50°

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Tenni stretta la sua mano. 

In piedi a fianco al letto lo guardavo stringendo le labbra. 

I suoi occhi erano chiusi, ma l'espressione serena. 

Gli parlavo, gli sussurravo che ero lì, lo pregavo di resistere. 

La voce mi raschiava la gola, le tempie battevano. 

Mattew, dall'altro lato del bianco letto, faceva lo stesso. 

Nascondeva il dolore dietro una voce forzatamente calma, sentivo come lo lacerava dall'interno.

Jake, dietro di me, aveva ancora il fiatone per la corsa fatta dal parcheggio dell'ospedale alla macchina. 

Non osò pronunciare parola, si limitò ad accarezzarmi la schiena con discrezione. 

Le parole dei medici mi risuonavano nella testa come uno sciame di vespe. 

A causa di quell'improvviso peggioramento delle sue condizioni il viso addormentato di zio Barnaby non accennava il minimo intento a svegliarsi, ma arrendermi non era nelle mie intenzioni. 

Sarei rimasta lì per ore, per giorni se solo fosse servito a fargli riaprire gli occhi. 

Il suo viso, solcato dalle rughe che raccontavano le storie di una vita vissuta appieno, era pallido e fragile. 

Sentivo il peso dell'addio nell'aria, e il mio cuore si spezzava a ogni respiro che lui faceva sempre più faticoso. 

Nel profondo del mio cuore, sapevo che era arrivato il momento di lasciarlo partire, di permettergli di trovare la pace che tanto meritava. 

Con disperazione mi ritrovai a fissare il monitor in cerca di sollievo, ma il lento alternarsi di piccoli squilli riecheggiava in quella stanza da ormai troppo tempo. 

Il mio sguardo si fissò sul suo viso, prendendo nota di ogni linea, di ogni tratto che avevo memorizzato nel corso degli anni. 

Volevo ricordarlo così, sereno e in pace. Lasciai che le lacrime scivolassero liberamente sulle mie guance, senza preoccuparmi di nasconderle. 

Era il mio modo di mostrargli l'amore che provavo, di dimostrargli che sarebbe rimasto sempre nel mio cuore.

Poi gli squilli diventarono un tutt'uno e un ultimo respiro sfiorò le sue labbra. 

Gli occhi chiusi rimasero immobili, e un silenzio assoluto si sparse nella stanza. La sua anima si era sollevata, lasciando il suo corpo senza vita.

Mi sembrò come se il terreno si sfaldasse sotto i miei piedi, ma quando sentii il tocco allarmato di Jake sulle mie spalle capii che ero collassata per davvero.

Come acido rovente le lacrime cominciarono a scorrermi lungo il contorno del viso.

Udii Jake chiamarmi, percepii il delicato tocco delle sue mani sulle mie guance.

Non lo ascoltai, abbandonandomi nella speranza che fosse tutto un orrendo sogno.

Sentivo gli occhi bruciare, un martello mi batteva sulle tempie.

Urlai.

Con voce disperata, con pianto incontrollato e il dolore che si fece strada attraverso ogni fibra del mio essere.  




Non sentii il prete parlare.

I miei occhi erano persi nel vuoto mentre persone, molte mai viste, continuavano a venirmi incontro.

Donne che mi abbracciavano e uomini che mi stringevano la mano in segno di supporto.
Labbra umide si appoggiavano sulla mia fronte, baciandola.

La LucciolaΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα