-Chapter 37-

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Parcheggiammo la Mustang nel vialetto, dietro all'auto di Noah e una Ferrari 488 rossa splendente. Sembrava appena portata fuori dal concessionario.

Durante tutto il tragitto da scuola a casa di Logan non avevo fiatato, lo avevo visto troppo teso per mettergli pressione con le mie domande.

Non capivo come mai la presenza di suo padre lo aveva reso così nervoso, ma sapevo che non era una cosa positiva per uno sempre calmo come Logan.

Prima di scendere, si appoggiò al volante premendo la testa contro di esso. Gli accarezzai la nuca, scompigliandogli i capelli e cercando di fargli capire che io ero lì per lui e sarei rimasta al suo fianco. <<Non so cosa ti faccia stare così male, ma sappi che io sono qui e non me ne vado>> potevano sembrare delle parole buttate a caso, creando una frase tabù, ma per me significava mettermi in mezzo a questioni private. Stavo un po' esplicitando quello che lui aveva fatto più volte con me.

Il ragazzo dagli occhi verdi alzò lo sguardo verso di me e mi prese il viso con entrambe le mani. <<Non vorrei che tu assistessi a quello che stai per vedere. Con lui perdo sempre le staffe e mi lascio trasportare dalle cazzate che dice>> scossi la testa come per dirgli di non preoccuparsi. I suoi occhi si addolcirono e lasciò un bacio sulla guancia prima di scendere.

Appena le portiere della macchina si chiusero, la porta della villa si aprì rivelando Cameron. Non era rilassato come al solito, aveva lo sguardo preoccupato e un po' arrabbiato.

<<Finalmente! Sai che tuo fratello fa solo casino da solo>> Logan lo superò entrando in casa. La sua figura era rigida e imponente mentre spariva oltre la soglia.

<<Ashley, io credo che dovresti tornare a casa. La situazione è troppo complicata>> Cameron si stava dirigendo verso la macchina parcheggiata a bordo strada. Capivo che volesse proteggermi dalla situazione, ma io dovevo andare dentro. 

<<Cameron, non posso e non voglio andare a casa. Logan ha bisogno di sostegno e non intendo lasciarlo solo>> rimasi a guardarlo cercando di insistere con lo sguardo.

<<Va bene, sei troppo testarda. Solo... cerca di non impressionarti, voleranno tante brutte parole, Logan e Noah sono insopportabili quando sono incazzati>> ci girammo in contemporanea verso l'ingresso e varcammo il confine.

<<Figliolo, calmati. Sono venuto soltanto per sapere come state>> una voce giungeva forte e chiara dal salotto. Era molto profonda, come se un uomo si stesse scaldando.

<<Non dirmi cosa devo fare, proprio tu che non sai neppure come si cresce un figlio>> ci fu un attimo di silenzio prima che io e Cameron entrassimo nella stanza. La prima cosa che mi saltò all'occhio fu un uomo di mezza età piuttosto alto. Aveva gli occhi azzurri, uguali a quelli di Noah, ristretti a due fessure e le labbra serrate in una linea dritta. I capelli erano brizzolati ma molto spettinati, probabilmente per lo stress si toccava la capigliatura molto spesso. Non lo avevo mai visto prima, ma sembrava uno dei tanti adulti che si vedono in giro, uno di quelli che perde la pazienza con niente.

Io e Cameron cercammo di entrare facendo poco rumore, ma era impossibile non girarsi nella nostra direzione.

Il primo che ci vide fu Noah. Era stravaccato sul divano con gli occhi fissi verso l'uomo, ma il suo sguardo non era più scherzoso, era ferito. Non capivo cosa avesse fatto loro padre, ma sicuramente non erano cose belle per aver ridotto così i figli per la sua sola presenza.

<<Oh ma guarda, chi è questa bella ragazza?>> chiese l'uomo fissandomi. Logan si innervosì visibilmente, scattando in avanti verso la figura del padre. Gli puntò l'indice al petto con fare accusatorio. <<Non guardare lei, guarda me piuttosto. Cosa cazzo ci fai qui?>> lo sguardo del signore tornò a Logan.

SaudadeWhere stories live. Discover now