-Chapter 19-

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<<Tu non sei una ginnasta?>> chiese mia madre alla ragazza accanto a me e la fulminai con lo sguardo. Non aveva detto quella frase con molta gentilezza, o forse era sembrato solo a me, perché Sophia le sorrise.                                                            <<No, non mi piace molto praticare attività fisica>> disse sincera.

<<Ti capisco cara, neanche a me piace. Non so proprio da chi abbia ereditato i geni per lo sport Ashley>> Sophia rise sotto i baffi e mio padre spalancò la bocca, fingendosi arrabbiato.                                                         <<Come ti permetti di dire un'insolenza simile. Io sono il migliore giocatore di football che la squadra della Luisiana State University abbia mai avuto>> sorrisi cercando di ridere davvero a quella battuta. Mio padre amava ricordare i ricordi della sua giovinezza, soprattutto quelli legati all'università. Ne andava così fiero che sembrava fosse stato solo lui il giocatore di quegli anni.

<<Ma smettila! E' stato quasi trenta anni fa!>> lo rimproverò mia madre ridendo.

<<Siete i genitori più imbarazzanti che io conosca>> dissi. <<Meglio che porti via Sophia, prima che vi mettiate a raccontare cose strane sul mio conto>> mi alzai per poter andare il più lontano possibile da quelle due persone. Il commento che avevo fatto era ironico, ma dentro di me pensavo soltanto a quanto fossero stati crudeli con me.

Prima che mia sorella morisse erano sempre con lei, a ridere e scherzare, senza mai notare me. Ero solo un peso.

Quando cominciai a farmi spazio nelle classifiche tra le migliori ginnaste nazionali, cominciarono a notarmi, ma per puro interesse personale. Potevano sfruttarmi come sponsor e far pubblicità all'azienda di mio padre.                                                                                                              Solo quando mia sorella se n'era andata e avevano esaurito le lacrime erano arrivati da me, ma era già troppo tardi. Dopo anni ed anni ad ignorare la mia presenza o usarla per affari mi ero stufata. Anche se loro volevano far credere a tutti di essere presenti nella mia vita, facendo i bravi genitori, io non me la bevevo.
Sapevo come erano fatti e non mi facevo ingannare così facilmente.

Mi diressi in bagno, mi chiusi la porta alle spalle e mi ci appoggiai con tutto il corpo. Odiavo questa situazione, odiavo me stessa e odiavo i miei genitori e la loro falsa personalità.

<<Ashley, per favore potresti aprire la porta?>> mi chiese Sophia dall'altra parte di quella tavola di legno e cardini. <<Cinque secondi ed esco. Devo solo fare pipì>> dissi cercando di trattenere la mia ira interiore. Sophia però non mi credette, perché bussò alla porta. <<Avanti Ashley. Ti conosco e c'è qualcosa che non va>> trassi un respiro profondo e aprii la porta.

Mi ritrovai davanti Sophia, che mi sorrise. <<Non so cosa ti sia preso, ma esigo una spiegazione, per lo meno plausibile per la tua fuga dai tuoi. Ci sono rimasti male>> mi venne la pelle d'oca solo per quelle parole. Non poteva realmente capire la situazione. Chiunque dall'esterno di questa faccenda avrebbe detto che il torto lo avevo io e non loro. Mi appoggiai con la schiena alla parete che avevo a lato del mio corpo. Sembrava di stare all'inferno in questa casa. Troppe persone ci erano entrate e troppe avevano scoperto qualcosa.

Era stressante per me la situazione già di per se, figuriamoci doverla raccontare a un sacco di persone di cui non mi potevo fidare e con cui avevo un rapporto di poco conto. Per quanto Sophia potesse starmi simpatica, non potevo davvero sapere se fidarmi o meno di lei. Poteva essere benissimo una persona infame che avrebbe sperperato tutti i miei segreti al mondo intero.

<<Avanti parlami, che succede?>> la guardai negli occhi. <<Non ho voglia di parlarne>> Pensai solo in quel momento, che di Sophia potevo fidarmi sicuramente più di Logan, ma io avevo comunque rivelato i miei segreti di famiglia a lui. A Sophia avevo raccontato solamente del mio ex. Stavo diventando una persona che rivela i suoi segreti in giro. Dovevo assolutamente cominciare a tenere la mia boccaccia chiusa, altrimenti le informazioni che davo, si sarebbero rivoltate contro di me, facendomi sprofondare nel baratro.

SaudadeTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang