Cajoled

By CherHarold

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SEQUEL DI CENSORED. Un passato anormale e segreto come quello di Cerys puó sicuramente portare all'amore, ma... More

Prefazione
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Epilogo
Avviso
Revisione.
ARE YOU READY?

Capitolo 14

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By CherHarold

I giorni passarono e mentre Cerys provava in tutti i modi ad incontrare Darren, per non sentirsi completamente sola e abbandonata, d'altronde egli era l'unico a conoscere tutta quella storia e con il quale poteva confidarsi pienamente; quest'ultimo peró si faceva vedere sempre meno nei dintorni, come se la evitasse: la mattina usciva troppo presto e la sera tornava troppo tardi, altre volte non tornava affatto e se, per puro caso, incontrava Cerys, in corridoio o in ascensore, si dileguava velocemente.

La giovane ancora una volta si ritrovava confusa e ferita dal suo atteggiamento inspiegabile: prima Darren le diceva di non rimanere sola, poi lui stesso la teneva lontana da sè.

Non lo capiva.

Per l'ennesima volta avrebbe voluto urlare, scappare e piangere: per quanto tempo fosse passato, i suoi comportamenti da ragazzina e a volte sciocchi continuavano a persistere.

Cerys stessa, peró, non poteva farci niente e, vittima della propria mente, accettó di isolarsi gradualmente dalla famiglia Donovan fingendosi ammalata.

Nulla di grave: solo un forte mal di gola che non le permetteva di parlare e di prendere troppo freddo.

Si trattava di una scusa banale, sciocca, ma fu comunque sufficiente per non uscire dall'hotel e andare alle prove degli abiti, Allyson, dopotutto, si era arresa alle parole di Edison.

Ecco, un altro colpo basso: Edison che non era ancora tornato, proprio nel momento in cui aveva più bisogno di lui.

Generalmente era abituata alla sua assenza, a quei viaggi d'affari che le facevano sentire così tanto la sua mancanza, a quel vuoto nello stomaco ogni volta che a letto si ritrovava a dover stringere il cuscino e non Edison.

Era abituata a tutte le sensazioni spiacevoli che qualsiasi essere umano provava non avendo la persona amata al suo fianco; ma in quel momento, l'abitudine non bastava.

La paura era diventata la sua migliore amica, il suo riflesso allo specchio, la sua unica verità: con Oliver, Darren e quell'Urial nei dintorni non si sentiva affatto tranquilla.

La solitudine non le faceva nemmeno molto bene ma a salvare quella sua situazione sarebbe stata una sorpresa.

Quella sera scelse di cenare con un semplice cocktail sulla terrazza, immersa nel silenzio e nella tranquillità più assoluta.

Tentativo vano: nulla era ritornato al suo posto, la mente di Cerys continuava ad essere colma di caos.

Dunque, tornó affranta in camera sua, convinta che nulla sarebbe riuscito a rendere migliore quella giornata monotona e noiosa ormai giunta al termine.

Il tempo scorreva inesorabilmente ma i problemi continuavano a rimanere purtroppo.

Si trascinó stancamente verso il suo piano, accennando dei falsi sorrisi a tutti coloro che incontrava; si ritrovó di fronte a quella porta ed esitante posó la mano sulla maniglia.

Aveva pensato spesso al vero significato della sua esistenza, alla sua reale ragione di vita...non era mai arrivata a nessun punto.

Perchè non scappare?

Perchè non approfittare dell'assenza momentanea di tutti e fuggire ancora una volta da tutti i problemi?

Che sciocchezza.

Scosse la testa e sospirando aprì la porta della camera.

Accese la luce e richiuse la porta alle sue spalle.

Ancora una volta sbuffó e seccata si avvicinó al tavolinetto vuoto sul quale adagió distrattamente la propria giacca grigia.

Legó i capelli e, chiudendo gli occhi, provó a massaggiare il collo.

Tutti gesti quotidiani e che ripeteva assiduamente come abitudine ogni volta che era stanca; nessuno ci faceva mai caso, nessuno ad eccezione di un personaggio avvolto nell'oblio degli anni trascorsi.

- Cristo...hai sempre la stessa sensualità? - chiese una voce estranea con fare diverito seppur fosse molto profonda.

Cerys si voltó di scatto sorpresa e vide uno sconosciuto, provenire dalla cucina, che si appoggió al muro con una spalla a braccia conserte guardandola.

- Oddio...chi sei?! - esclamó allarmata la ragazza cominciando ad indietreggiare spaventata a morte - Cosa fai qui? Chi ti ha fatto entrare? - cominció a chiedere a raffica mentre nella sua mente paranoie su paranoie si costruivano ininterrottamente.

- Davvero non mi riconosci? - chiese il ragazzo ridendo mentre avanzava verso di lei, quasi sorpreso di vedere quella paura che non aveva mai fatto parte del carattere della ragazza.

- Non muoverti di un solo passo o chiamo la sicurezza! - esclamó ancora Cerys tremando per la paura e cercando qualcosa nei dintorni che potesse far indietreggiare quel ragazzo.

- Cosa?! Non posso crederci...- disse ancora ridendo quel ragazzo dall'aria per nulla familiare scuotendo il capo.

Cerys continuó ad indietreggiare sperando almeno di giungere al telefono e comporre il numero della hall prima che lui fosse troppo vicino e capisse le sue intenzioni, anche se già abbastanza esplicite.

Non aveva mai visto prima di quel giorno quell'individuo ricoperto di tatuaggi da capo a piedi.

Era alto, con capelli scuri, occhi verdi, barba abbastanza curata, fisico atletico e due piercing alle orecchie.

Che fosse uno scagnotto di Oliver o Urial?

Che lo avessero fatto entrare loro per rapirla?

Tutte le paranoie più improbabili e anche possibili si impossessarono della sua razionalità con le loro dita malefiche e, senza ribattere ma con sguardo pauroso, con uno scatto repentino, chiuse la porta della sua camera da letto e si gettó impetuosamente sul telefono.

Il ragazzo, nell'altra camera, allarmato la seguì immediatamente, aprì con facilità la porta, bloccata semplicemente da una sedia, e si avventó su di lei, la quale aveva composta già buona parte del numero.

Cerys cominció a urlare mentre lottava per telefonare: - Lasciami! Lasciami! Aiuto! Aiuto!

- Vuoi smetterla di fare l'idiota, Emely? - chiese arrabbiato il ragazzo riuscendo a strapparle la cornetta dalle mani e bloccandola per le braccia con un rapido e possente movimento delle braccia.

- Co...come mi hai chiamata? - chiese lei ancora più spaventata guardando in quegli occhi verdi che non le ricordavano assolutamente nulla.

- Con il tuo vero nome, credevi che ti avrei mai potuto chiamare con un nome tanto stucchevole come quello che hai scelto? - le chiese guardandola negli occhi a sua volta e alzando un sopracciglio.

- Chi sei? - continuó a chiedere la ragazza completamente confusa.

Il giovane strabuzzó gli occhi, quasi ferito dalla sua domanda, poi sospirando si presentó: - Avrei dovuto immaginare che essendo tonta non mi avresti riconosciuto...sono Simon, scema.

Simon....

Quel Simon?!

Involontariamente Cerys aprì la bocca per lo stupore e gli occhi le si riempirono di lacrime.

- Si, lo so...la mia bellezza ti ha commossa - scherzó ancora il ragazzo, come se la vedesse ogni giorno e non avessero mai perso il loro rapporto, mentre la liberava dalla sua stretta d'acciaio.

- Simon! - urló felice la ragazza gettandosi al collo per abbracciarlo e piangendo lacrime di gioia.
- Piano - la rimproveró dolcemente il ragazzo tossendo - Così mi affoghi, bellezza.

- Dio, non sai quanto sono felice di rivederti - disse lei senza smettere di stringerlo a sè e continuando a versare calde lacrime.

Simon, il suo Simon, il suo migliore amico era ritornato ed era nella sua stessa città, al suo fianco.

Simon, il suo dolce Simon era di nuovo con lei.

- Anche tu mi sei mancata - disse finalmente il ragazzo ricambiando quell'abbraccio tanto dolce.

Cerys era così felice che le sembró di vivere in un sogno.

Eppure Simon era reale, era davvero lì.

Non era un sogno, non c'era bisogno di svegliarsi e piangere durante la notte per via della sua assenza.

Cosa gli era successo in tutti quegli anni?

Dove era stato?

Cosa aveva fatto?

Come aveva fatto a ritrovarla?

Perchè era lì?

Tante erano le domande che sorsero a Cerys mentre era fra le braccia di Simon; ma in quel momento nulla aveva importanza ad eccezione di lui e del suo ritorno che le aveva colmato il cuore di gioia, ridonandole anche un pó di forza.

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