Marchio di fabbrica

By e_skyler_b

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Un'insolita serie di reati informatici attira l'attenzione di Jacen, Sentinella seraniana. Ad affiancarlo nel... More

Benvenuto!
PROLOGO
1
2
3 - prima parte
3 - seconda parte
4
5
6 - prima parte
6 - seconda parte
7 - prima parte
7 - seconda parte
8 - prima parte
8 - seconda parte
9
10 - prima parte
10 - seconda parte
11 - prima parte
11 - seconda parte
12 - prima parte
12 - seconda parte
13
14
15 - prima parte
15 - seconda parte
16 - prima parte
16 - seconda parte
17
18 - prima parte
18 - seconda parte
18 - terza parte
19
20
21
22
23
24
25 - prima parte
25 - seconda parte
26 - prima parte
27 - prima parte
27 - seconda parte
28
EPILOGO
GLOSSARIO
*Curiosità*

26 - seconda parte

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By e_skyler_b

Sopra lo spiraglio luminoso si formò un improvviso alone di luce, che Skyler trovò accecante dopo tanto buio; si portò una mano davanti agli occhi perché si abituassero.

Aveva intuito che doveva trattarsi di una porta, e non fu sorpresa di percepire la presenza di qualcuno. Quando gli occhi si abituarono e misero a fuoco Croyle lo trovò quasi deludente tanto era banale.

Si accesero le luci, candide e fredde, che le permisero di vedere meglio i macchinari attorno a lei, alcuni dei quali ora emanavano un lucore azzurrognolo.

«Signorina Lyell, il suo atteggiamento mi ha molto amareggiato» esordì. «Si è comportata come la proverbiale serpe in seno, ficcando il naso in faccende che non la riguardavano affatto»

La voce era pacata e calda, come se si trovassero alla Livetech, attorno al tavolo della sala riunioni mentre discutevano la campagna pubblicitaria per l'ultimo gadget per homesweep. Skyler avrebbe preferito un tono irritato o delle urla.

«Dov'è Jacen? Cosa gli avete fatto?» chiese, senza riuscire a celare una preoccupazione che aveva sperato di non lasciar trapelare.

Croyle sorrise. «Jacen? Immagino si riferisca al detective Kinall»

«Cosa gli avete fatto?» ripeté lei, alzando la voce e battendo un pugno sulla parete della cella.

Lui rise. «Dopotutto devo aver sopravvalutato le sue capacità se non è stata in grado di comprenderlo da sola: non abbiamo fatto nulla alla Sentinella, non abbiamo mai nemmeno avuto a che fare con lui»

Per un confuso istante Skyler pensò alla manipolazione mnemonica. Magari il ricordo di Jacen nella dropcar era fasullo, impiantato nella sua testa per qualche motivo. Ma non era possibile, non in un periodo così breve. A meno che non fosse trascorso molto più tempo di quel che credeva.

Croyle la fissava divertito, e la cosa era tutt'altro che rassicurante; Skyler ebbe la sensazione che potesse leggerle ogni singolo pensiero e la sola idea le dava i brividi.

«Non riesce a capire, eh!» allargò le braccia e un ghigno gli comparve sul volto. «Non c'era nessun Jacen nell'auto. I miei androidi hanno clonato quello che credevano essere il suo Vortex, signorina, come da istruzioni. Ma non era lei, nel Kyhome, e il bracciale apparteneva a una Sentinella. Il che mi ha dato accesso a un programma piuttosto interessante...»

Il cuore di Skyler sprofondò. Non era Jacen il ragazzo nella dropcar, ma qualcuno con le sue sembianze. E lei non era nemmeno riuscita a distinguerlo. Ora diventava chiaro il seguito, non era difficile immaginare perché non rammentasse il viaggio in auto e i ricordi terminassero pochi secondi dopo la salita.

Si sentì incredibilmente sciocca per non aver saputo prevedere che Croyle – ancora a piede libero – avrebbe potuto elaborare un altro piano. Una vocina dentro di lei le ricordò che aveva di fronte uno degli uomini più brillanti del Paese, ma ciò, anziché ridonarle un po' di autostima, le fece tremare le ginocchia al pensiero di averlo come avversario, da sola.

«Dove mi trovo?»

«Non credo sia di alcuna utilità per lei saperlo. Però se ci tiene le comunico che siamo in un laboratorio di mia proprietà, situato nel distretto Sibel»

«Perché mi trovo qui? Ho visto che mi avete privata del Vortex, che altro vi serve da me?»

Croyle simulò un'espressione contrita e scosse la testa. «Mi delude una seconda volta, signorina Lyell. Davvero crede che impossessarmi del Vortex fosse il mio obiettivo ultimo? Se l'ho fatto clonare è solo per sicurezza! Perché mai avrei dovuto esserne interessato? Per approfondire la sua vita sentimentale, come se fosse un olofilm romantico? O forse per carpire i segreti della sua abilità come grafica?»

Il tono era evidentemente sarcastico, Skyler capì che stava cercando di umiliarla. Non senza risultati, peraltro, dal momento che non si sentiva così ingenua, sciocca e inutile da quando era stata surclassata dal fratello in una partita ad Aphebis. A pensarci ora sembrava una sciocchezza, ma aveva commesso una serie imbarazzante di errori, che Shan le aveva fatto pesare fino allo sfinimento, con la delicatezza che lo contraddistingueva. Ora Croyle si stava comportando allo stesso modo, facendosi beffe di ogni suo sbaglio. Ma con conseguenze molto diverse e imprevedibili.

«Nel suo bracciale non c'è nulla di interessante per me. Crede forse che il mio obiettivo fosse cancellare ricordi pericolosi? Mi sottovaluta se pensa davvero che non sappia che gli stessi episodi si trovano anche in altri Vortex, primo fra tutti quello del suo amico detective. No, il bracciale non mi interessa; le è stato disattivato e tolto per evitare spiacevoli inconvenienti, come comunicazioni inappropriate. Sarebbe stato un vero peccato se lei avesse contattato gli amichetti per raccontare loro ciò che le è accaduto, magari inviando la posizione attuale. Una seccatura per me e la mia squadra, glielo assicuro; ma forse questo può capirlo addirittura lei»

Stavolta Skyler ignorò la stoccata, perché ogni cellula nervosa era concentrata sulle conseguenze del discorso appena ascoltato. Per quanto ci pensasse non riusciva a immaginare quali fossero le volontà di Croyle, ma non nutriva dubbi sulla pericolosità della situazione. Era convinta che, in ogni caso, non avrebbe lasciato quello stupido laboratorio tanto facilmente; ma cosa poteva guadagnare l'uomo dalla sua scomparsa? Non riusciva a pensare a niente di sensato.

Di nuovo Croyle la fissava beffardo, di certo cercando di capire a cosa stesse pensando. Non voleva dargli alcuna soddisfazione e cercò di convincere paura e preoccupazione ad abbandonare il suo volto, restituendogli un apparente serenità. Non era sicura di esserci riuscita, ma le parve di aver recuperato un pizzico di controllo e si sentì meno in balia delle onde. Anche se la situazione non era affatto mutata.

Dopo qualche minuto Croyle si stancò e avviò una comunicazione tornadica. Durò pochi istanti, ma la ragazza comprese che aveva dato il via libera a qualcuno e fingere indifferenza divenne subito più difficile: l'apparente equilibrio stava per essere di nuovo stravolto, e ne ebbe paura. Presto avrebbe scoperto a cosa doveva la propria presenza in quella prigione trasparente.

La porta si spalancò e due persone fecero il loro ingresso nel laboratorio. Il primo era un uomo alto e ben piantato, dal fisico scolpito; non poteva avere più di trentacinque anni, i capelli erano scuri e cortissimi, gli occhi azzurri rivelavano un'impassibilità quasi annoiata. La seconda era una giovane donna dai capelli dorati raccolti sulla nuca. Anche i suoi occhi erano azzurri, ma anziché noia vi trasparivano determinazione e freddezza; Skyler capì subito che si trattava di una persona pratica.

«Bene. Possiamo procedere» disse Croyle inclinando leggermente la testa verso il punto in cui si trovava Skyler.

L'uomo dagli occhi azzurri non se lo fece ripetere; si mosse con passo deciso ma tranquillo verso il cilindro e, a un suo comando, le pareti scivolarono verso il basso, sprofondando nel pavimento. Skyler le guardò scomparire, silenziose.

«Non le conviene tentare mosse azzardate» l'avvertì subito Croyle. «Se si ribellerà saremo costretti a prendere provvedimenti poco piacevoli»

L'uomo dall'aria annoiata le afferrò un braccio, senza dire una sola parola, e la condusse verso una postazione sulla destra; qui vi era una sedia con braccioli e un banco da lavoro quasi vuoto, ad esclusione di una scatolina colorata che a Skyler non ricordava nulla che avesse già visto.

Non oppose resistenza quando la fecero sedere e alzò gli occhi su Croyle sperando di sembrare più risoluta di quanto si sentisse.

Sussultò quando si rese conto che le braccia, che l'uomo aveva posizionato sui braccioli, non rispondevano ai comandi e giacevano immobili. Per la prima volta si sentì davvero indifesa e alla mercé di Croyle e dei suoi collaboratori.

Il Presidente della Livetech la osservava con aria appagata e aveva un sorrisetto soddisfatto stampato sul volto; Skyler avrebbe dato qualunque cosa per cancellarglielo. Non riusciva, ora che si trovava in un laboratorio, a togliersi dalla testa i sintetici e tutto quello che avevano dovuto sopportare per colpa di quell'uomo. Ripensò a Rory, a quanto aveva sofferto nello scoprire la propria identità, e a Ryben, che proprio quel giorno aveva deciso definitivamente da che parte stare e l'aveva fatto in modo eroico.

Doveva pagare per ciò che aveva compiuto, per l'omicidio di Melne e per le persone che aveva privato della volontà e ora si trovavano, innocenti, in carcere al posto suo.

«Ormai è finita» disse, guardandolo negli occhi. «Abbiamo le prove di ciò che hai commesso. Puoi anche uccidermi, questo non cambierà il tuo destino: anzi, finirà per aggravare la tua posizione»

Croyle rise di nuovo. «Ucciderla? E perché dovrei? Non ne otterrei alcun beneficio, e non è mia abitudine fare qualcosa senza scopo. L'unica eccezione è stata Melne, ma si è trattato di giustizia, visto il crimine commesso» si fece di nuovo serio. «No, io non la ucciderò, signorina Lyell. Le sarà iniettata una sostanza di mia invenzione, che la accompagnerà per il resto della sua – le auguro lunghissima – vita. Nulla di spaventoso o doloroso, non si deve preoccupare; non si accorgerà nemmeno della presenza. Sarà come un'amica speciale, discreta ma sempre presente al suo fianco. Per me si tratta di un'assicurazione: finché scorrerà dentro di lei saprò che i suoi amici non oseranno usare quanto scoperto contro di me, perché la condannerebbero a morte»

Sorrise, e il volto si deformò in un modo che Skyler trovò quasi spaventoso, rivelatore del lato più crudele dell'uomo.

«Immagino che lei sia confusa a questo punto. Sappia che per me non esiste crimine peggiore del tradimento. Non parlo in termini meramente sentimentali, sia chiaro, il mio è un discorso dalla portata più ampia. Tradire qualcuno che ci ama, certo, ma anche un amico, o un ideale. Non tollero il tradimento, e lo stesso vale per la silenziosa amica che a breve conoscerà; se la tradirà, lasciando che gli amici rendano pubbliche le prove ottenute, lei reagirà e, mi creda, non sarà affatto piacevole. Per lei prima o poi la sofferenza avrà termine, ma sui suoi amici peserà per sempre la responsabilità della sua morte. E se crede di poterla estirpare in qualche modo sono costretto a deluderla: qualsiasi tentativo di manipolarla o annullarla la attiverebbe all'istante, senza alcuna eccezione»

«Non mi lascerò condizionare» disse Skyler con il tono più calmo che riuscì a racimolare. «Non permetterò che la mia salute sia anteposta alla giustizia»

Tremava, ma sperava che non fosse troppo evidente. Le emozioni della giornata, dai preparativi all'azione, le sembravano ormai lontanissime. Possibile che fossero trascorse solo poche ore? Quella scena che aveva davanti agli occhi, con Croyle che sorrideva beffardo e i due complici che armeggiavano con i macchinari attorno a lei, pareva appartenere a una vita che non era la sua, a un universo differente, tanto era lontana dalla quotidianità a cui era abituata. Possibile che stesse accadendo realmente? Sarebbe uscita di lì con un siero mortale dentro di sé? La sua vita stava davvero per trasformarsi in modo tanto radicale?

Croyle si avvicinò alla sedia su cui era bloccata, e le sorrise. Non era un sorriso gentile, né allegro; vi era una sfumatura divertita, ma non gioiosa.

«Qui non mi ha deluso, signorina Lyell. Sapevo che avrebbe reagito in questo modo, immaginavo che non avrebbe voluto essere causa del fallimento della vostra indagine, anche se trovo questo altruismo poco pratico e ancor meno intelligente: per esperienza le assicuro che non ne vale la pena, per nessuno, perché l'egoismo è sempre la scelta più avveduta»

La fissò attendendo una risposta che non giunse. Allora il sorriso si allargò, sghembo e beffardo. «Ciononostante, sono certo di raggiungere il mio scopo, perché i suoi amici, in particolare il detective Kinall, non saranno affatto d'accordo con lei»



Avevi capito che non era Jacen il ragazzo nella dropcar, oppure il piano di Croyle ha sorpreso te quanto Skyler?

Per la ragazza le cose sembrano mettersi davvero male ora.

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