriso che scoprì le piccole fossette. 

-Se mi rifiutassi?-
-Avevi detto che ci avresti ripensato!- Gracchiai.
-Non ho mai garantito nulla.-
-Io ti ci lego su sta bici.- Dissi a denti stretti fulminandolo. 

Ogni tensione sembrò sparire dal mio corpo quando una piccola risata trattenuta uscì dalle labbra rosee del ragazzo. 

Cercai di ignorare la strana pelle d'oca su tutto il mio corpo mentre lui riprendeva il discorso.
-Dai, dov'è questa bicicletta?- Chiese provando a sembrare scocciato, nonostante il piccolo sorriso all'angolo della bocca, per poi lasciarsi condurre fino al veicolo. 

Lo aiutai a salire dietro e per rendere più comoda la seduta piegai una morbida felpa appoggiandola su di essa. 

Il modello mi abbracciò da dietro appoggiando il viso nell'incavo del mio collo, avvampai ma lui non si mosse.

-Non ti fare illusioni, semplicemente non voglio cadere.- Mi informò probabilmente sentendo il piccolo brivido che mi scosse al contatto con la sua pelle. 

Perché diamine il mio corpo reagiva in quella maniera così fastidiosa? E perché mai mi sarei dovuta fare illusioni? -Non andare veloce.- Mi pregò teso. 

Immagino di dovermi sentire onorata che si fidi così tanto di me.

-Tranquillo, vado in bici da sempre.- Esordii nella speranza di rassicurarlo, o forse stavo cercando di rassicurare me stessa? 

-Tieniti.- Esclamai per poi partire spedita verso il cancello, alcune domestiche ci guardarono stupite prima che sparissimo oltre la siepe che delimitava la villa.

All'inizio andai piano, ma dopo un po' provai l'impulso di accelerare. Risi sentendo l'aria sbattermi sul viso e una sensazione di libertà espandersi per il mio corpo.

Jake, dietro di me, sembrava si stesse godendo l'aria fresca mentre appoggiava la testa contro la mia non allentando mai la presa ai miei fianchi. 

Non dovevo pensarci, dovevo concentrarmi sulla strada. Cercai di andare il più prudentemente possibile e di frenare la mia vena da tempista che sfreccia per le strade. 

La LucciolaWhere stories live. Discover now