-Chapter 35-

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Mi chiusi la porta del QG alle spalle, lasciando il silenzio che si era creato mentre tutte le mie compagne dormivano beatamente in un sabato mattina qualsiasi. Mi lasciai sfuggire un sospiro che stavo trattenendo per non far troppo rumore in giro per l'abitazione. In quei ultimi giorni ero tornata a stare sola, come ai vecchi tempi. Non mi erano mancati, ma ero troppo orgogliosa per chiedere scusa a Sophia e lei non aveva intenzione di rivolgermi la parola. Le mie compagne di squadra erano tese perché in quei giorni si sarebbe presentato un allenatore di un'università e avrebbe assegnato a qualcuna di loro una borsa di studio.

Mi incamminai verso il centro città. C'ero stata poche volte nonostante vivessi lì da diverso tempo, ma non avevo mai avuto l'esigenza di doverci andare. Stavo camminando per un quartiere residenziale quando ricevetti una chiamata da Marc. Ci sentivamo spesso per messaggio, ma era raro ricevere chiamate da lui, soprattutto quando in Michigan era mattina inoltrata e solitamente lui si trovava a letto a dormire fino a tardi nel weekend.

<<Ciao Marc, a cosa devo questa chiamata?>> gli chiesi ironica. Lui fece una risatina che mi fece subito arrestare. <<Ciao Ashley, ti ho chiamato solamente per fare due chiacchiere, tutto qui>> sospirai. <<Marc, non mi chiami mai, dimmi che cosa succede>> gli chiesi lievemente scocciata. Sentii un fruscio, come se il telefono fosse stato preso in mano da qualcun altro. 

<<Veramente volevo chiamarti io>> cercai di trattenere l'impulso di gettare il telefono sotto alla prima automobile che passava. Speravo di aver sentito male, ma purtroppo non era così. <<Cosa vuoi James?>> chiesi a livelli di fastidio atomici. Se c'era una cosa che mi faceva imbestialire erano le persone che dopo anni si pentivano di quello che avevano fatto. Potevate pensarci prima che arrivassero le conseguenze della vostra azione. <<Wo wo wo, non ci agitiamo>> lo avrei volentieri preso a schiaffi, ma di quelli che ti rimane lo stampo della mano per giorni. <<Ti ricordavo meno aggressiva Ley ley>> cercai di non vomitare per quel nomignolo assurdo che mi aveva appena dato. <<E io ti ricordavo meno coglione, ah no aspetta, lo sei sempre stato>> cominciò a ridere, come se non lo avessi appena deriso. <<Mi piace questa ironia>> ricominciai a camminare verso il supermercato più vicino mentre aspettavo che la persona dall'altra parte del telefono dicesse cosa voleva esattamente da me.

<<Era da tanto tempo che non ci sentivamo e Marc mi ha detto che ti sei trasferita fuori dallo stato. Spero di poter far un salto a trovarti se sei in Ohio>> l'unica cosa che mi faceva piacere della chiamata era che lui pensasse che mi trovassi in uno stato confinante con il Michigan e non in California. Almeno potevo stare tranquilla di non ritrovarmelo in giro. <<Vorrei proprio, ma non so se riuscirò mai a trovare uno spazio nella mia giornata per sprecare tempo>> dissi con tono dispiaciuto. Mi piaceva usare il sarcasmo con lui. <<Se vuoi potrei venire io. Sono sempre libero per te>> arrivai davanti al supermercato, c'erano diverse persone che prendevano i carrelli e che affollavano il parcheggio. Nessuno mi era familiare, ma non me ne sorprendevo. Non uscivo così spesso di giorno per poter dire di conoscere gli abitanti di quel posto. James continuava a parlare ma non lo stavo ascoltando. La mia attenzione era stata catturata da un suv che era appena entrato nel parcheggio. Un uomo smontò dalla macchina. Mi era piuttosto familiare il volto e mi ricordai subito chi fosse. Misi giù la chiamata che mi aveva soltanto fatto perdere tempo e avanzai verso l'entrata del negozio, dove era diretto ache l'uomo. Gli passai accanto sorpassandolo e lui si schiarì la voce. Mi girai nella sua direzione soddisfatta del mio piano.

<<Oh ehm, ciao>> mi sorrise lievemente. <<Salve>> gli risposi. <<Ci conosciamo per caso?>> gli chiesi cercando la risposta che volevo. <<Si, sono un collega di tuo padre. Tu devi essere Ashley deduco>> annuii. <<Mi perdoni ma non ricordo il suo nome>> mi finsi imbarazzata. <<Sono Colton Johnson>> mi porse la mano e gliela strinsi. Il cognome mi suonò familiare ma non mi ricordai assolutamente dove lo avevo sentito prima. Per di più non era poi così raro trovare qualcuno con lo stesso cognome.

SaudadeWhere stories live. Discover now