The gold digger

By serenab_

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[COMPLETA] Adriel Rosewain non potrebbe essere più felice di così. Presto sarebbe tornata ad essere Adriel M... More

Il divorzio
Big news
F*ck my life
Awkward
Hickey
Karma is a b*tch
Some ugly truth
Chess player
People like us
Almost
Playing games
Paparazzi
Proud mama
Sh*tty person
Party hard, play harder
Tease
What goes around comes around
Stress eating
Rent a child
She's so extra
Sh*t gets real
Faking and changing
Farfallino alphabet
Brilliant b*tch
Our secret
Complicated
Aking Pagmamahal
Promises
Letters
Son of a b*tch
From his point of view
The truth
Great minds think alike
Not as expected
Does your secretary know?
007 Adriel
Humiliate
Not in her right mind
Rosewain sounds better
Blue eyes, Romeo
Il matrimonio
Ringraziamenti

Wrong

891 45 1
By serenab_






Quella mattina Adriel si risvegliò nella camera degli ospiti della casa di Melbourne.
Sospirò pesantemente e si passò una mano sugli occhi alzandosi poi a sedere, voltò la testa verso l'altro lato del letto che trovò -con grande disappunto- vuoto, scosse il capo un paio di volte sentendosi indolenzita e, dopo aver sbuffato più volte, si decise ad uscire da sotto le coperte per potersi vestire.

Uscì dalla camera dirigendosi immediatamente verso il piano di sotto. Mentre scendeva le scale raccolse i capelli spettinati con le mani e li gettò dietro le spalle per poi correre verso la cucina.

-Dante?!- Lo chiamò ma non ottenne alcuna risposta. La cucina era deserta come lo era stata anche la camera da letto. Sul ripiano da lavoro, vicino alla macchinetta per il caffè, c'era solo un bigliettino giallo che attirò la sua attenzione.

"Contrattempo al lavoro." Recitava il messaggio. Lo rilesse più e più volte per poi stracciare con foga il pezzo di carta.

Grandioso: usata e scaricata dal mio stesso ex marito. Pensò irritata.
Era stato tutto troppo facile per essere vero. Il suo insistere per pagare per se stessa, la sua finta innocenza, i baci... Tutto inutile, inutile! Dante era comunque riuscito ad approfittarsene per poi voltarsi e andarsene.
Come aveva potuto essere così sciocca? Doveva tenerlo per un altro po' sul filo del rasoio, essere sicura che lui pendesse nuovamente dalle sue labbra. Invece era stata troppo precipitosa e aveva rovinato ogni cosa.

Chiuse gli occhi e si passò le dita fra i capelli cercando di fare mente locale, doveva trovare una soluzione a tutto quel casino... Cosa avrebbe potuto fare? Chiedergli scusa?
Era oltremodo sicura che ce l'aveva fatta e invece era rimasta fregata dal suo stesso gioco.

Dante si era dimostrato fin troppo gentile e accondiscendente nei suoi confronti. L'aveva usata per entrare fra le sue gambe, guarire il suo ego ferito accrescendolo con la consapevolezza che poteva tranquillamente averla quando voleva lui.
Si era vendicato di lei.

Ormai era giunta al colmo dell'esasperazione. Gettò a terra i coriandoli gialli che le erano rimasti in mano e si fiondò di nuovo verso la camera da letto. Non voleva restare in quella casa nemmeno per un altro minuto in più del dovuto. Tirò fuori i vestiti puliti che le erano rimasti e li indossò di tutta fretta per poter poi iniziare a prepararsi per partire.

Cacciò nella borsa gli indumenti sporchi e, dopo averla chiusa con un gesto veloce e colmo di rabbia, andandosene di corsa da lì.


-Mi dispiace signorina, ma tutti i voli di oggi sono stati sospesi per via di uno sciopero.- Le disse una hostess di terra.
-Sta scherzando?-Adriel strinse le mani in due pugni cercando di misurare il suo tono di voce.
La giornata poteva andarle peggio?

Deglutì irritata dal pensiero che non erano mica tutti Dante Rosewain che potevano permettersi il lusso di girare da un capo all'altro del continente con il jet privato.

Alzò gli occhi al cielo stufa di ascoltare le scuse inutili della donna e si voltò per uscire dall'aeroporto. Alle sue spalle l'hostess le fece il verso infastidita dal suo comportamento arrogante.
Avrebbe preso il treno, che le costava dopotutto? Solo un giorno e due ore di viaggio, se tutto andava bene... Che volete che sia?






Dante aveva appena finito la riunione di lavoro con i manager dell'azienda e si sentiva drenato di ogni energia, l'unica cosa che voleva fare era tornare a casa e dormire per un po' dato che la notte prima non ne aveva avuto proprio il modo.

Si sedette sulla poltrona del suo ufficio tirando un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi reclinando all'indietro la testa.
Aveva ancora addosso il profumo di Adriel e la schiena gli doleva per via dei graffi che gli aveva procurato. Mugolò socchiudendo le labbra mentre si allentava il nodo della cravatta.

Ripensò agli ultimi giorni che avevano passato insieme alla ex moglie: qualcosa in lei era cambiato. Stava veramente diventando una persona più umile e gentile?

Tamburellò con le dita sul bracciolo della poltrona in pelle. Avrebbe dovuto chiamarla?
Lasciare un bigliettino scarno non era stato il massimo della galanteria ma non gli era andata di svegliarla dato che stava dormendo così pacificamente. Non aveva avuto nemmeno molto tempo, dopotutto. Gli avevano detto di rientrare in ufficio al più presto possibile e lui aveva agito di conseguenza.
Se l'avesse svegliata probabilmente avrebbero finito per avere una qualche discussione. Era stato sicuramente meglio così.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e lo sbloccò per chiamarla, non squillò nemmeno: partì immediatamente la segreteria.

Aggrottò la fronte abbassando il telefono, spense la telefonata chiedendosi cosa stesse facendo. Forse non l'aveva presa bene... Magari la scelta giusta ora era lasciarle sbollire la rabbia. Avrebbe provato a ricontattarla più tardi.



Blocca, blocca, blocca, blocca. Continuava a pensare Adriel mentre bloccava il profilo di Dante da ogni social.

-Stronzo.- mormorò acidamente per poi ributtare il cellulare nella borsa.

Guardò fuori dal finestrino del treno: il paesaggio davanti ai suoi occhi si muoveva e cambiava velocemente non permettendole di assorbire i dettagli, non che le interessassero. I suoi pensieri erano altrove.

Era ancora terribilmente irritata ma il sentimento era più rivolto nei propri confronti che in quelli di Dante.
Non avrebbe dovuto lasciarsi andare così tanto. Aveva mandato in fumo la sua possibilità di ritornare a essere la signora Rosewain.

Sbuffò maledicendosi per aver chiesto il divorzio in primo luogo, chi gliel'aveva fatto fare se non la sua stupidità?

Stupido Derek, stupida lei, stupido flirt.

Sentiva ancora la spossatezza dalla notte precedente e avrebbe voluto dormire un altro po' ma i sentimenti che stavano ribollendo dentro di lei in quel momento non glielo permettevano.
Cercò di rilassare le spalle ed allungare le gambe di fronte a se. Chiuse gli occhi provando a ignorare i ricordi e le sensazioni della notte trascorsa che non le lasciavano pace.
Mugolò sommessamente portandosi una mano alla base del proprio collo lungo il quale c'erano tre grossi succhiotti viola coperti accuratamente dal make-up per poi dischiudere le palpebre.

Se non altro il sesso era stato appagante, doveva ammetterlo. Delle volte le sembrava che l'unica vera connessione che avevano era solo quella sessuale, non che le dispiacesse ma... Non doveva esserci qualcosa di più in un rapporto?
In un certo senso tutto ciò che erano riusciti a costruire era partito dal sesso, le sembrava che non aveva mai sperimentato l'amore prima d'allora. Si chiese cosa si provasse a essere veramente innamorati, a vivere con sentimenti autentici e non con mere fantasie.


Derek si stava iniziando ad abituare all'assenza di Emily, sorprendentemente aveva scoperto che quest'ultima non gli mancava neanche più di tanto.
Non aveva provato a ricontattarla e non la vedeva più in giro per i corridoio della scuola. Sapeva solo che tornava a casa quando lui non c'era per prendere dei vestiti e sparire nuovamente.

Una piccola parte di lui era curiosa di sapere dove fosse e cosa stesse facendo ma l'altra, quella più razionale e -forse- menefreghista, gli diceva che la cosa migliore da fare era comportarsi come se nulla fosse in modo da lasciarsi quella relazione -se così la si può definire- alle spalle il più presto possibile.

Le relazioni non avevano mai fatto per lui: aveva provato un paio di volte a trovare una certa stabilità con delle ragazze ma non aveva mai funzionato, si stancava troppo in fretta e l'idea di essere fedele a una persona e una soltanto gli metteva ansia facendolo sentire in trappola.

Forse c'era qualcosa in lui che non andava. Sua madre l'aveva giustificando dicendo che erano solo gli impulsi e la voglia di essere libero come ogni altro giovane uomo della sua età. Ma sua madre lo giustificava sempre, dopotutto.

I pro di essere il figlio più piccolo.





Lucien scattò la foto e il click della macchinetta fotografica fece alzare di scatto la testa di Emily che stava cercando un appartamento seduta al piccolo tavolo della cucina dell'uomo.

-Che fai?- gli chiese la bionda corrugando la fronte.

Erano già un paio di giorni che dormiva a casa del moro e stava iniziando a sentirsi a disagio. In fondo loro due erano ancora dei perfetti sconosciuti.
Lucien non le aveva detto nulla a proposito del fatto che lei ormai stesse rendendo l'appartamento di lui una dimora fissa per lei. Averla lì la notte aveva i suoi vantaggi.

-Ti ho fatto una foto, sei bella quando sei concentrata.- le disse con nonchalance per poi voltare l'apparecchio verso di lei mostrandole l'immagine appena scattata: -Vedi?-

Emily arrossì furiosamente al complimento inaspettato. Non era abituata a riceverne. Derek era molto riservato e non l'aveva mai elogiata se non delle rare e inpreviste volte in pubblico.
Fece una smorfia al ricordo dell'ex fidanzato e la sua espressione non sfuggì allo sguardo attento di Lucien.

-Non ti piace?- chiese divertito mentre si sedeva vicino a lei per analizzare meglio la foto.
-No, no, assolutamente. Anzi... E' molto bella.- Emily si affrettò a chiarire.

Fra i due calò il silenzio. Lucien era occupato a scorrere le foto che aveva scattato negli altri giorni eliminandone alcune mentre Emily lo osservava pensierosa.

Si chiese se non era il caso di fargli qualche domanda giusto per sapere con chi aveva a che fare.

-Mh, Lucien... Che lavoro fai?- gli domandò sperando di non sembrare una ficcanaso.
-Insegno fotografia all'università, di tanto in tanto ricevo qualche ingaggio come investigatore privato ma non sempre accetto.- le spiegò mettendo via la fotocamera: -E tu?-
La bionda inarcò un sopracciglio un po' sorpresa. Non l'avrebbe mai pensato...
-Beh, sono psicologa. Lavoro al liceo.-
Lucien sorrise: -Ehi allora posso chiederti se...-
Emily alzò una mano per fermarlo a metà della frase: -No, non analizzo le persone anche quando non lavoro e no, non curerò i tuoi traumi infantili.-

Il moro rise di gusto alla risposta che gli aveva dato senza lasciarlo finire di parlare.

-No, in realtà volevo chiederti se sai come si chiama la danza dei depressi.-

Emily lo guardò perplessa cercando di capire cosa volesse dire mentre Lucien già stava ridendo sotto i baffi.

-Balla coi cupi!- concluse scoppiando in una sonora risata.

La perplessità di Emily aumentò, Lucien non la smetteva un attimo di ridere mentre lei non ci trovava nulla di divertente.

-E' pessima, Lu.- gli disse per poi scuotere la testa e tornare a guardare altri appartamenti.

Il moro ghignò per un'ultima volta, mise da parte la macchinetta fotografica per poi appoggiare il palmo aperto sul foglio che la ragazza stava osservando.
Emily lo guardò da sotto le sottili sopracciglia notando che si era sporto verso di lei sorridendole maliziosamente.

-Dammi un bacio.- le disse soltanto.

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