Le domestiche nuove, che non conoscevano Geraldine erano già tornate al lavoro, ma lei e tre di loro erano riunite nel piccolo salotto a parlare a bassa voce. 

Sembra un funerale.
Non riuscii a non pensarlo, per quanto l'idea fosse macabra. Non sopportavo quel clima o anche solo quel pensiero. 

Mi avvicinai alle quattro donne sorridendo il più amichevolmente possibile. -Volete qualcosa da mangiare?-Quattro visi si voltarono verso di me. 

In cucina cercai di sollevare l'umore a tutte e per un momento ci riuscii anche, finché non squillò quel solito rumore acuto. Mi scusai correndo immediatamente dal signor Hale e quando lo vidi mi bloccai sul posto. 

Quando avevo scelto gli abiti non pensavo che addosso a lui sarebbero stati ancora più belli. Aveva rimesso i pendenti d'oro bianco ai lobi di entrambe le orecchie e gli anelli alle lunghe dita con cui teneva stretto il suo bastone. 

I capelli lavati e asciutti non erano stati pettinati lasciando che le sue ciocche ondulate restassero al più naturale possibile. Sentii lagola seccarsi quando notai come la camicia gli aderisse al corpo, quando ad indossarla era Nathan o Gareth l'effetto era diverso. 

Si sistemò meglio sul naso gli occhiali scuri. -Sta bene vestito così.- Riuscii a dire distogliendo lo sguardo dal suo corpo longilineo e pallido. -Si, beh, ovvio. I capelli come sono?- Chiese spostandosi una ciocca i capelli dalla fronte. 

-È riuscito a fare la riga in mezzo quasi perfettamente.- Dissi osservando i suoi capelli setosi. Si abbassò un po' facendomi cenno con un indice di sistemarglieli meglio. 

Ubbidii cercando di mantenere le distanze il più possibile. Quando lo accompagnai in cucina le voci si zittirono. Le tre domestiche fecero per alzarsi, ma ricordandosi della presenza di Geraldine restarono dov'erano. 

La signora Holland fu l'unica a sorridere. -Jake, stai benissimo.- Disse lei osservandolo dalla testa ai piedi, fiera. 

-Sì beh, nonostante la mia cecità so ancora vestirmi decentemente.- Mentì senza nominarmi manco per sbaglio, non potei che guardarlo offesa. 

-Ma...- Feci per dire, ma il suo indice mi tappò le labbra prima che potessi continuare. Lo fulminai con lo sguardo mentre tranquillamente si infilava la mano che mi teneva il braccio nella tasca dei pantaloni. 

Il clacson di una macchina risuonò all'esterno della villa e l'atmosfera si congelò, il sorriso sparì dal viso della signora Holland. 

Come d'istinto guardai il ragazzo al mio fianco irrigidirsi stringendo il bastone, allungai la mano e delicatamente lo feci aggrappare al mio braccio. Senza proferire parola Geraldine incontrò il mio sguardo e con la testa mi fece cenno di seguirla. 

All'esterno era freddo, la prima giornata che annunciava che l'estate era finita. Mi strinsi al mio grigio cappotto leggero procedendo verso il grande cancello. 

Le domestiche erano rimaste in casa dopo un ultimo abbraccio d'arrivederci mentre Jake si era lasciato condurre da me e mi stringeva forte il braccio, sapevo che non lo faceva di proposito, il suo nervosismo era percepibile solamente guardandolo. 

Geraldine camminava piano come se cercasse di rimandare il più possibile la sua partenza. Una volvo nera era parcheggiata con la portiera posteriore aperta e un uomo alla guida che non sembrava volere altro che partire. 

Quando mi fermai proprio davanti all'automobile sentii Jake trattenere il respiro. 

-Ci siamo.- Disse la signora Holland con voce tremante voltandosi a guardare il minore che sembrava essersi fatto di pietra. 

La LucciolaWhere stories live. Discover now