19°

2.2K 54 1
                                    

All'ingresso di un pittoresco ristorante italiano, Axel mi stava aspettando. 

Mi avvicinai con un sorriso timido, e lui sembrò riconoscermi immediatamente. 

-Amber! È un piacere rivederti.- Esclamò con quel leggero accento francese, sfoggiando un sorriso caloroso. 

Dietro di lui, comparve una piccola testolina di capelli folti e ricci, due occhietti nocciola fissarono il mondo dal basso. 

-Oh, lui è mio figlio. Théo, non essere timido.- Lo incoraggiò Axel prima di rivolgersi a me con un sorriso d'apertura. 

-Scusami, la babysitter ha annullato all'ultimo momento.-
-Nessun problema.- Mormorai, accovacciandomi per raggiungere l'altezza di Théo. 

Con delicatezza, agitai la mano in un gesto di saluto che accompagnai con un sorriso. -Ciao Théo, sono Amby.- Mi presentai, ma ricevetti solo un timido sorriso in risposta.

Appena entrammo nel ristorante, notai le sue diverse stanze. Un piccolo ingresso con pochi tavoli era affollato di gente. 

Il bar si trovava in una stanza separata, all'estremità del locale. Altre quattro sale, tutte ricche di tavoli, circondavano la sala principale. 

Il nostro tavolo era in una di queste stanze, offrendoci una privacy tranquilla.

-Come va il lavoro?- Mi chiese Axel, consegnandomi un menu. 

-Non mi lamento, e a te?-
-Lo stesso.- Rispose con un sorriso, prima di iniziare a esaminare le opzioni culinarie del locale. 

Ciascuno di noi fece il proprio ordine, e quando il cameriere si allontanò, potemmo finalmente godere di un momento tranquillo per conversare. 

Condivisi con Axel un racconto sincero e senza fronzoli della mia vita: dalla mia nascita a New York, dove avevo vissuto fino all'inizio delle elementari, al trasferimento a San Francisco, dai miei zii, dopo la tragica scomparsa dei nostri genitori.

Poi, fu il suo turno di condividere. 

Axel Durand, ventottenne, originario di Marsiglia, aveva compiuto una scelta audace all'età di ventidue anni, decidendo di lasciare tutto alle spalle, prendere Théo, e trasferirsi in California. 

Lui la chiamava "un'avventura." Nel profondo, mi chiesi cosa ci volesse per abbandonare tutto e iniziare un viaggio verso l'ignoto. 

Immersa in questi pensieri, persi il filo del suo discorso, mentre Axel, giocando con un braccialetto al polso, continuava a raccontare la sua storia. 

Soltanto quando notai che il piccolo Théo mi fissava da dietro un grande bicchiere di Coca-Cola, tornai al presente. 

-Théo, raccontami: hai già iniziato la scuola?- Chiesi, desiderosa di coinvolgerlo nella conversazione. 

Il bimbo annuì soltanto. 

-Ha iniziato da poco la prima elementare.- Mi spiegò Axel sistemandosi il tovagliolo sulle ginocchia. 

-E cosa ti piace fare quando non sei a scuola?- Théo mi guardò con occhi curiosi e si prese del tempo prima di rispondere con un timido sorriso. 

-Mi piace disegnare.- Disse con un filo di voce. 

-Ah, davvero?- Risposi con entusiasmo. -Anche a me piace tanto! Che cosa ti piace disegnare?-

Lui sembrò pensieroso per un momento. -I dinosauri e i draghi.- Sussurrò, come se stesse condividendo un segreto. 

-Wow, i dinosauri e i draghi sono fantastici! Hai dei disegni da farmi vedere?- Chiesi, incuriosita. 

Il bimbo scosse la testa negando lentamente, ma gli occhi brillavano di emozione. -Li mostro solo a papà.- Axel sorrise orgoglioso e prese in mano la conversazione. 

La LucciolaWhere stories live. Discover now