DICIOTTO.

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Soonyoung iniziò a non farsi più sentire, da nessuno dei suoi amici. Cominciò a non parlare con nessuno, a non contattare nessuno, appena incrociava qualche volto famigliare evitava di perderci troppo tempo e scivolava dalla loro presa, per perdersi nella folla e scomparire dalla visuale di ognuno.

Una delle prime mattine accadde con Wonwoo. Il giovane stava raggiungendo l'aula per la prima lezione, e intravide Soonyoung che stava camminando a passo svelto, senza guardarsi attorno. Fu Wonwoo a salutarlo, richiamando la sua attenzione mentre si incrociavano. Il ragazzo si fermó, il piede destro in avanti, e ruotó su se stesso per voltarsi e ritrovarsi faccia a faccia con lui. Tiró un sorriso sbieco e accennò ad un saluto con la mano, e Wonwoo notó il suo volto contorto in una smorfia inquietante.

- Stai bene? - Gli chiese Wonwoo, non volendo esagerare e chiedergli altri dettagli. Aveva notato come Soonyoung fosse sparito di getto e non gli scrivesse, non so facesse mai sentire e non gli avesse più chiesto di mangiare assieme. Se in altri casi sarebbe andato oltre e avrebbe sorvolato, pensando a qualcuno che ormai non volesse più niente a che fare con lui, con Soonyoung le cose non stavano in quel modo. Wonwoo lo sapeva. E ne ebbe la certezza quando si ritrovò molto vicino al volto del ragazzo, che trasudava esplicita stanchezza.

Soonyoung gli sorrise di nuovo.
- Benissimo! Un po' stanco, per via delle lezioni. - Si grattó la testa, spostandosi i ciuffi disordinati di capelli. - Scusami, sono in ritardo! Ci sentiamo. - Gli sorrise, ancora una volta. Prese a correre e si allontanò da lui.

La seconda volta accadde con Mingyu, qualche giorno dopo, dopo le lezioni pomeridiane. I due amici si ritrovarono assieme davanti ai giardini del campus.

- Soon! - Mingyu aveva già cominciato ad incamminarsi nella sua direzione, quando Soonyoung stava già per indietreggiare e cambiare strada. Prese il cellulare in mano e se lo posó all'orecchio, cominciando a parlare. Mingyu si bloccò a pochi metri da lui, guardandolo con le sopracciglia alzate.
- Scusami, Gyu, ma devo subito tornare a casa! Ti scrivo dopo. - Gli promise il giovane, facendo dei passi indietro e incominciando a correre verso i cancelli principali.

Sul cellulare di Mingyu non arrivò alcun suo messaggio, quella sera.

La terza volta accadde con Jeonghan. E non andò così bene come le prime due volte.

La coppia di amici si incontrò davanti ai cancelli del campus, al tramonto, aspettando le rispettive auto. Soonyoung sapeva di non poter evitare ancora il proprio migliore amico, quindi decise di andargli direttamente incontro.

- Jeonghan. -
- Finalmente ti sei fatto vedere. - Jeonghan sapeva celare molto bene ogni emozione negativa, ma in quel momento non riusciva a controllare la propria ira. Stava controllando in modo eccellente il proprio corpo, immobile e impostato come al solito, ma il suo sguardo era impossibile da non decifrare: era arrabbiato con lui. E Soonyoung sapeva di avere ogni colpa per ciò.
- I miei hanno visto i voti. - Soonyoung decise di essere diretto. Non poteva spiegarsi meglio di così. La schiettezza era l'unica vera arma per poter vivere serenamente al suo fianco.

- Lo sapevi che il giorno sarebbe arrivato. Te l'avevo detto. -
- Hanno detto cose orribili su di te. - Soonyoung gli parlò sopra, noncurante di aumentare la sua frustrazione. Si avvicinò ancora di qualche passo all'amico e strinse le dita sulle manica del suo cappotto, tirandolo appena, richiedendo le sue attenzioni. - Hanno parlato male di noi. Mi hanno fatto incazzare. Continuano a ripetere le stesse cazzate da mesi. Non ce la faccio più. - Jeonghan, con estrema cautela, avvicinò la propria mano alla sua. E la allontanó da sé, facendo scivolare via le sue dita dai suoi vestiti. Non si mosse, ma creò ancora più distanza tra loro.

- Non è la prima volta che i tuoi mi sputtanano. Non mi hanno mai sopportato. I miei, invece, ti lodano come se fossi il loro figlio perduto. - La voce di Jeonghan non accennava ad alcun tremolio. Era calma, morbida, come se non stesse provando alcuna emozione vagamente negativa. Era tranquillo, e quella pacatezza preannunciava solo un imminente disastro.
- Jeonghan. - Soonyoung allungó una seconda volta la mano verso di lui, stavolta cercando di stringergli la mano. Ma Jeonghan prontamente se le infiló in tasca e non si lasciò sfiorare, nemmeno per errore. - Mi puoi guardare, per favore? - Jeonghan non lo guardò neanche per sbaglio.

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