Il volto di Jake era inespressivo, scarno, le labbra pallide.

Immobile tranne per il lieve movimento del petto quando respirava.

Rabbrividii guardando la sua camicia bianca ora coperta quasi interamente da chiazze di sangue. -Sei stato un idiota.- Mormorai.

Avvicinandomi con cautela gli accarezzai il contorno del viso sentendo le lacrime pizzicarmi agli angoli degli occhi.

Con un gesto istintivo le mie labbra si posarono sulla sua fresca fronte.

Serrai la mascella quando, nel ritrarmi, notai le sue due perle nivee osservare il vuoto.

-Sei tu?- La sua voce era un lievissimo sussurro.
Il suo respiro era a pochi centimetri dalla mia pelle.

Non ebbi la forza di rispondere, con occhi spalancati ero persa in lui.

Deglutii a fatica, sapevo che mi sarei dovuta allontanare.

Ma le sue labbra avevano qualcosa di magnetico, il suo profumo ancora di più.

Tutto in lui era maliardo.

Le sue dita accarezzarono fiaccamente il dorso della mia mano, sfiorarono il suo anello.
Una smorfia di sorriso fece sbiancare la cicatrice sulle sue labbra, ma una fitta di dolore gli attraversò il volto.

-Fa così male?- Strinsi la sua mano nella mia e lui sembrò di sfuggita rilassarsi.

-Nulla di insopportabile.- Sbiascicò e le pupille nivee sparirono dietro le palpebre stanche.
Doveva riposare.

-Sei stato un incosciente.- Esordii però, mi sedetti al suo fianco. -Ti eri allontanata da me e avvicinata a lui, cos'altro potevo fare?- Feci per parlare ma lui fu più veloce.

-Sono felice che abbia picchiato me e non te.- Aggiunse a bassa voce.

-Non dirlo più.- Feci per sfiorandogli la guancia, ma ritrassi la mano prima di compiere l'atto.

Leda entrò titubante all'interno del veicolo. -Come sta?- Sembrava un cane bastonato.

-Meglio, non preoccuparti.- Le sorrisi rassicurante, si doveva essere presa veramente paura.

Il ragazzo alzò di poco la mano in segno di saluto.

L'infermiere salì nel posto del guidatore mentre la donna chiudeva il portellone intimandoci di restare seduti durante il tragitto.

-È stata tutta colpa mia.- Mormorò Leda senza guardarmi negli occhi.

-Cazzate.- Sbuffò Jake. -La colpa è solo di quello squilibrato.- Le strappò un sorriso.

Per il resto del percorso non ci furono chiacchiere, solo silenzio.
Era tutto così surreale.

Leda, al mio fianco, guardava il cellulare tirando ancora su col naso e Jake sembrava essersi appisolato.

Il mio cuore ancora non si era calmato e una sensazione di ansia continuava a percuotermi le viscere.

Ero stata troppo avventata e avevo rischiato molto a sfidare quel pazzo di Vince, era stata colpa mia se Jake era stato picchiato.

-Grazie a tutti e due.- Mormorò Leda pensierosa.

-Siete stati coraggiosi e ci avete difeso.- Puntualizzò.

-Modello snervante, ti avevo giudicato male.- Jake accennò un piccolo sorriso soddisfatto, ma non disse niente.

Tenne gli occhi chiusi respirando con la bocca.

-Ho sentito parlare il medico prima che Nathan venisse portato in ospedale.- Bisbigliò poi a bassa voce senza mai aprire gli occhi. -Si riprenderà.-

Mi sentii sollevata.

La ragazza trasse un lungo sospiro per poi rannicchiarsi sulla seconda barella e chiudere gli occhi.

La mano di Jake si lasciò andare nella mia quando si addormentò.

Approfittai del suo sonno per godermi quel contatto, come se farlo mentre non era cosciente mi facesse sentire un po' meno in lotta con me stessa.

-Ciccia.- Leda mi osservava dalla barella affianco, gli occhi ancora rossi dal pianto.
Indicò Jake con un debole cenno della testa.

-Penso di aver capito.- Mormorò.

-Lui ti piace, vero?- Non le risposi, serrai le labbra prima che un qualsiasi pensiero affermativo mi uscisse dalle labbra.

-Lo vedo, come lo guardi.-

Cercò in tutti i modi il mio sguardo, ma io feci in modo di non incontrare il suo.

La LucciolaWhere stories live. Discover now