Marchio di fabbrica

Por e_skyler_b

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Un'insolita serie di reati informatici attira l'attenzione di Jacen, Sentinella seraniana. Ad affiancarlo nel... Más

Benvenuto!
PROLOGO
1
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3 - prima parte
3 - seconda parte
4
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6 - prima parte
6 - seconda parte
7 - prima parte
7 - seconda parte
8 - prima parte
8 - seconda parte
9
10 - prima parte
10 - seconda parte
11 - prima parte
11 - seconda parte
12 - prima parte
12 - seconda parte
13
14
15 - prima parte
15 - seconda parte
16 - prima parte
16 - seconda parte
17
18 - prima parte
18 - seconda parte
18 - terza parte
19
20
21
22
23
25 - prima parte
25 - seconda parte
26 - prima parte
26 - seconda parte
27 - prima parte
27 - seconda parte
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EPILOGO
GLOSSARIO
*Curiosità*

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Por e_skyler_b

La meta era ormai prossima e Rory pensò che fosse quasi un peccato: era piacevole camminare al fianco di Kirei – pur nei panni di Jacen – soprattutto in una zona di Ambrian bella come quella. Gli ariosi edifici multiformi erano resi splendenti dal caldo sole estivo che ne faceva brillare le superfici in un gioco di luci e ombre ben studiato da chi li aveva progettati. Le aree pedonali erano lussureggianti con le loro aiuole ricche di piante ornamentali che si levavano rigogliose e in salute, mentre una musica appena percettibile si diffondeva dalle apposite colonnine polifunzionali.

Il pomeriggio volgeva al termine e molti seraniani camminavano con loro, diretti verso destinazioni meno ignote. Nonostante la ferma volontà di trovare e incastrare i colpevoli dell'assoggettamento dei sintetici non riuscì a non provare un po' d'invidia per quelle persone che parevano non avere una sola preoccupazione al mondo.

Una porzione del Kyhome fece capolino tra altri due eleganti edifici. Lo riconobbe perché, appena saputo che avrebbe dovuto andarci, aveva fatto ricerche sul suo conto, scoprendo che normalmente ospitava una fornita esposizione di componenti per la casa, dai mobili agli accessori elettronici più in voga. In quel momento, però, l'edificio era chiuso al pubblico da diverse settimane, per completo rinnovo.

Kirei aveva cercato informazioni sul proprietario, ma non aveva trovato nulla di strano: si trattava di un imprenditore quarantenne, che possedeva altre tre esposizioni come quella tra Serania e Mendelia, era incensurato e all'apparenza privo di contatti con Croyle e la Biotech.

Era certo che non avrebbero trovato nulla: come Jacen, credeva che l'informatore di Skyler fosse affidabile e che sarebbero stati gli amici nel virtuale ad assistere alla riunione dello scienziato. Tutto sommato preferiva così: l'idea di ascoltare Croyle e i suoi amichetti mentre – con linguaggio a lui incomprensibile – discutevano di affari, non lo entusiasmava. Senza contare che la vista dell'uomo che gli aveva procurato tante sofferenze avrebbe potuto spingerlo a compiere un gesto avventato, soprattutto se le informazioni raccolte nel corso della riunione si fossero rilevate inconsistenti per il loro obiettivo.

Ora la destinazione era davanti a loro: l'imponente edificio ellissoidale era sormontato per un terzo della sua grandezza da una porzione di un secondo ellissoide leggermente più ampio, che pareva pronto a inglobare il resto. Era ricoperto da vetrate che permettevano alla luce di entrare escludendo però la visione dall'esterno: Rory pensò che fosse il luogo perfetto per un'esposizione di componenti di lusso.

***

Kirei lanciò un'occhiata al proprio Vortex, ma non trovò nulla di preoccupante. Aveva attivato ogni possibile protezione, ma non riusciva comunque a evitare di controllare spesso ciò che avevano attorno: aveva cominciato appena erano partiti dalla casa di Skyler e ora l'intervallo di tempo tra una verifica e l'altra era notevolmente diminuito.

Prima di avvicinarsi all'ingresso del Kyhome si voltò per l'ultima volta, passando lo sguardo dalle panchine della zona di distribuzione sulla destra fino all'altro capo dell'area pedonale, seguendo un percorso che comprendeva ogni luogo che riteneva un possibile nascondiglio. Vi erano molte persone: camminavano veloci attorno a loro, alcuni impegnati in conversazioni tornadiche, altri che mangiavano quello che avevano appena ordinato alle tastebox, altri ancora entravano nei locali o prendevano i mezzi per spostarsi altrove.

Era certa che qualcuno stesse controllando i loro movimenti, o meglio, i movimenti di Skyler e Jacen. Il cugino aveva ragione a ritenere importante il loro travestimento nel caso in cui il messaggio del segnalatore anonimo si fosse rivelato esatto. Se Croyle aveva davvero fatto in modo che Skyler ottenesse un'informazione sbagliata, per tenerla lontana dalla vera riunione, era probabile che avesse incaricato qualcuno di accertarsi che avesse abboccato. Non fu però in grado di rilevare minacce nemmeno quando giunse all'ingresso dell'edificio.

La porta non si aprì in automatico per lasciarli entrare, ma bastò un comando tramite Vortex a farla spalancare.

Superò l'ingresso tenendo una mano sul Vortex: in caso di pericolo voleva essere pronta per attivare le difese senza perdere tempo.

Scrutò veloce la hall, sgombra da quasi ogni complemento d'arredo. Era mastodontica e i soffitti altissimi contribuivano a rendere quel vuoto ancor più innaturale. Si sentì piccolissima e, cosa peggiore, scoperta.

Controllò subito la presenza di eventuali individui, ma il sistema non rilevò alcuna presenza umana in quel livello e Kirei si rese conto solo allora di quanta tensione l'avesse accompagnata fino a lì.

Tirò un sospiro di sollievo.

«Qui non c'è nessuno» fece sapere a Rory.

Controllò l'ora. Mancavano pochi minuti all'orario che Croyle aveva indicato al suo interlocutore, era improbabile che ancora non fosse arrivato nessuno, tanto più che l'uomo aveva raccomandato puntualità. Ma non poteva escludere quella possibilità, pur remota, così come non era possibile essere certi che gli uomini si sarebbero recati lì di persona e non avrebbero piuttosto utilizzato avatar.

Kirei sapeva che l'uso di sistemi di comunicazione tradizionali o tecnologici lasciavano dietro di loro una traccia: aveva scoperto più di un criminale grazie a un utilizzo poco accorto di avatar e ologrammi e aveva imparato che chi non desiderava essere scoperto prediligeva recarsi fisicamente nei luoghi delle riunioni. Era quindi poco incline a credere che avrebbero trovato qualcosa di interessante, ma non poteva escluderlo a priori e aveva intenzione di approfondire.

Scrutò con maggiore attenzione la hall e poi si spostò verso le stanze adiacenti. Erano altrettanto vuote e nemmeno qui vi erano tracce di lavori in corso, segno che il Kyhome non sarebbe stato riaperto tanto presto.

Rory la seguiva in silenzio, osservando ogni particolare delle pareti tinteggiate con colori tenui e di pregio e del pavimento lindo e lucido nonostante l'abbandono. Era plausibile che fosse ancora in funzione un elementare sistema di pulizia automatica, cosa del tutto naturale visti i costi di mantenimento pressoché nulli grazie all'autonomia energetica propria degli homesweep.

Il piano terra non riservò loro alcuna sorpresa: stanze vuote, con la sola esclusione di un paio di postazioni con sedie e divanetti in quelli che dovevano essere uffici.

Salirono, scegliendo le scale anziché gli elevatori per essere meno individuabili possibile.

Anche il secondo livello sembrava del tutto immobile: l'unica differenza era dovuta alla presenza di alcuni componenti d'arredo e mensole ancora cariche di oggetti di design, certo residui di quella che era stata l'esposizione.

Il terzo era stato sgombrato solo in parte: camminarono tra complementi moderni, dalle superfici lucide e levigate. Kirei si guardava attorno cercando di dissimulare la preoccupazione: nonostante il Vortex la rassicurasse non rilevando presenze, aveva la costante sensazione di essere spiata.

Rory scoppiò a ridere quando la vide sussultare di fronte alla propria immagine riflessa su una parete a specchio. Lei gli lanciò un'occhiataccia e stava per rinfacciargli qualche episodio dell'infanzia prima di ricordare che non si trattava di Jacen, pur avendone le sembianze.

«Non mi piace questo posto» si giustificò, seria.

«Possiamo andarcene. Non c'è nessuno»

«Non prima di aver controllato i piani superiori» rispose lei cominciando a salire.

A causa della particolare conformazione dell'edificio il lavoro maggiore era stato compiuto: i tre livelli successivi, i più alti, avevano un'ampiezza minore: non avrebbero rubato loro troppo tempo.

Anche il quarto piano non offrì indizi, presentandosi in tutto simile al precedente. Solo quando giunsero al successivo le cose cambiarono.

Qui erano esposti sistemi avanzati di gestione delle abitazioni, soprattutto collaboratori domestici automatici dalle sembianze semiumane.

Rory non poté evitare di confrontare alcuni di loro con l'esemplare che aveva visto a casa di Sonoda, certo meno evoluto.

Vi erano anche alcuni androidi, del tutto simili a un essere umano. Si trattava di modelli destinati a un mercato molto ristretto perché, anche a causa dello scandalo synth, la maggior parte delle persone ormai da anni preferiva sistemi solo in parte umanizzati, oppure del tutto differenti. Erano in pochi a scegliere gli androidi.

Rory non poté fare a meno di avvicinarsi a uno di questi e sfiorarne una mano, per ritrarsi subito: al tatto nessuno avrebbe potuto confonderli con un essere umano, la sensazione era del tutto differente e non gli piaceva. D'altro canto, sentirlo così diverso da lui era un sollievo, visto lo shock subito con la scoperta delle proprie origini.

Erano tutti immobili, disattivati, e indiscutibilmente inquietanti.

Kirei distolse lo sguardo, finendo per osservare un tavolo a pannelli smart, con sedie di design abbinate. Le era sembrato di intravedere un movimento in quella direzione, ma doveva essersi sbagliata, perché ogni cosa era fissa.

Fu Rory il primo ad accorgersene.

«Kirei...»

Lei si girò di scatto, sorpresa dal tono di voce spiazzato dell'amico. Da dietro alcuni divani dall'aria comoda era emersa una figura umana. Si portò la mano alla fondina della pistola, mentre realizzava che la sagoma era troppo bassa per appartenere a un uomo.

«È un bambino!» esclamò Rory facendole segno di riporre l'arma e avvicinandosi.

«No, Rory, non muoverti!» gli ordinò. «Non è un bambino, il Vortex mi avrebbe avvertita se avesse rilevato presenze umane»

***

La figurina avanzava con espressione vacua, a piccoli passi. Gli occhi castani erano fissi su di lui, mentre la testa ricciuta si muoveva appena a destra e sinistra a ogni passo, ciondolante. Doveva avere più o meno l'età che aveva lui quando era stato creato dalla Biotech: e se si fosse trattato di un sintetico?

«Non lo è, Rory» disse Kirei. «I synth sono esseri umani, non so più come fartelo entrare in quella testa»

Lui si voltò verso di lei, vide che non aveva ancora abbassato la pistola e ne fu irritato. Fece un altro passo verso il bambino, ormai molto vicino

«Come ti chiami?» chiese.

Nessuna risposta. Lui si chinò e gli sfiorò una mano; percepì il freddo inanimato che aveva sperimentato con l'androide poco prima e si rialzò, facendo un veloce passo all'indietro, verso Kirei.

La ragazza passò in rassegna le opzioni che aveva a disposizione: lo scatto compiuto da Rory le aveva confermato che si trovavano al cospetto di un androide molto ben curato, quindi la maggior parte dei meccanismi difensivi sarebbe stata inefficace. Creare barriere fumogene non avrebbe impedito ai suoi sensi artificiali di funzionare e tentare di immobilizzarlo con altri mezzi poteva innescare meccanismi di reazione nel caso in cui l'esemplare fosse progettato per il gioco e la difesa dei bambini, come riteneva probabile. Eppure era certa che la sua presenza lì non fosse casuale: non si trattava di un'unità dimenticata attiva per errore, altrimenti avrebbe risposto alla domanda di Rory, presentandosi ed elencando le proprie capacità, per convincere il possibile acquirente. Invece continuava ad avanzare in silenzio.

Quando si accorse di una seconda piccola figura in avvicinamento da destra capì che ormai era troppo tardi: erano circondati.

Rory la affiancò e la guardò con aria smarrita: non aveva mai visto un'espressione tanto confusa sul volto di Jacen, non le piaceva vederlo così, abituata com'era alla sicurezza che di solito trasmetteva il cugino. Ma lui non era Jacen, era Rory. E Rory non era una Sentinella, né aveva ricevuto qualche genere di addestramento: era un civile e spettava a lei assicurarsi che fosse al sicuro.

«Attiva lo scudo» gli disse, facendo lo stesso.

I piccoli androidi si avvicinavano da ogni direzione: erano sbucati, silenziosi e tranquilli, da dietro i mobili non ancora sgombrati. Kirei ne contò dieci.

Era una situazione assurda.

Avrebbe potuto colpirli con la pistola, anche solo con un raggio paralizzante, ma sentiva che sarebbe stato un errore: l'esperienza la invitava alla cautela, conosceva casi in cui un atteggiamento aggressivo aveva portato a reazioni molto pericolose e non voleva correre quel genere di rischio.

Avviò il sistema di analisi complessa, leggendone i risultati sul visore.

Come sospettava i piccoli androidi erano carichi di una sostanza in grado di mettere fuori combattimento una persona in pochi secondi. Il programma rilevò anche una seconda fonte di pericolo: le macchine erano dotate di un codice potenzialmente dannoso per i dispositivi Vortex. Secondo le proiezioni avrebbe potuto corrompere la memoria dei bracciali oltre alle normali funzioni base, compromettendo anche la comunicazione.

«Non li possiamo colpire» avvertì Rory e anche Jade ed Emerald, in ascolto. «Rilascerebbero un narcotico da cui non avremmo possibilità di difenderci»

Lo disse mantenendo un tono composto e tranquillo, ma la sensazione che la situazione stesse sfuggendo al suo controllo cominciava a farsi opprimente.

«Maledizione!» fu la risposta di Rory, che interpretava benissimo i sentimenti di entrambi.

Gli androidi, come ogni altro sistema dotato di intelligenza artificiale, erano programmati in modo da rendere loro impossibile danneggiare gli esseri umani. Ma entrambi sapevano che era possibile aggirare le leggi. Se quegli androidi erano lì per loro, certo chi li aveva mandati aveva fatto in modo che considerassero Jaden e Skyler una minaccia per l'incolumità di altre persone, e di conseguenza fossero autorizzati a reagire. In nessun caso potevano usare violenza nei confronti degli esseri umani, ma un narcotico poteva bastare a neutralizzarli, soprattutto se qualcun altro – in carne ed ossa – avesse completato il lavoro.

«Propongo di cercare di allontanarci» disse Kirei, spostando un piede verso destra.

Ormai gli androidi erano vicinissimi e formavano un cerchio attorno a loro, con pochissimo spazio tra uno e l'altro, ma i due, con uno scatto, riuscirono a superarli.

Rory si sentiva già al sicuro, ma vide che Kirei cominciava a correre.

Gli androidi avevano reagito all'istante, dando inizio all'inseguimento. Erano velocissimi e ogni centimetro di quel piano era impresso nelle loro memorie, quindi si spostavano con agilità tra i complementi di arredo, come i due ragazzi non erano in grado di fare.

Vedendosi quasi raggiunto, Rory si issò su un mobile nero dall'aspetto solido, scavalcandolo. Credeva che questo sarebbe bastato a mettere in difficoltà l'inseguitore, decisamente più basso di lui, ma così non fu. Con un agile salto il piccolo androide atterrò al suo fianco: sembrava non avere peso.

Rory si gettò di lato e prese a correre verso Kirei, che lo chiamava dalla zona in cui dovevano esserci le scale, nascoste da alcuni oggetti ai quali prima non aveva nemmeno fatto caso.

Presero a scendere assieme più in fretta possibile, entrambi con lo scudo attivato.

Nonostante Rory avesse rischiato seriamente di ruzzolare giù per la troppa foga, i due non furono abbastanza rapidi: due androidi atterrarono con eleganza davanti a loro, dopo un salto dal piano superiore, proprio sull'ultimo scalino. Rory imprecò e si aggrappò al corrimano per non andare a sbattere contro il piccolo robot: era proprio l'esemplare ricciolino che avevano visto per primo.

Kirei si era fermata con maggiore eleganza, ma nemmeno lei aveva le idee chiare sul da farsi. Si guardò attorno in cerca di una via d'uscita, ma gli androidi fermi davanti a loro erano ormai quattro e bloccavano l'accesso al piano inferiore, mentre gli altri stavano scendendo le scale, impedendo loro la risalita. L'unica possibilità era scavalcare il corrimano, ma gli automi erano troppo vicini e li avrebbero raggiunti.

Fece un passo avanti, tentando di passare tra loro, ma questi formavano un blocco impenetrabile e dovette desistere.

Rory non riusciva più ad aspettare. Strinse con maggior forza il parapetto e saltò, atterrando dalla parte opposta. Subito due androidi lo raggiunsero, saltando direttamente dal piano superiore.

Non aveva intenzione di farsi bloccare; si preparò allo scatto e partì, veloce, con l'intenzione di superarli e correre verso l'elevatore, per attirare la loro attenzione e permettere a Kirei di muoversi più liberamente.

Superò i due androidi, ma nel farlo urtò appena uno di loro.

Un rumore sordo, poi il silenzio. Rory e Kirei si bloccarono in attesa e anche gli androidi si fermarono all'istante.

Durò un secondo, che ai due ragazzi parve interminabile. Poi lo spazio attorno a loro si riempì di fumo bianco e non videro né sentirono più nulla.



Rory e Kirei si sono cacciati in un bel guaio. Riuscirà Jacen a intervenire prima che sia troppo tardi?

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