Gabbia d'oro

By o_palmer

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Lily Collins è una ragazza innocente, ingenua, ma estremamente intelligente. Non ha mai avuto molti amici, so... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
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Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 19
Capitolo 20
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Capitolo 39
Nuova storia

Capitolo 18

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By o_palmer

Forse avevo solo bisogno di un po' di normalità. Ho accumulato fin troppo stress in questi ultimi giorni. Mentre cammino fissando gli alberi alla mia destra, ad ogni passo mi pento di non aver pranzato fuori con quel bel ragazzo riccio. Probabilmente sarei stata precipitosa, non lo sono mai stata e mi viene sempre più facile dire 'No' che accettare qualcosa. Penso mi sarei divertita, perché adesso mi sento bene; probabilmente non è felicità pura, posso affermare, però, che è una sensazione molto vicina alla tanto decantata felicità. Io non sono più felice dalla morte di mia mamma, non sono più felice da quando mi sedevo sullo sgabello della veranda sul retro a colorare disegni mentre lei sorseggiava il suo tè alla rosa osservando il tramonto primaverile, da quando facevo diventare i miei vestiti verdi e pieni di fango dopo il nostro rotolarci sull'erba; non sono più felice da quando mi rimboccava le coperte ogni sera riscaldandomi la fronte con il suo bacio affettuoso. Dopo che lei mi ha lasciata, sono dovuta crescere in fretta, sono diventata la donna di casa e spesso anche l'uomo di casa, visto che mio padre ben presto cominciò a frequentare brutte compagnie, brutti giri, brutti bar. Brutto tutto. Sorridevo sì, c'erano giorni che andavano meglio di altri, ad una certa età anche un buon voto al test di matematica ti fa sentire realizzato. Ma felice, beh... realmente felice mai. Essere considerata una sfigata non ha aiutato la mia adolescenza, ho avuto qualche amica ovviamente... ma poi ognuna di loro finiva col mollarmi alla prima occasione per qualche amicizia più interessante. I genitori non vorrebbero mai che le loro figlie diventassero amiche del cuore di un'orfana di madre con padre alcolizzato. Troppi drammi e i drammi, si sa, non sono mai piaciuti a nessuno. Se non riuscivo a costruirmi delle amicizie, figuriamoci una relazione con un ragazzo. Non so proprio da dove iniziare su questo campo. Lavorare al bar, inoltre, ha accresciuto la mia sfiducia negli uomini; sentire certi discorsi e certe idee, ti fa avere una visione del sesso "forte" che non dovrebbe essere minimamente conosciuta dalle donne. La vita non la scegli, ci vieni catapultato dentro; credi di essere tu a prendere le decisioni, ma gli eventi ti investono senza che sia tu a muovere i fili. Ognuno nasce con un destino, il mio è stato questo. Persino il trovarmi in questa casa, qui, Henry. Era già tutto scritto, ci sono stata buttata come se non avessi scelta e infatti non ho scelta. Ma tutto puó cambiare. Qui non mi conosce nessuno, sono una ragazza anonima. Non ho marchi, non sono stata bollata come "diversa" perché nessuno conosce il mio passato. Nessuno sa. E questa cosa mi piace da impazzire. Ecco perché ho parlato con Harry, ecco perché mi sono comportata come una ragazza normale. Mi sono sentita più libera. Sono stata me stessa e anche se non lo dovessi vedere mai più sono felice di essere stata come avrei sempre voluto. Un soffio di vento porta parecchie ciocche di capelli sul mio viso, cerco di scostarle portandole dietro le orecchie. I miei occhi possono adesso vedere cosa ho di fronte. Accanto all'ultimo albero del viottolo è poggiato Henry, con le braccia sul petto e gli occhi scrutatori. La sua bellezza ha qualcosa di sfrontato, sfacciato, ed è un'incredibile distrazione. Quasi dimentico che sono terribilmente arrabbiata con lui, che si è allontanato stamattina, che mi ha rifiutata. Un antico detto mi ha insegnato che il maggior disprezzo è la noncuranza, decido di afferrarlo al volo. Lo sorpasso senza dire una parola, senza guardarlo; come ha fatto lui quando è rimasto immobile alle mie parole stamattina. Segnerò quello che mi ha fatto sulla mia lista nera. Lo odio.

"Lily! Fermati." Sento dei passi svelti dietro di me. Continuo a camminare. Henry ha ovviamente le gambe più lunghe. E, come al solito, me lo ritrovo davanti a sbarrarmi la strada.

"Perché non ti sei fermata?" Ha la voce ansiosa, come se trattenesse qualcosa. È strano rispetto al suo solito autocontrollo.
"Lasciami passare." Dico cercando di eliminare ogni fibra di umanità nella mia voce. Mi scosto da un lato per sorpassarlo. Mi ferma con la sua spalla e i nostri occhi si incontrano. Poggia una mano sulla mia scapola, mi sfiora appena, quasi non sento il suo tocco, ma una scarica elettrica è già stata mandata a tutto il mio corpo.
"Chi era quel ragazzo?" La voce roca, come a trattenere qualcos'altro. A questo era dovuta la sua stranezza. Sembra che lo conosco già bene quando in realtà non lo conosco affatto.
"Così questo volevi dirmi?" La mia voce è schifata e infastidita, la mia espressione probabilmente lo sta ulteriormente dimostrando. Mi scanso con un gesto più brusco, divincolandomi dalla sua presa, seppur minima. Mi avvicino agli scalini antecedenti l'ingresso. Lui mi segue incerto, lo sguardo un po' sbarrato. Probabilmente sta notando che le mie reazioni non sono quelle immaginate. Lo odio. Prima di aprire la porta mi volto indietro, è fermo sul primo scalino a guardarmi. Un fuoco si impossessa di me.

"Credevo fossi a scrivere una lettera di risposta per Amanda." Non so perché l'ho detto, né se ha vero senso. Entro in casa lasciando l'uscio aperto. La mia camminata diventa sempre più veloce fino a trasformarsi in una corsa di fuga verso la mia stanza. Chiudo la porta e mi butto sul letto. Ha rovinato tutto, tutto. Non ha nemmeno le reazioni che dovrebbe avere. È un imbecille. Ero un po' contenta e lui mi rigetta nell'inferno che ha creato per me senza pietà. Volevo che parlasse, non che mi inscenasse un patetico momento di gelosia. Gelosia? Lui mi ha respinta. Chiaramente sono stata un passatempo ieri sera, era questo il messaggio in sovrimpressione che mi ha lanciato. Cosa vuole da me? Sento un rumore di passi. Cristo! Voglio essere lasciata in pace. Non è passata nemmeno una settimana e mi ha ridotta così e non smette di torturarmi. La porta viene spalancata. Vorrei non essere mai esistita. Il suo viso è stravolto.

"Il pranzo è quasi pronto." La voce è appena udibile.
"Mi stai prendendo in giro o cosa?" Scatto. I miei occhi sono rossi, mi bruciano. Sta realmente giocando con il mio stato d'animo evidente. Adesso vorrei piangere fino a liberarmi di questo peso.
"Lily... Io..."
"Tu cosa? Dopo stamattina la prima cosa che hai da dirmi è: chi è quel ragazzo? Henry, io sono una persona. Mi vedi? Va bene recitare una parte, ma quello vale per la copertina di un giornale di gossip. Io non sono un'immagine stampata. Ti rendi conto?" Vedo a momenti pezzi di me crollare sul pavimento.
"Chi era quel ragazzo? Lily devi dirmelo." Praticamente non riesce a pensare ad altro.
"L'ho incontrato poco fa. È un tipo okay." Rispondo calma stavolta. Anche tu mi mostrerai cosa hai in testa, Henry; non starò al tuo gioco.
"Un tipo okay? Ma cosa cazzo dici?" Sbotta portandosi una mano tra i capelli e cominciando a torturarli.
"Sei mio padre per caso?" Ha intenzione di dirmi che non è sicuro parlare con i miei coetanei?
"Tu sei mia." Mi fissa dritto negli occhi diventati più scuri.

Cosa?

"Cosa hai detto?" La mia voce un po' tremolante. Sono incredula. Ha qualche seria mancanza di coerenza e di senso logico. Ammetto che le parole appena pronunciate mi hanno lasciato una sensazione di tremolio piacevole allo stomaco.
"Per il mondo." Dice come se avesse avuto un'illuminazione. "Tu sei mia per il mondo. I... I fotografi non possono immortalarti mentre vai flirtando con altre persone. Non sarebbe credibile, non saremmo credibili. Spero non sei già finita su qualche blog del cazzo, Lily. Li conosci gli accordi." Man mano la sua voce ha acquisito sicurezza e io adesso lo odio sul serio.
"Beh per il mondo allora mi interesserò a qualcun altro! Così sarai l'uomo perfetto che è stato mollato e farai notizia ugualmente!" Non è geloso, è solo preoccupato per la sua immagine. Che schifo.
"No!" Quasi urla. Scendo dal letto e mi metto di fronte a lui. Mi sentivo bloccata e non al suo pari nella discussione.
"Pensaci. Va bene per entrambi. Così non dobbiamo più fingere." Cerco di spiegargli convinta.
"Ti piace già a tal punto? Stamattina stavi fottutamente baciando me!" Ecco il fuoco negli occhi, stavolta non è di passione, è rabbia.
"Tu mi hai rifiutata! Cosa vuoi adesso?" Gli urlo contro.
"Tu non capisci niente!" Urla. Lo guardo senza capire un cavolo di quello che ha appena detto. Si butta all'indietro i capelli con un gesto frustrato e si catapulta su di me, sulle mie labbra. La sua lingua si infila immediatamente nella mia bocca e inizia a baciarmi senza sosta. Tutta la mia rabbia si trasforma in pura foga, desiderio di lui. Non riesco più a fare nulla se non assecondare la sua passione che cresce ogni secondo di più. Continuando a baciarmi mi spinge sul letto e si poggia su di me. Allarga le mie gambe, sistemandosi meglio nel mezzo, permettendomi di sentire il suo desiderio di me. I suoi baci si spostano sul mio collo, lo sento mordere e succhiare e la pelle sembra incendiarsi al suo tocco. La sua mano afferra la mia coscia, risale sul sedere che stringe con forza emanando un gemito in contemporanea al mio. Riprende a baciarmi le labbra con sempre più desiderio, quasi perdo i sensi alle sue estreme attenzioni. Afferra i lembi del mio top e lo sfila velocemente sopra la mia testa. Si ferma immobile a fissare i miei piccoli seni, non avevo indossato il reggiseno. Un leggero sorriso si forma sulle sue labbra arrossate. Riprende a baciarmi il collo, scendendo sulla clavicola, muovendo le sue labbra sempre più giù, fino a giungere al capezzolo che succhia provocandomi più gemiti. Continua la sua scia di baci lungo lo sterno, sullo stomaco. Con una sola mano sbottona il mio jeans a vita alta, facendo scorrere la zip lentamente. Mi bacia l'ombelico, comincia a scendere ancora.

"No!" Quasi urlo. "Fermati." Sospiro. Poggio la mia mano nel prossimo punto che aveva intenzione rendere vittima delle sue attenzioni. Alza il viso di scatto, risale a livello dei miei occhi e mi incalamita, come solo lui sa fare. I nostri petti si muovono velocemente per riprendere fiato. Sembra preoccupato e...triste, credo.
"Non risolverai le cose così con me." Sussurro mantenendo il contatto visivo.
"Io non sono capace a risolvere le cose." La voce roca e bassa, gli occhi intensi come il crepuscolo.
"Basta parlare. Essere sincero. Parlami." Quasi lo supplico accarezzandogli il viso perfetto.
"Andiamo a pranzare. Ti aspetto a tavola per mangiare." Si stacca da me mentre pronuncia la sua frase evasiva. Non sembra strafottente ora, è solo che sembra non riuscire proprio ad affrontare un argomento simile. Io non dico nemmeno una parola. Afferro il top accanto a me e lo indosso velocemente. Non avevo ancora realmente elaborato cosa mi stesse facendo; come riesce a farmi essere così? Sistemo meglio le spalline mentre lui mi osserva appoggiato allo stipite della porta. Mi guarda intensamente prima di dirigersi in corridoio. Abbottono i jeans. Come diavolo siamo passati dall'urlarci contro al baciarci in quel modo? A passo svelto mi dirigo in sala da pranzo.

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