-Chapter 52-

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Guardai la telecamera e il cameramen che la teneva appoggiata sulle spalle mentre scorreva tra le due squadre.

Questa per me non era una semplice gara, era il mio addio definitivo a quella squadra con cui ero stata e quella vita che avevo vissuto per quei mesi devastanti quanto belli e soddisfacenti. Tante emozioni stavano scaturendosi in me, tante lacrime volevo versare, ma sapevo che non sarebbe servito a niente perché sarebbe arrivata la fine di tutto questo prima o poi e se anche la rimandavo non voleva dire che sarebbe arrivata dopo molto tempo.

Molte cose erano cambiate da quando ero sbarcata alla Saint Ville, avevo conosciuto molte persone e avevo vissuto dei momenti che sarebbero rimasti impressi in me per anni, se non decenni.

Stava cominciando a salire in me una malinconia attanagliante. Avrei avuto la nostalgia delle emozioni che avevo provato in quel luogo. Tutti gli abbracci, i pianti, le carezze non sarebbero stati dimenticati, come non lo sarebbe stato il luogo dove tutto quello era avvenuto.
Era difficile, ma purtroppo dovevo andarmene, dovevo aprire un capitolo nuovo e chiuderne un altro. Per farlo però, dovevo abbandonare Saint Ville e tutte le persone lì.

Sapevo già che avrei perso i contatti con la maggior parte dei ragazzi, ma non potevo farci niente, la vita ti faceva conoscere persone che sapevi fin dall'inizio sarebbero stati soltanto comparse, come tu lo saresti stato nella loro vita. Delle persone con cui parlavi che dopo poco tempo avresti già dimenticato.

Guardai avanti, facendomi pervadere dalle parole del coro avversario. Eravamo ospiti per quella gara, e per questo c'erano poche persone della nostra scuola, o così immaginavo. Solitamente nessuno si spostava per le partite fuori casa del pubblico, se non per quelle di football.

Le luci si abbassarono fino a creare una penombra in tutto il palazzetto. Tutte e due le squadre alzarono lo sguardo sul tabellone mentre i nostri nomi venivano letti e i nostri volti brillavano sul tabellone accanto al nostro nome e alla nostra squadra. Tutte noi speravamo che un giorno quei nomi avrebbero dovuto rappresentare la nostra patria, la nostra nazione in una gara così importante quanto inimmaginabile. Ma in quel momento tutte le altre erano impegnate a concentrarsi e forse quello era solo un mio obbiettivo futuro. Era sempre stato quello che desideravo.

<<Ed ecco a voi la squadra della Saint Ville high school!>> la voce mi riscosse dai miei pensieri e mentre sorridevo e agitavo le mani per salutare il pubblico rimasi ammaliata. Gareggiare era sempre un'emozione unica, ma farlo dopo aver attraversato l'inferno era più che magico.

Jessica davanti a me si girò sorridendo, facendo cenno alle ragazze dopo di me di guardare in alto e a quel punto lo vidi. Un cartellone ricopriva buona parte della tribuna dove scritta in stampatello c'era impressa la frase "Saint Ville facci sognare" e a quel punto sentii un'altra stretta allo stomaco. Nella vita c'erano cose più grandi di noi, che neppure ci potevamo immaginare, e quella era una di queste. Percepivo quel senso di fratellanza, solidarietà che descrivevano i grandi poeti quando andavano in guerra, ma quella per noi era una semplice battaglia contro la vita. Sentirsi parte di un qualcosa, che in quel contesto era la nostra comunità scolastica. Voleva dire impegnarsi al massimo per portare alto quel nome che era impresso sulle nostre divise sportive e nella nostra memoria della nostra adolescenza.

Scendemmo in campo e dopo aver salutato la giuria, le mie compagne cominciarono a scaldarsi per il volteggio mentre io mi sedetti sulle sedie posizionate lì vicino con il resto della squadra.

<<Emozionata? Ultima gara per la nostra campionessa>> mi disse il coach Strauss sedendosi nella sedia vicina, rimasta vuota dato che le mie compagne di squadra continuavano a non volermi parlare e a restare per le loro. <<Non troppo, sono più abbattuta>> corrugò la fronte e io gli alzai il braccio ancora pieno di fasciature. <<Almeno puoi competere a trave, è coraggioso fare tutti gli elementi con un braccio>> per poter gareggiare almeno su un attrezzo avevo deciso di provare a fare il mio solito esercizio però con una sola mano, così da non caricare di troppo peso il mio braccio ancora dolorante. Era stata una decisione provvisoria che speravo sarebbe durata solamente per questo evento dato che la settimana dopo sarei dovuta partire.

SaudadeWhere stories live. Discover now