DUE.

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Un gruppo di bambini stava giocando sul piccolo campo da calcio della scuola: quasi l'intera quarta elementare si era organizzata in due squadre, e avevano fissato come premio per chi vinceva delle carte da gioco che andavano tanto di moda in quei mesi. I bambini erano entusiasti e ce la stavano mettendo tutta per mettere in difficoltà gli avversari.
Le due maestre di turno erano sedute in fondo al campetto, mentre facevano merenda con della frutta e osservavano i loro alunni divertirsi. Erano quasi tutti lì.
E, dall'altra parte del campo, seduto su una panchina a mangiare della frutta tagliata mentre si finiva la piccola boccetta d'acqua, si trovava un bambino. Guardava i propri compagni urlare e insultarsi tramite gestacci, che lui ormai conosceva bene e aveva imparato a comprenderne i codici. Le parolacce erano sussurrate a sottovoce, quando qualcuno rubava la palla all'altro. Le maestre non avrebbero potuto notare più di tanto la volgarità che si era creata in quel gruppetto. La fortuna volle che quel giorno fossero in dispari, e il suo nome non uscì dalle bocche dei capitani scelti. Andò in panchina senza obiettare, pronto a godersi la ricreazione da solo, come capitava spesso. Nessuno dei suoi compagni si era voltato neanche una volta a guardare il suo viso, probabilmente corrucciato. Ma, se si fossero girati davvero a guardarlo, avrebbero notato che sorrideva.

La musica che passava da un orecchio all'altro doveva avergli creato un gran mal di testa, ma Wonwoo era abituato a tenere il volume quasi al massimo. Era solo fuori dal dormitorio che poteva godersela come voleva, poiché al dormitorio rischiava di accendere le casse e svegliare tutti. E di certo non voleva camminare fino alla porta per aprire a qualche noioso lamentoso.

Era ancora presto per entrare in aula, e c'erano ancora pochi studenti in giro. Arrivavano tutti in ritardo e creavano delle file più lunghe che all'entrata di Starbucks alla sua prima apertura nella loro città. Come ogni mattina, era andato a prendere la colazione alla caffetteria del dormitorio e poi era uscito per trovarsi un posto dove appollaiarsi e aspettare l'orario giusto per alzarsi chiudersi in aula. Aveva da poco finito di bere il suo caffè amaro e si era seduto semplicemente nella scale antincendio per ascoltare musica. Quella mattina faceva un freddo tremendo e aveva avuto la scusa per coprirsi il viso con una di quelle sciarpe di lana che gli aveva regalato sua madre il Natale scorso. Teneva le mani nelle tasche del cappotto e guardava i ragazzi e le ragazze che entrava sorridenti negli edifici. Cosa avessero da ridere e parlare così allegri di prima mattina, non se ne capacitava proprio.
- Chissà come ci arrivano a fine giornata, se ridono già dall'alba. Pazzi. –

Stava quasi per abbandonare la sua postazione ma, quando si alzò per scendere, notò due ragazzi avvicinarsi e sedersi sulle scalinate.
- Cazzo. – Borbottò, rimettendo le mani in tasca e tornando a sedersi. Ora avrebbe dovuto aspettare che quei due se ne andassero. Non aveva alcuna voglia di scendere e dover farsi spazio e parlarci. Stava per rimettere su la musica, ma un tono di voce a fermarlo. Si tolse del tutto le cuffie e guardò di nuovo sotto. Aveva sentito bene. Quello era Mingyu. A maggior ragione avrebbe dovuto rimettersi le cuffiette e aspettare che se ne andassero, ma la sua curiosità lo fece rimanere con il volto sospeso verso il basso, mentre osservava i due aprirsi un pacchetto di sigarette.

- Come fai ad avere già voglia? A me verrebbe da vomitare, Mingyu. – Soonyoung gli passò l'accendino e si riprese il pacchetto, mettendoselo dentro la tasca interna dello zaino. Guardò il ragazzo accendersela e restare in un contemplato silenzio, mentre si godeva il fumo che avvolgeva il suo viso stanco.
- Tu fumi sempre prima di andare a dormire. Nemmeno te stai molto bene. – Quell'insulto fece ridere entrambi, i cui volti ritornarono ben presto meno rilassati e più tesi. Se Wonwoo li avesse visti, avrebbe potuto notare delle scure occhiaie sotto gli occhi di entrambi.
- Comunque, posso sapere chi ti ha chiamato ieri? – La domanda di Soonyoung arrivò netta. Non era di certo tipo da giri di parole, era inutile tergiversare su qualcosa che interessa davvero.

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