<<Non è poi così coraggioso, è solo una scelta per poter dare un ultimo aiuto a questa squadra>> dissi continuando ad osservare il riscaldamento che si stava svolgendo sulla rincorsa davanti di me. <<Continui a sottovalutarti, Wilson. Quanto ti ci vorrà ancora per capire che sei brava e che questo non lo può negare nessuno?>> <<Tanto tempo e tante fatiche>> gli risposi prima che si alzasse e tornasse a dirigere come suo solito il team.

<<Non vedo l'ora di poter competere per la mia nuova società l'anno prossimo! Il college ragazze, che emozione!>> sentii la conversazione delle mie compagne a qualche metro da me. <<Vi immaginate la finale della NCAA? E vincere il trofeo? Dio, come voglio arrivare già a quei momenti senza contare le lezioni>> sapevo della loro voglia di finire l'anno per poter finalmente iniziare anche per loro un nuovo capitolo. Il college era sempre quel momento nella vita di tutti dove si diventava indipendenti e si poteva finalmente dire di essere grandi abbastanza per avere una propria vita. Era il momento più atteso, quanto quello che faceva più paura. Loro però sembravano soltanto impazienti di vivere quei momenti.

<<Che succede Amy? Perché hai quella faccia?>> mi girai a vedere cosa stava succedendo ed intravidi tutte le ragazze strette vicino ad Amy, scossa dai singhiozzi. Guardai la scena impassibile mentre continuavano ad accarezzarle la schiena rassicurandola. <<Dicci che succede, noi ti possiamo aiutare perché resteremo per sempre al tuo fianco>> alzai gli occhi al cielo. Quelle parole erano false e lo sapevano anche loro mentre le dicevano. Sapevano che avrebbero retto per poco e che dopo ognuna si sarebbe dovuta arrangiare con le proprie forze, o forse lo avevano fatto solamente con me e loro si sarebbero sempre sorrette a vicenda, ma questo non mi riguardava.

<<I miei genitori...>> disse con voce rotta Amy, riuscendo finalmente a spiaccicare qualche parola. <<I tuoi genitori, cosa?>> chiese qualcuna ripetendo le parole dette dalla voce rotta della compagna. <<Non- non riescono a pagare il college>> disse lasciando le altre in silenzio. <<Come non riescono a pagarti il college? E la borsa di studio?>> ci fu un momento in cui sentii soltanto i singhiozzi di Amy a riempire il silenzio che accompagnava l'attesa dell'inizio gara.

 <<Abbiamo problemi economici... mia madre ha perso il lavoro e le spese sono tante. In più data la grande richiesta hanno selezionato le ragazze a cui dare la borsa di studio per i meriti sportivi e molte mi sono passate davanti lasciandomi senza. Sono fregata>> era in quei momenti che mi sentivo maledettamente in colpa di essere nata in una "famiglia" ricca, dove i problemi economici non erano mai esistiti e dove ogni cosa la si poteva avere senza il minimo sforzo. Il dover lavorare sodo per essere ripagati me lo aveva insegnato la ginnastica, perché altrimenti guardando solamente alla mia vita privata di quei principi non avrei mai imparato nulla. Anche se a me non era mai spettato nulla, i miei genitori avevano sempre potuto farmi sentire in colpa per qualcosa, ma non per aver speso troppi soldi, di quelli ne avevano troppi per accorgersene.

Nessuna compagna sapeva ormai cosa dire così le riservarono un solo abbraccio. Sapevo anche io che l'affetto doveva essere la più grande medicina, ma non sarebbe durato a lungo quanto la delusione che si prova a veder scemare il proprio sogno.

Sentimmo come una campanella suonare, il che voleva dire che la competizione stava per iniziare. Tutte le ragazze che erano scese in pedana tornarono vicino a noi e quelle che fino a prima stavano rincuorando Amy si sedettero sulle proprie sedie, lasciandola asciugarsi le ultime lacrime.

Annunciarono le rotazioni e dato che trave sarebbe stato il secondo attrezzo avevo già detto al coach che me ne sarei andata subito dopo aver visto il punteggio. Lui non aveva obbiettato e mandai un messaggio a Logan avvisandolo.

SaudadeWhere stories live. Discover now