SUNLIGHT PUFF โ€ข levi ackerman

By thelittlemani

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๐Ÿ… ๐ˆ๐ญ๐š๐ฅ๐ข๐š๐ง ๐€๐œ๐š๐๐ž๐ฆ๐ฒ ๐€๐ฐ๐š๐ซ๐๐ฌ, ๐œ๐š๐ญ๐ž๐ ๐จ๐ซ๐ข๐š โ” ๐Ÿ๐š๐ง๐Ÿ๐ข๐œ๐ญ๐ข๐จ๐ง, ๐ฆ๐ข๐ ๐ฅ๐ข๏ฟฝ... More

prefazione
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ฉ๐ซ๐ข๐ฆ๐š โ”โ” la caduta di shiganshina
i. a te, fra duemila anni
ii. quel giorno
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ฌ๐ž๐œ๐จ๐ง๐๐š โ”โ” la rivincita dell'umanitร 
iii. luce opaca tra la disperazione
iv. fallimento, sostegno e riuscita
v. tempra d'acciaio
vi. la fine dell'inizio
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ญ๐ž๐ซ๐ณ๐š โ”โ” la difesa di trost
vii. la prima battaglia
viii. paradossi
ix. il caporal maggiore levi
x. fuoco e ghiaccio
xi. fiammella nel vento
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ช๐ฎ๐š๐ซ๐ญ๐š โ”โ” preludio al contrattacco
xii. ali della libertร 
xiii. meriti
xiv. la chiave dell'umanitร 
xv. unitร  levi
xvi. fantasma dai capelli rossi
xvii. gomitoli da districare
xvii. ritorno al passato
xix. quiete prima della tempesta
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ช๐ฎ๐ข๐ง๐ญ๐š โ”โ” 57a spedizione fuori dalle mura
xx. la prima missione
xxi. fiducia
xxii. verde speranza
xxiii. combatti, combatti, combatti!
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ฌ๐ž๐ฌ๐ญ๐š โ”โ” scontro fra giganti
xxiv. cambiamenti
xxv. attacco a stohess
xxvi. dolce tepore
xxvii. cuore sanguinante
xxviii. dietro iridi d'argento
xxix. eroi riluttanti
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ฌ๐ž๐ญ๐ญ๐ข๐ฆ๐š โ”โ” il governo reale
xxx. ripartenza
xxxi. spada e scudo
xxxii. mani intrinseche
xxxiii. tenera รจ la notte
xxxiv. es, io, super io
xxxv. erede
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐จ๐ญ๐ญ๐š๐ฏ๐š โ”โ” soffio di luce
xxxvii. battito
xxxviii. non ti scordar di me
xxxix. uccello di fuoco
xl. memento mori
๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ง๐จ๐ง๐š โ”โ” la riconquista di shiganshina
xli. la cittร  dove tutto iniziรฒ
xlii. partita perfetta
xliii. sole di mezzanotte
๐ญ๐ž๐š๐ฌ๐ž๐ซ ๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐๐ž๐œ๐ข๐ฆ๐š โ”โ” guerra per paradis
xliv. al di lร  del mare
xlv. i demoni dell'isola
xlvi. teoria del sistema complesso
xlvii. da mano a mano
xlviii. dichiarazione di guerra
xlix. violenza efferrata
l. offri il tuo cuore
li/i. da te, duemila anni fa
li/ii. da te, duemila anni fa
lii. battaglia del cielo e della terra
liii. un lungo sogno
๐ž๐ฉ๐ข๐ฅ๐จ๐ ๐จ โ”โ” afterlife, aftermath

xxxvi. la cura

587 23 70
By thelittlemani

"Sogna, continua a sognare finché il tuo sogno non si avvera."
- Aerosmith.


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Il pomeriggio successivo

«VADO a controllare dall'altra parte. Nel caso, ti avviso con un fumogeno.»
Levi annuì «D'accordo.»

Manami premette i grilletti e volò fuori dalle rovine della grotta, in un balzo. Non appena giunse sul margine lasciato dal gigante di Rod Reiss, i raggi di sole del tramonto la colpirono dritta negli occhi, per poco non accecandola. Socchiuse le palpebre e si mise una mano sulla fronte a mo' di barriera, per riuscire a vedere meglio l'orizzonte. Inspirò, l'aria odorava di pioggia. Scrutò attentamente le chiome di foglie aranciate che si muovevano al ritmo del vento. Alcune di esse cadevano e venivano trasportate via, fino alle sue spalle, e andavano a posarsi tra i corpi martoriati dei Gendarmi. Molti li avevano uccisi loro la notte precedente, altrettanti erano stati schiacciati dal crollo di quella struttura sotterranea mastodontica. Kenny era ancora dato per disperso, e lei e Levi si trovavano lì proprio per cercarlo. La ragazza si strinse meglio nel mantello, e rabbrividì perché una raffica di aria fredda le colpì proprio quel lembo di pelle scoperta del collo. Si rigirò il fucile tra le mani e camminò diretta verso la foresta, il rumore dei suoi passi attutito dall'erba umida e il dispositivo per la manovra tridimensionale che cigolava di tanto in tanto. Tra le fronde passavano gli ultimi raggi di sole e creavano dei bei giochi color arcobaleno sulle gocce di rugiada. Però sull'erba verde comparvero delle macchie sanguigne. Manami si arrestò e osservò dove queste portavano: creavano una linea abbastanza retta lungo il margine del bosco. Le seguì cauta. In lontananza notò un uomo. Era seduto ai piedi di un albero, le gambe stese e di poco divaricate. Vide che era ustionato su metà volto e aveva gli occhi chiusi... Kenny. Si teneva una mano su una ferita l'addome, da cui colava sangue. Si avvicinò. I suoi passi destarono l'uomo; egli sollevò di poco il capo e aprì di scatto gli occhi. Manami lo squadrò dall'alto, minacciosa. L'altro emise un grugnito insoddisfatto e tornò a fissare il suolo.

«Oh, sei tu...» mormorò rauco, per poi tossire un paio di volte. La scagnozza di Levi.
«Vedi di non morire, ancora.» Disse ella, ignorandolo del tutto. Estrasse dalla cintura lo spararazzi e lo puntò al cielo «Hai dei conti in sospeso con qualcuno, e faresti meglio a dargli delle risposte.» Premette il grilletto e scaturì un rivolo cremisi, che si andò a fondere alla tinta pescata del crepuscolo.
L'uomo ridacchiò «Ah, intendi Levi? E tu cosa saresti per lui?»
La ragazza sbatté le palpebre, rimase impassibile «Un'amica.»
Kenny tossicchiò ancora «Quel nanetto non ha amici...» e sputò sangue.
«Questo lo dici tu.»
«Allora è stato meglio che non ti abbia fatto saltare la testa...»

Le iridi di Manami variarono. Assunsero una diversa luminosità. Forse quell'uomo non era del tutto senza cuore...
Udì dietro di sé dei passi che riconobbe. E anche Kenny allungò lo sguardo, e vide il corvino che si era affiancato alla sottoposta. Ella fece per retrocedere di un passo ma Levi glielo impedì, bloccandola con la canna del fucile. Allora lei abbassò il capo e rimase ad ascoltare, tacita.

«I tuoi compagni che hanno combattuto contro di noi sono morti.» Annunciò Levi «Sei rimasto solo tu?»
«Così pare.»
Gli occhi del corvino guizzarono in rapidità sul corpo del soldato più anziano «Hai delle brutte ustioni e quell'emorragia. Non ti salverai.»
«Be', chissà...»
Sulle labbra di Kenny comparve un ghigno che fece allarmare Manami. Lo videro estrarre dalla giacca una scatola. La posò sull'erba accanto a sé e l'aprì, rivelando una siringa.
«Questo l'ho preso dalla borsa di Rod. Pare che iniettandoselo ci si possa trasformare in un gigante. So che sarei un gigante stupido, ma almeno riuscirei ad allungarmi la vita...» e sfiorò con le dita il vetro del siero, bramandolo. Manami scosse il capo «Fossi in te, non ne sarei così convinta.» Disse, per poi posare la mano sulle lame e sulle bombole del gas. Kenny sospirò, abbattuto.
«Non voglio morire... e poi desidero il potere.» Mormorò. I due rimasero a osservarlo, inteso che quelle sarebbero state solo le folli parole di un uomo in fin di vita. La sua ultima eredità nel mondo che stava per lasciare.

«Però, certo... ora che ci penso, credo di capire perché l'ha fatto. Tutte le persone che ho visto erano uguali. Alcool, donne, Dio, famiglia, Re, sogni, figli. Forza.» Manami venne attraversata da un brivido dopo ogni parola «Ognuno dev'essere ubriaco di qualcosa, per riuscire ad andare avanti.»
E la ragazza provò una fitta al petto, le si dipinse in volto un'espressione addolorata. Levi guardò Kenny con disinteresse, come fosse stato pazzo.

«Tutti erano schiavi di qualcosa, persino lui...»

Levi diede un colpo al petto dell'uomo con il fucile. Stavano solo perdendo tempo. Kenny sputò sangue «E TU CHI SARESTI, UN EROE?!» Gridò con le ultime riserve di energia che gli rimanevano, rivolgendosi al nipote. Egli si inginocchiò di fronte a lui e lo scosse per le spalle, per farlo rimanere sveglio «Kenny, dimmi tutto quello che sai! Perché il primo Re non desiderava l'esistenza della razza umana?»
«Non lo so. Tuttavia, è quella la ragione per cui noi Ackerman ci siamo messi contro di lui.»
Vomitò altro sangue, che schizzò e andò a sporcare una guancia del corvino. Manami non riuscì a vedere la sua espressione, ma capì solo dalla sua voce quale fosse il suo stato d'animo. Le occhi le si rattristarono e sentì freddo, ma non a causa del vento.
«Anche il mio cognome è Ackerman.» Insinuò Levi «Tu... in realtà cos'eri per mia madre?»

La domanda fatidica.
Ma Kenny proruppe in una grossa risata, gli occhi lucidi di follia.
«Idiota! Io sono soltanto suo fratello maggiore!»
Tossì ancora, e il respiro cominciò a mancargli dal petto. Il nipote lo guardò a occhi sgranati. «Quella volta... perché sei sparito, lasciandomi solo?»
Ebbe la stessa espressione delusa e bambinesca di vent'anni prima. Le labbra socchiuse e lo sguardo perso, mentre l'ultima persona della sua famiglia stava morendo di fronte a lui, in quel preciso istante, e lo stava abbandonando di nuovo. Quella sensazione di vuoto nell'animo che era abituato a sopportare, che per lui rappresentava la normalità.

«Io... non avrei mai potuto essere un padre.»
Gli premette contro il petto la scatola in latta contenente la fiala, ed esalò il suo ultimo respiro. Lì, ai piedi di quell'albero sulla collina. Una morte pacifica in seguito a una vita di violenze e sangue. Manami socchiuse gli occhi e si avvicinò a Levi. Si chinò di poco e gli posò una mano su una spalla. Con l'altra estrasse dalla tasca un fazzoletto e gli pulì la guancia dalla macchia di liquido rossastro. Levi rimase inerme, freddo come una statua. Le pupille fisse sul volto di Kenny. Un soffio di vento gli smosse i ciuffi corvini dalla fronte e la ragazza glieli rimise apposto, spostandoglieli dietro i lobi delle orecchie. La udì sospirare e poi gli afferrò saldamente una mano.

«Seguimi.» Gli disse, un tono calmo e tiepido. Levi sbatté le palpebre un paio di volte e si alzò piano in piedi, infilando la scatola nel giacchetto. Non si ribellò alla stretta di lei e la seguì titubante verso l'orizzonte, mano nella mano. Le stava dietro e osservava come le ultime luci del sole si riflettessero nei suoi occhi oceanici, sul profilo del suo naso perfetto e sulle labbra rosee. Camminarono lentamente finché non giunsero sul culmine di una collinetta lì vicino. La cinta di mura del distretto era visibile in lontanza. Manami continuava a muovere il polpastrello del pollice per accarezzare il dorso della mano di lui. Gli si mise di fronte, scrutandolo dall'alto, e gli afferrò pure l'altra. Il sole che tramontava affianco a loro come in un dipinto poetico e il vento che smuoveva i loro mantelli.

«Che cosa siamo venuti qui a fare?» Chiese il più basso, con un'espressione ben poco convinta in volto. Sarebbe bastato uno strattone e si sarebbe liberato dai tocchi di lei, che gli cingeva le membra così delicatamente da fargli venire il voltastomaco.
Ella fece spallucce e intrecciò le loro dita. Continuò a scrutarlo attentamente dall'alto in basso e Levi non riuscì a sostenere quello sguardo così caritatevole. Parevano due pozzi scuri in cui sarebbe potuto cadere, che non gli facevano più sentire la terra sotto i piedi. E all'improvviso sentì caldo, nel petto, dove fino a un istante prima regnava il gelo.

«Chiudi gli occhi.» Gli raccomandò lei.
Il corvino ritrasse il capo e sbuffò «Ancora con questa storia-»
«Va bene, allora.»
Si vide venire addosso la ragazza e all'inizio non capì cosa fosse accaduto. Ci mise degli attimi a realizzare che era stretto tra le braccia di Manami, e che quel rumore ritmico e rapido che sentiva sotto l'orecchio era il battito del suo cuore. Spalancò gli occhi e la spinse via, premendo con forza sull'addome.

«Ma che cazzo fai?!» Sputò come se fosse veleno, facendo dei passi indietro per imporre distanza tra loro. Sentì il corpo che veniva scosso da brividi e non aveva più controllo delle proprie azioni. «Ti si è bacato definitivamente il cervello o cosa?» Domandò ancora.
Manami deglutì e fece un profondo respiro. Non pareva ferita da quelle parole, ma rispettava la sua richiesta di spazio. Sostava in piedi, le braccia distese lungo i fianchi e il capo un po' ciondolante verso il basso.

«Levi, perché mi allontani?» Domandò ingenuamente, incalzandolo con lo sguardo gentile.
Egli alzò il capo di scatto e lei vide che aveva gli occhi sgranati.
«Eh?» Si lasciò sfuggire dalle labbra, incredulo, le iridi ridotte a fessure.

«Fai così con tutti. Non pensare che non lo sappia, e che non ne conosca il motivo.» Chiarì l'altra. Lo fissò dall'alto e un fuoco le si accese nelle pupille, la voce si fece più determinata.
«Però davvero non ti capisco. Anch'io ho perso persone a me care. Anche Armin, ed Eren, e Mikasa. Tutti abbiamo perso qualcuno a cui tenevamo - ed è vero, fa male, ma non ha alcun senso trattenersi dall'amare qualcuno, solo per la mera paura di perdere quella persona in futuro. Tutti muoiono, prima o poi. E dato che questo potrebbe accadere da un momento all'altro, perché non vivere al meglio il tempo che rimane, invece che sprecarlo? È vero, forse soffriresti di più se ti affezionassi del tutto a questa persona e poi morisse, ma al contempo saresti più felice al suo fianco, finché ci fosse, piuttosto che importi dei limiti perché poi non vuoi soffrire. E poi non è vero che non soffriresti! La gioia si paga col dolore, ma serve anche a contrastarlo! Mentre, se tu ti ostini a-»

Levi alzò le mani per placarla «Basta così. Manami, basta così.»
Ella sospirò e si ricompose, non distogliendo mai il proprio sguardo da quello argenteo di lui. Aveva detto tutto ciò che pensava. Non sapeva se gli avrebbe fatto cambiare idea o meno - non era quello il suo vero scopo. Desiderava soltanto renderlo partecipe del fatto che c'era sempre un altro modo, che se lui solo avesse voluto, se si fosse lasciato andare a lei... gli sarebbe stata accanto come già aveva fatto numerose volte, persino al costo della propria vita. Nel bene e nel male, fino alla morte. Era quello il desiderio più intrinseco della giovane Manami, e l'avrebbe portato a termine anche senza il consenso del corvino. Ma stava a lui, in quel momento, decidere fin dove potevano spingersi. Alzando lo sguardo da terra, vide che lui la stava fissando in volto e arrossì, sbarrando di poco gli occhi. Un brivido la percorse: Levi era in silenzio. Non aveva detto niente... forse stava pensando? No. Il suo sguardo era diverso. La guardava come se stesse cercando di capire. Lo aiutò.

«Voglio solo sapere cosa ne pensi. Esprimi i tuoi sentimenti, Levi. E se non riesci a farlo a parole, dimostramelo con i gesti.»
La sua voce giunse come una docile carezza all'udito dell'uomo. Egli socchiuse gli occhi e sospirò. Era un sospiro lungo che servì a fargli normalizzare il battito cardiaco.
«Perdonami.» Mormorò, tentò di rilassare i muscoli dell'intero corpo. Strinse i pugni tanto che le nocche gli divennero lattiginose «Fallo di nuovo.» Disse, spalancando gli occhi e puntandoli dritti in quelli della ragazza. Ella sussultò visibilmente e sbatté le palpebre un paio di volte, rimanendo immobile. Non era sicura di aver inteso bene a cosa si riferisse Levi. Allora lui roteò gli occhi al cielo a aprì le braccia, invitandola con un gesto delle mani.

«Mi spingerai via ancora?»
«Non lo so. Fallo e basta, prima che cambi idea.» E storse il capo di lato. Udì i passi di lei avvicinarsi e accadde. Per quanto si fosse sforzato di prepararsi a quel gesto fin troppo intimo, quando il corpo di lei si posò al suo e gli avvolse la schiena con le braccia, gli posò il mento sul capo, si ritrovò irrigidito e incapace di muovere un solo muscolo. Uno strano calore si irradiava dai punti in cui erano a contatto e provò quasi impressione nel sentire il petto di lei alzarsi e abbassarsi, i suoi respiri carezzargli i capelli e le sue mani massaggiargli la schiena. Tentò di allontanarla un'altra volta, tuttavia lei non si fece ingannare.
«Eh no, ora non mi scappi.» Gli disse, aumentando la presa attorno al suo torace. Il corvino si ritrovò come un poppante con il volto immerso nel cospicuo seno della ragazza e le dita che tentavano di rimanere immobili sulle sue scapole. Ma continuava a tremare, fuori controllo. E tratteneva il fiato.
Poi un bacio gli venne posato sulla tempia. Fu uno schiocco ben udibile, ma emanò un tepore talmente delicato che gli fece salire un nodo in gola. E poi un altro, più in basso, al centro della guancia. Levi sentì le gambe cedere e la testa leggera, e per un battito di ciglia rivide sé stesso, da bambino, tra le braccia della madre. A Manami invece sembrava solo un uomo fragile come il cristallo, prezioso come il diamante.

«Hey, Levi, tutto bene?» Gli domandò allarmata, retrocedendo di poco. Lo scrutò in viso e lo vide con le gote arrossate. Sentì le sue dita stringere il tessuto del mantello come per sorreggersi.
L'altro sgranò gli occhi. Un'ondata fulminea di calore lo pervase da capo a piedi e una nuova scintilla gli si accese negli occhi. Annuì vigorosamente un paio di volte e stavolta fu lui a stringere a sé Manami. Si alzò di poco in punta dei piedi, così da poter appoggiare il mento sulla sua spalla, e si lasciò cullare dalla brezza fresca che li avvolgeva, dal tepore degli ultimi raggi di sole e dalla presenza di lei. Serrò le palpebre e finalmente si permise di sciogliersi tra le sue braccia.
In quel momento, Levi ebbe la sensazione che ogni cosa fosse al proprio posto.

Passò del tempo. Non sapevano quanti minuti erano rimasti così, ma ricominciarono a incamminarsi verso la città solo quando il sole era ormai tramontato. Arrivati alla stalla del Quartier Generale per accudire i loro fidati cavalli, Manami non riusciva a togliere gli occhi di dosso all'altro. L'osservò di sottecchi mentre, ignaro di avere gli zigomi perennemente tinti di rosa e i ciuffi corvini disordinati, dava l'ordine ai soldati della Guarnigione di andare a recuperare i Corpi dei Gendarmi, l'indomani.
Pettinò la criniera dell'equino dal manto plumbeo di Levi e non appena egli rientrò nella stalla gli si rivolse.

«Levi... dobbiamo andare a far rapporto dal Comandante Erwin.» Disse, e così facendo riuscì a ottenere l'attenzione del più basso «Vedi di tornare in te, o penserà che ti abbia fatto chissà cosa e se la prenderà con me.» Lo provocò, un ghigno furbo dipinto sulle labbra. L'espressione dell'uomo si rabbuiò e gli occhi si affinarono.
«Mpf, così va meglio?» Mugugnò, tentando di sistemarsi i capelli per quanto possibile. Insomma, non voleva sembrare un adolescente appena uscito da un incontro amoroso.
Manami inclinò il capo di lato e gli si avvicinò, dandogli una leggera carezza sulla guancia, che avvampò di nuovo.
«Quanto sei carino...» mormorò, accarezzandogli ancora i lineamenti del volto. Lo fissava con iridi luminescenti, incantate. L'altro si distolse da quei tocchi indesiderati, dandole uno schiaffo alla mano per allontanarsela, e arricciò il naso in una smorfia disgustata.

«Ma da che parte stai?! Non puoi dire certe cose... e soprattutto, smettila di guardarmi così e strapazzarmi come se fossi un moccioso.» La minacciò e uscì dalla stalla, ritrovandosi nel cortile interno della struttura «Puh, mi farai venire il vomito.» Concluse infine, sentendo una strana sensazione all'altezza del torace. Irrigidì i muscoli delle spalle e tentò di seminare la ragazza camminando rapidamente, ma ella lo seguì senza problemi.

«Intendi, le farfalle nello stomaco?» Domandò una volta al suo fianco, con tono incalzante. Levi le rivolse un'occhiata disinteressata, dal basso.
«Quel che è. È una cosa disgustosa e stupida. Mi farai venire la nausea.»
«Dovrebbe essere una cosa bella.»
«Il vomito?»
«No. Le farfalle nello stomaco.»
«Come vuoi. La prossima volta che mi definisci carino ti faccio fare cinquanta giri di corsa.»
La ragazza roteò gli occhi. Non ci credeva nemmeno lui: insomma, come avrebbe potuto giustificare una punizione del genere con i suoi superiori?
Giunsero dinanzi all'ufficio del Comandante e appena prima che Levi abbassasse la maniglia, la ragazza gli sussurrò all'orecchio una frase che lo fece arrossire come un pomodoro, e non gli diede modo di replicare «Sei incredibilmente carino.»

Purtroppo per lei e per le sue gambe, il corvino non scherzava quando diceva che le avrebbe fatto fare cinquanta giri di corsa. Scontò la punizione quella stessa sera in compagnia di Sasha, la quale aveva tentato di rubare dalla mensa delle provviste di alta qualità e si era fatta scoprire in flagrante.
Manami si consolò, pensando che almeno aveva fatto arrossire Levi come un moccioso di fronte al Comandante. Lo sguardo cerulo e perplesso dell'uomo era valso ogni singolo metro di quella punizione. Egli annunciò che l'indomani l'intera brigata si sarebbe diretta alla dorata Mitras, la Capitale reale che governava all'interno delle mura. Era stata indetta l'incoronazione della nuova Regina Historia. Ella aveva infatti guadagnato l'ammirazione di tutto il popolo grazie all'eliminazione finale di Rod Reiss, anche se a governare davvero sarebbe stato l'esercito; tuttavia, la biondina rappresentava una facciata, un collante, tra il popolo e il potere. Risplendeva, sotto quel sole autunnale che colpiva ogni sfaccettatura della sua corona intarsiata di gemme.
La mantella di velluto rosso ornata di pelliccia dai riflessi perlacei, il sigillo reale infilato al suo dito e il suo pugno destro, posato sul cuore. Era l'inizio di una nuova era.

La città era ciò che di più sfarzoso Manami o i ragazzi avessero mai visto in vita loro e non vedevano l'ora di visitarla, dato che era stato concesso loro un ulteriore giorno di riposo prima di tornare alla base operativa a Trost. Nel retroscena, Erwin e le alte sfere dell'esercito iniziavano a progettare il piano definitivo per la riconquista di Shiganshina. Aleggiava una certa aria di festa, imbastita ulteriormente dal meteo mite che vigeva in quei giorni. Tuttavia, nei cuori dei soldati iniziava a prendere spazio l'ansia dell'imminente missione. Manami e Levi erano appena usciti da un colloquio con il Comandante Supremo Zachary, Erwin, Pixis, Hanji e un paio di altri capisquadra veterani dell'Armata. Il corridoio si era svuotato e fra le pareti riecheggiavano le voci dei due compagni. I soffitti erano altissimi e definiti da archi a sesto acuto. Sulla parete orientale c'erano disposte file e file di vetrate ornate di fil di ferro da cui entravano i raggi di sole calante. Entrambi indossavano il cappotto verde che scendeva quasi fino alle loro ginocchia e sulla cui schiena era ricamato il simbolo delle Ali della Libertà. Levi aveva il solito fazzoletto legato intorno al collo mentre Manami aveva aperto i primi bottoni della camicia, lasciando scoperta la porzione di pelle tra le clavicole. I capelli erano acconciati in un paio di trecce che si univano in un elegante chignon basso sulla nuca. Era stata Hitch a farle vedere come si faceva quel tipo di pettinatura.

«Sai cosa mi ha detto prima il Comandante?» Cominciò lei, con tono entusiasta, e si poggiò di spalle al muro, gesticolando animatamente «Quando torneremo a Trost potrò avere una camera tutta mia nell'ala dei responsabili! Così potrò sgattaiolare da te e romperti le scatole senza il rischio che qualcuna delle mie compagne se ne accorga. Ti devo ancora una montagna di tè, ricordi?»
Levi infilò le mani in tasca e la scrutò indifferente.
«Evviva.» Disse, la voce del tutto piatta «Non vedo l'ora.»
Ma Manami non comprese se fosse serio o sarcastico. La seconda delle due opzioni, molto probabilmente. Sbuffò annoiata e allungò lo sguardo verso l'ingresso del corridoio. Da lì sarebbero dovuti comparire a breve i suoi compagni e Historia. Si lasciò scivolare lungo la parete e divaricò le gambe, fino ad arrivare a far la spaccata a terra.
«Mi spieghi... perché diavolo ti sei messa così?» La guardò male Levi, dall'alto - per una volta. Ella fece spallucce e ricambiò l'occhiata con più naturalezza possibile.

«Perché altrimenti ti verrà il torcicollo a piegare sempre la testa in su per guardarmi quando parliamo.» Poi si osservò intorno, fingendosi meravigliata «Certo che, da questa prospettiva, il mondo ha un aspetto del tutto diverso...»

«Sono dell'idea che il dolore sia la migliore disciplina, e tu sei persino nel punto perfetto per esser presa a calci.» La minacciò l'uomo, stringendo i pugni. Non intendeva davvero farle del male, sia ben chiaro, come in realtà apprezzava non poco quelle brevi effusioni d'affetto che si ostinava a ripudiare. Provava solo un senso di stranezza, rabbrividiva inevitabilmente, si sentiva scaldare dal basso ventre fino alle guance. Non riusciva a controllarsi e questo lo faceva sentire incredibilmente stupido.
Mise il broncio.

Manami ridacchiò e balzò in piedi, a braccia spalancate «Eddai, vieni qui!» Levi sgranò gli occhi e ben presto si ritrovò sollevato da terra. Ella gli avvolgeva la schiena con un braccio e le cosce con l'altro e così facendo l'uomo si ritrovava più in alto di lei. Fu costretto a sorreggersi, posando le mani sulle sue spalle.

«Allora, com'è il mondo visto dall'alto?» Sogghignò ella.
Levi aveva le pupille ridotte a fessure e le labbra spalancate dallo stupore «Manami-»
Lei roteò su sè stessa un paio di volte e continuò a sorridergli. Lo stringeva talmente forte che se anche avesse tentato di divincolarsi non sarebbe riuscito a farlo. Si sentì così piccolo...
«Guardati un po' intorno - non dirmi che hai le vertigini!»

Apparte il fatto che con il dispositivo per la manovra era arrivato ad altitudini molto più elevate... E se Erwin fosse uscito dal suo ufficio proprio in quel momento e li avesse visti? O se fosse passato di lì un messaggero? E se fossero arrivati i ragazzi con la regina e li avessero colti così in flagrante?

Manami si intenerì nel percepire i muscoli di Levi contrarsi spasmodicamente ogni qualvolta che gli accarezzava la schiena con le dita. Era così sensibile, a livello fisico... e cazzo, quanto pesava.
«Ah, e va bene.» Sospirò e lo lasciò andare piano. Non appena le punte dei piedi di lui toccarono terra, lo abbracciò e gli schioccò un bacio in fronte, senza dargli modo di reagire. Riusciva sempre a coglierlo di sorpresa perché era l'unica persona con cui Levi si permetteva di abbassare la guardia. Hanji era un po' troppo pazza e con Erwin sentiva il dovere di essere nella migliore della propria forma. Manami non gli dava alcuna ansia, invece.
«Però ammetto di preferirti quando sei basso. Insomma, fa parte del tuo carattere da nanetto scorbutico e se fossi alto non saresti più tu. E poi la trovo una cosa a dir poco adorabile, soprattutto quando ti arrabbi e fai proprio questa faccia.»
Gli puntò un indice contro il volto mentre posò l'altra mano sul muro dietro di lui, intrappolandolo tra sé e la superficie in pietra. Manami era ardente come una fiammata incontrollabile, potente come un'onda che ti travolge in piena, e Levi non poteva far altro se non lasciarsi trascinare da essa, inerme. Era ciò di cui il suo animo aveva bisogno: necessitava di venir risvegliato, di sentirsi vivo come non aveva mai fatto prima. Posò le mani sul muro dietro di sé e guardò verso l'alto il volto della ragazza. Ella gli sorrideva dolcemente, quei suoi occhioni blu che si erano arrotondati.

«A proposito, ti va di uscire con me, dopo? Hitch ha detto che conosce una bella pasticceria qui vicino, e che vendono anche delle pregiatissime foglie di tè. Potremmo andare lì. Che ne dici, Levi?»

«Foglie di tè, hai detto?»
Suonava molto allettante come proposta.

Manami annuì vigorosamente e avvicinò il proprio volto a quello dell'uomo, sfiorandogli lo zigomo arrossato con il polpastrello del pollice. Le punte dei loro nasi si sfiorarono e l'altro sgranò ancor di più gli occhi. Le labbra si mossero qualche volta senza che alcun suono ne uscisse.
«S-sì, va bene...» mise le mani sulle spalle di lei e la spinse via con gentilezza. Tentò di ricomporsi.

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«Aspetta. Sei davvero sicura, Historia?»
«Che c'è? Eren, non sei stato tu a dire che avrei dovuto farlo?»
Domandò la biondina, scaldandosi le nocche delle mani per un'eventuale rissa. Aveva le labbra piegate in un sorriso sghembo e una scintilla furbesca accesa negli occhi color cielo.
«Quella è stata l'ultima battuta del signor Reeves, no? Se non lo odi realmente, lascia perdere.»
Connie si mise le mani dietro la testa e alzò lo sguardo al soffitto «Già, e poi non pensi a Manami? Ti atterrerà ancor prima che tu possa muovere un solo dito contro di lui, non importa se sei la regina.» Constatò, e Sasha gli diede man forte «Sì! A volte Manami fa davvero paura...».
In difesa della compagna intervenne Mikasa, con il solito tono distaccato.
«Manami non sarà un problema. L'ho avvisata io prima, e ha detto che non si sarebbe messa in mezzo. Ha detto che quando il Capitano ha minacciato Historia era per una buona causa e, inoltre, si trattava di una situazione piuttosto stressante. Manami ha aggiunto anche che il Capitano non se la prenderebbe per una stupidaggine del genere, secondo lei. Non ora come ora, almeno.»
Armin annuì comprensivo «Manami lo conosce meglio di noi, no? Se lei dice che non si arrabbierà, probabilmente andrà così.»
«Questo sarà da vedere...» borbottò sottovoce Jean, e tutta quella discussione non fece altro se non far esaltare ancora di più Historia. Ella fece qualche saltello sul posto e prese a pugni l'aria.
«Visto? Se non lo faccio, non sarò mai una buona regina!»

Svoltarono l'angolo in gruppo e si ritrovarono nel lungo corridoio. L'eco delle loro voci destò l'attenzione dei due superiori, che si mossero in rapidità dalla posizione in cui si trovavano e si rivolsero a loro. Manami accennò a un sorriso e si affiancò a Levi.
«Hey, ragazzi! Regina.» Fece un occhiolino a Historia ed ella ghignò. Calò il silenzio.
La ragazzina parve andare in iper ventilazione, il corvino stava per chiederle se ci fosse qualche problema ma lei all'improvviso tirò un urlo e cominciò a correre contro di lui. I volti dei ragazzi si tinsero di terrore. Mikasa sorrideva sommessamente e Manami aveva storto il naso, curiosa di vedere come si sarebbe evoluta la cosa. Levi si girò di lato, in modo che il pugno di Historia lo colpisse sul braccio e che ella non si facesse troppo male alla mano nel colpirlo agli addominali. Il colpo smosse solo la poca polvere accumulata sulla manica della giacca.

Ella retrocesse e lo sfidò ancora «Allora? Guarda che io sono la regina! Se hai qualche problema con me, allora-»

Nel vedere quella bambina venirgli addosso con tutto quell'ardore, negli sguardi sorpresi dei sottoposti e nelle impronte lasciate dal tepore di Manami sulla sua pelle, non poté fare a meno di lasciarsi andare a una serena risata. Si innalzò un sussulto generale, tutte le pupille si puntarono dritte sulle sue labbra, incurvate all'insù, e sui suoi occhi rilassati.

«Ragazzi, grazie.» Disse, con tutta l'onestà del mondo nella voce.

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Nota autrice:

*si scioglie ed evapora*
Finalmente! Cari, care che siete arrivat* a leggere fin qui, meritate una medaglia per la pazienza XD
Vi ho fatto attendere 36 (36? Wow) capitoli ma eccoci qui, nel fulcro romantico dell'intera fanfiction. Ormai non manca poi molto alla conclusione, ma era necessario che il rapporto dei due personaggi maturasse abbastanza per giungere sino a questo punto.
Poi li vedremo in azione durante la riconquista di Shiganshina, e chissà...

アデル

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