Senza Fine

25. Guerra

Non ho nemmeno il tempo di realizzare quanto è appena successo che mi trovo seduta da un'ora nell'infermeria della scuola a fissare il vetro che mi separa dal mio nuovo ragazzo. Sono stata così stupida a comportarmi in questo modo, è tutta colpa mia se ora siamo qui, mia e della mia arroganza. In quest'ora ho avuto tempo di pensare: è tutta e sola colpa mia.  Sono così egocentrica, piena e sicura di me, da auto-convincermi che la grande Davina Mornings è in grado di fare qualunque cosa lei voglia, compreso trasformare, in soli pochi giorni, un ragazzo senza valori, snob, arrogante e donnaiolo, in un ragazzo dolce, romantico, volenteroso ad impegnarsi. La mia arroganza, il mio egocentrismo mi hanno rovinata, ero così concentrata sull'obiettivo, che mi sono persa tutto il percorso, non ho colto i segnali, eppure erano così tanti ed ovvi . Ho sempre avuto il vizio di non ascoltare nessuno al di fuori di me stessa, i miei amici, mio padre perfino mi aveva avvisata, ma io no, occhi fissi sul mio obiettivo. Desideravo Paride così intensamente da non vedere altro che lui. Prima o poi imparerò che non sempre ciò che si desidera è ciò di cui abbiamo realmente bisogno. E Tom? Lo stanno operando d'urgenza, gli ha rotto il setto nasale. L'unica vittima di tutta questa storia, coinvolto in una "relazione" tossica, solo perché io avevo questa urgenza immediata di vendetta, di salvarmi. Salvando me stessa ho però ferito chi non lo meritava. La sua unica colpa? Essersi preso una cotta per una ragazza stupida, arrogante e viziata. 

È questo che sono, solo questo. 

Appena i medici avranno finito gli parlerò, non è giusto illuderlo così, fingere di provare qualcosa che non provo solo perché sono una cattiva persona. Ora capisco le fiamme nei miei occhi: è la malvagità che cresce dentro di me. Per quanto riguarda Paride, nonostante io voglia essere migliore, diventare migliore, ormai è guerra, non posso far si che la passi liscia, ma non solo per me, per tutte le ragazze che si sono sentite come me in questo momento. Fondamentale, ora, è non lasciarsi andare al dolore, devo resistere, essere forte, lo devo a me stessa.

Qualche settimana fa mi sono detta che è quello che sarei riuscita sopportare che avrebbe determinato chi sono, ma ora so chi voglio realmente essere? Ma cosa crede che io sia il suo giocattolo da prendere e buttare quando vuole? Non ha idea del guaio in cui si è appena cacciato, lo farò in frantumi.

Improvvisamente il medico esce dalla stanza, togliendosi i guanti ricoperti ancora di sangue.

- Scusi? Come sta? - lo fermo preoccupata

- Sta bene, tutto è andato bene, è ancora leggermente intorpidito dall' anestesia, ma è sveglio, può vederlo se vuole, continua a chiamarla... Davina? - 

- Si -

Non me lo faccio ripetere due volte, entro nella stanza. Non posso credere che, nonostante quello che stia passando per colpa mia, ancora mi cerchi. Il solo ambiente mi fa rabbrividire, tutto bianco, dalle parenti, al letto, al mobilio. Tom è sdraiato, ha il naso completamente bendato, non ha ancora ematomi, ma usciranno sicuramente nei prossimi giorni. Se fossi in lui sarei furiosa, è la terza volta che viene picchiato a causa mia, mi sento una persona orribile nel vederlo in queste condizioni.

- Ei - mi sorride nonostante tutto

Mi avvicino dolcemente, sedendomi sulla poltroncina accanto al letto. Nonostante sia lui quello ferito, almeno apparentemente, mi accarezza il volto. In questo preciso istante, vedendo i suoi occhi brillare solo per me, capisco, io voglio stare con lui, devo stare con lui, un ragazzo così, ho bisogno di essere tranquillizzata, mantenuta calma, ho un carattere terribile, e frequentare qualcuno peggio di me mi porterà alla rovina. Tom invece, lui è perfetto per me, non ne sono ancora innamorata, ma provo un affetto così vero e profondo nei suoi confronti, che non può sfociare in altro che amore, ma deve volerlo anche lui. Forse sono troppo egoista a pretendere che si rovini la vita per me, perché lo farà, ma devo tentare.