Capitolo quarantuno.

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Non riesco ancora a realizzare ciò che è appena successo. Jade è stata investita e si trova in condizioni critiche. Da quello che mi ha raccontato Hayley, Jade era andata fuori per parlare al telefono con la madre, che l'aveva chiamata per sapere come stesse andando la serata e un auto in corsa l'ha presa in pieno.
È stata opera dell'anonimo, visto il messaggio che mi ha inviato subito dopo e non posso fare a meno di sentirmi in colpa, lui mi aveva avvertita e dato che Jade sapeva tutto ha fatto quello che ha fatto. Non me lo sarei mai perdonato.
Siamo in ospedale da ormai due ore, aspettando sue notizie, ma niente. Quest'attesa mi sta uccidendo.
«Piccola, andrà tutto bene», mi tranquillizza Cameron abbracciandomi forte.
«E come fai a saperlo? Guardala», rispondo tra le lacrime. Il mio sguardo si sofferma su mio fratello, che è disperato.
«Si riprenderà, è forte. Non hai niente a che vedere con tutto questo, non ti azzardare a pensarlo nemmeno per un secondo», ribatte Cam, come se mi avesse letto nel pensiero.
«Invece è così Cam e lo sappiamo tutti! Sono una persona orribile, vi ho messi io in questo casino. Jade non mi perdonerà mai», ammetto.
«Hai fatto bene a parlarne con noi, non potevi tenere per te una cosa del genere! Non è colpa tua», interviene JackJ ma purtroppo non posso dargli ragione, quindi per non continuare la discussione annuisco solamente.

Ad interrompere la conversazione è l'arrivo dei miei genitori, accompagnati da quelli di Jade, che fanno entrare nella camera dove si trova la mia migliore amica. I miei genitori non sanno e non devono sapere niente, tantomeno quelli di Jade. Non posso mettere in pericolo anche loro.
Dopo qualche minuto, finalmente la mamma di Jade, Tiffany, esce fuori.
«Allora? Come sta?» le domanda Taylor, che sembra sconvolto.
«Non tanto bene. Ha sette costole fratturate, la gamba destra rotta, entrambe le braccia piene di lividi ed ha subìto un trauma cranico. Al momento è in coma farmacologico, la risveglieranno solo quando starà meglio», ci spiega la mamma e per poco non cado a terra. È veramente messa male.
«Si riprenderà, vero? Ho bisogno di sapere che starà bene», sussurra Nash, ormai con gli occhi rossi.
«Vorrei tanto dirlo, caro Nash», risponde Tiffany, che si allontana dirigendosi verso la macchinetta del caffè, anche lei in preda alla disperazione.
Decido di sedermi accanto a Cameron, che mi accarezza la testa. Per distrarmi, prendo il cellulare e vago un po' sui social, quando mi viene una cosa in mente. Apro velocemente i messaggi: per quanto stavo male per la mia amica, non mi sono accorta di un particolare. L'anonimo si è dimenticato di rimanere tale nell'ultimo messaggio che mi ha inviato.
«Cam, guarda! Abbiamo il numero», esclamo.
«Che dilettante. Ragazzi, abbiamo il numero del figlio di puttana. Andiamo», risponde Cam e tutti si alzano dalle sedie.
«Fermi! Non penso sia stato così stupido da lasciare il numero scoperto, è sveglio, o sveglia. Credo stia aspettando una mia mossa, una chiamata magari. Anzi ne sono sicura, sono errori che solo uno stupido farebbe e questa persona non lo è», rifletto ad alta voce e i ragazzi non rispondono, segno che ho ragione.
«Eh no, col cazzo che ti lascio da sola», continua Cam.
«Devo sapere perché lo ha fatto, Cam. Non posso stare così, i sensi di colpa mi stanno uccidendo, se posso fare qualcosa per Jade allora lo faccio. Non mi farà del male», rispondo ma Cameron continua a scuotere la testa.
«Alison, tu sei fuori di testa. Non arriviamo a conclusioni affrettate, intanto chiama il numero e vedi che ti dice», commenta Taylor ed annuisco, così chiamo il numero.
«Ci hai messo tanto», risponde l'anonimo con la voce modificata, è meccanica e mi da i brividi.
«Che cosa vuoi? Taglia corto», rispondo titubante, ho tantissima paura.
«Parlare, incontriamoci a Lake Norman alle undici in punto. Vieni da sola», ribatte e attacco. Sono le dieci e mezzo, devo sbrigarmi.
«Devo incontrarlo a Lake Norman tra mezz'ora», annuncio ai ragazzi senza farmi sentire da mia madre.
«Veniamo con te», risponde Shawn.
«No, farà una carneficina. Meglio che l'accompagni io», dice Cam e accetto, tanto sarebbe venuto comunque. Arriviamo in anticipo, dato che Cam guida veloce. Sono curiosa di vedere questa persona, ma dall'altra parte mi spaventa a morte. Inoltre sono stanca e preoccupata, sono molto vulnerabile. Forse è proprio per questo motivo che lo sconosciuto mi ha lasciato quest'indizio, ne sta approfittando.
Dopo minuti passati in silenzio finalmente si fanno le undici, così iniziamo a guardarci intorno, senza vedere nulla.
«È troppo buio, da che parte pensi che verrà?» mi chiede Cam, che non è affatto spaventato. Anzi, penso abbia troppa rabbia dentro dopo quello che è successo. Non faccio in tempo a rispondere che mi squilla il telefono, è lui.
«Ti avevo detto di venire da sola»
«Credi che io sia così stupida da venire da sola?» rispondo, continuando a guardarmi intorno.
«Non va bene», risponde e attacca. Sono più confusa di prima.
«Ha attaccato, sa che ci sei anche tu. Non voglio che questa persona mi spari nei buio, quindi ce ne possiamo andare? Non si mostrerà mai. Sentito? Sei un fallito! Vaffanculo!» grido per poi salire velocemente in macchina di Cameron.

Torniamo all'ospedale e non so più cosa pensare, è stata una giornataccia. Forse stavo per scoprire chi si nasconde dietro quell'anonimo, che mi sta torturando da mesi, ma non è andata come pensavo. Ma adesso voglio concentrarmi solo su Jade, è lei la mia priorità.
Cammino avanti e indietro davanti la porta della sua camera e mi affaccio per provare a vederla, ma la piccola finestra è coperta.
«Vai a riposare», mi consiglia Nash, che ha appena smesso di piangere.
«Non posso lasciarla qui, non starei in pace con me stessa e-»
«Sei anche incinta, non ti fa bene stare in questo stato e smettila di colpevolizzarti. Vai a casa a dormire, rimaniamo noi, facciamo a turni», mi interrompe mio fratello e annuisco, abbracciandolo subito dopo.
«Ce la farà, ce la deve fare. Lo sai com'è Jade», rispondo accarezzandogli la testa.
«Già, ti voglio bene»
«Anche io, tanto. Ci vediamo domani mattina allora», continuo e Nash annuisce debolmente.
Cameron si offre di darmi un passaggio, non mi lascia sola. Appena arrivati a casa vado in bagno per togliermi il trucco rimasto e faccio un passo indietro, ho pianto troppo e ho due occhiaie enormi.
«Resti con me?» gli chiedo, mettendomi sotto le coperte. Lego i capelli in una crocchia e mi sdraio.
«Non c'è neanche bisogno di chiederlo piccola», risponde appoggiandosi sulla mia spalla.
«Passeremo l'inferno in questi giorni, già lo so. Non doveva andare così, la peggior vigilia di sempre», ribatto e sento di nuovo le lacrime agli occhi.
«Non ci pensare, dimentica questa giornata, ok? Dormi, domani sarà un altro giorno e quando vuoi andiamo da Jade, va bene? Basta che tu stia tranquilla e che non fai pensieri strani. Se vuoi sapere cosa penso, io credo che sia arrivato il momento di andare dalla polizia», mi consola Cam.
Mi sporgo verso di lui e gli lascio un bacio sulle labbra. «Già, lo credo anche io. Come farei senza di te? Me lo chiedo ogni giorno», gli chiedo.
«Beh, me lo chiedo anche io», scherza, baciandomi di nuovo.
Cameron, insieme a Nash, è la mia colonna portante, l'unica cosa che mi tiene in piedi dopo una tragedia simile, l'unica cosa che non mi fa dire "basta, lascio perdere", mi tiene in piedi, ed è sempre stato così.

/spazio autrice/

Ehi baes! Finalmente riesco ad aggiornare. Non so ogni quanto pubblicherò i capitoli, sto facendo il trasloco e sono senza Wi-Fi, quindi spero di riuscirci.
Baci

Il migliore amico di mio fratello 2 || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora