-Chapter 39-

6.7K 189 56
                                    

Anche l'ultima lezione della settimana giunse al termine. Ovviamente quella sera, come da tradizione, si sarebbe giocata la partita di football.

Raggiunsi Sophia nel corridoio. Lei aveva un'altra ora di lezione, mentre io ora sarei andata in palestra.

<<Quindi, ci incontriamo nel parcheggio della scuola?>> le chiesi avvicinandomi a lei. Rimase un attimo perplessa. <<Non te lo avevo detto?>> inarcai le sopracciglia. <<Che cosa non mi hai detto?>> <<Oggi c'è anche la partita di basket, io devo andare da Matt, ma se vuoi ci incontriamo poi>> scossi la testa. Non volevo obbligarla a badare a me. <<Non importa, vado da sola e poi ci vediamo alla festa>> non sapevo neppure io da quando partecipavo alle partite di football e alle feste senza che qualcuno mi obbligasse, ma sentivo come il bisogno di doverlo fare. <<Dimmi se ti serve un passaggio, altrimenti scrivimi quando sei già alla festa che ti raggiungo>> annuii salutandola e dirigendomi verso l'uscita di scuola.

Passate le mie meravigliose quattro ore in palestra, finalmente tornai al QG e dopo una doccia e un cambio d'abiti, mi incamminai verso lo stadio. Sentivo il vocio lontano fin da quando ero uscita dalla soglia, ma ai piedi delle gradinate il frastuono era ai massimi livelli. Mostrai il mio tesserino all'entrata e salii sulle gradinate della nostra squadra.

Ormai avevo compreso come funzionava. Mostravi il tuo pass, cercavi un posto nel settore della tua scuola, trovavi delle persone che conoscevi e ti sedevi. La partita cominciava e finiva, te la godevi e poi aspettavi pazientemente il tuo turno per andartene a svagarti ad una qualche festa organizzata dai ragazzi più popolari.

Trovai alcune ragazze del mio corso di matematica avanzata a parlare tra loro, c'erano alcuni posti liberi lì intorno ma sentivo comunque tutti gli occhi puntati addosso. Tutti si erano voltati verso di me, come se fossi la regina d'Inghilterra in persona ad una normalissima partita di football. Alcuni mi fecero un cenno di saluto, altri mi fissarono e basta.

Le ragazze mi notarono e mi chiesero di sedermi lì con loro. Accettai infilandomi tra due di loro e cominciarono a parlare di giocatori, numeri e posizioni. Io ascoltavo soltanto, non volendo interrompere la loro conversazione già precedentemente iniziata dal mio arrivo.

Mi sedetti, però le persone non sembravano intenzionate a distogliere lo sguardo da me. Non ne capivo il perché, mi sentivo soltanto a disagio. Volevo soltanto essere una delle tante ragazze della squadra di ginnastica della scuola, non Ashley Wilson, quella che risaltava perché aveva i soldi.

Soltanto all'arrivo dei giocatori in campo alcuni distolsero gli sguardi insistenti, ma altri invece continuarono a fissarmi costantemente. Cercai una via di fuga e mi concentrai sulla partita che stava per avere inizio. I giocatori erano messi uno di fianco all'altro verso le tribune, ma solo i Robinson spiccavano tra tutti quei ragazzi dai capelli bruni con spalle larghe e biondi con le gambe lunghe. Solo i due fratelli risaltavano tra i tanti. Avevano un'aura che faceva capire che loro non erano i semplici giocatori, erano qualcosa in più, in tutto e per tutto.

Le due squadre si radunarono ai lati del campo e la folla tornò a mormorare. Alla mia destra c'era un intero settore composto da genitori. Tutti avevano la maglia del figlio e alcuni più attrezzati avevano anche striscioni. Le mamme più vicine al campo riuscivano a salutare i figli e augurare loro buona fortuna, mentre i padri discutevano sulla formazione.

Distolsi lo sguardo da quella scena. Non avevo mai avuto una famiglia normale e vedere tutti quei genitori così in ansia per i figli faceva male. Mio padre non sapeva neppure che anno frequentassi. Mia madre non la consideravo, a lei non interessava niente di me.

Le ragazze accanto a me stavano ridendo per una battuta fatta dal ragazzo dietro di noi mentre io mi sforzavo soltanto di fare un sorrisino poco convinto. <<Dopo venite alla festa di Lee, vero?>> le ragazze sembravano non stare più nella pelle. <<Ovviamente, direi che non mi voglio proprio perdere l'occasione con Less Robinson>> la guardai interrogativa. 

SaudadeOù les histoires vivent. Découvrez maintenant