37. I'm better off on my own

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Erano uguali quei due. Non si erano accorti che il destino li aveva fatti incontrare per crescere insieme. Uno sentiva l'amore travolgente; l'altro non si accorse di quanto stava capitando, ma avvertiva qualcosa di inspiegabile. Quello strano effetto di una lontananza insopportabile, quel legarsi senza un perché. La paura della fatica di quello che avrebbero dovuto affrontare, li allontanò per troppo tempo.
Ma continuarono ad amarsi anche se solo nel sogno.


È proprio quando sei ad un passo dall'avere tutto, e stai per raggiungerlo, e ti basterebbe tendere la mano per afferrarlo, perché vedi la luna passarti di fronte ad uno schioccare di battiti e tu allunghi le dita per farla tua, è proprio in quei ...

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È proprio quando sei ad un passo dall'avere tutto, e stai per raggiungerlo, e ti basterebbe tendere la mano per afferrarlo, perché vedi la luna passarti di fronte ad uno schioccare di battiti e tu allunghi le dita per farla tua, è proprio in quei momenti che a volte la vita ti colpisce forte. E a volte sono anche dei colpi bassi o ancor meno corretti, ma non per questo meno letali.
E puoi reagire lasciandoti mettere a tappeto, oppure colpendo più forte, e spingendoti oltre i tuoi limiti. Oppure, puoi decidere di aspettare, e di perpetuare il tuo volere fino a quando non ti rialzerai in piedi.

E se la vita ti mettesse poi di fronte a un bivio, e ti chiedesse di scegliere tra due vite, oppostamente piene al tempo stesso di passioni inconciliabili, quella che ami e quella che sogni? Quale vita sceglieresti?
Su quale carcassa di vita esanime sceglieresti di camminare, quale sangue saresti disposto a sacrificare, e con quale sceglieresti di nutrirti?
Nulla che valga la pena di essere vissuto è privo di un prezzo da pagare.
Un sogno per un sogno, una vita per una vita.

Stava solo pagando il suo dazio, e lo aveva realizzato mentre tornava indietro al ristorante a testa bassa, completamente madido di pioggia, con l'intenzione di prendere le sue cose ed andarsene rapidamente. Ovviamente aveva tutti gli occhi del locale addosso, notò mentre si guardava intorno.
Si accorse anche che Charlene era ancora appoggiata al bancone della cassa, e gli stava lanciando una lunga serie di occhiate torve.

Harry l'aveva raggiunta rapidamente, sporgendosi verso di lei per sussurrarle a bassa voce, come se non volesse dare nell'occhio.
«Non c'è bisogno, cazzo, che mi guardi in quel modo.»
Charlie scosse la testa, facendo oscillare i suoi capelli color platino sopra le spalle.
«Se n'è andata? È tornata in hotel?»
Si informò poi, e alla muta risposta di Harry, che aveva annuito con un cenno del capo, aveva aggiunto:
«Se speri che ti dica dove alloggiamo, te lo puoi scordare.»

Lui si era voltato mostrandole le spalle, e non la degnò di alcuna risposta mentre il viso si deformava in una smorfia contrita, poi era tornato al suo tavolo per prendere la giacca e i suoi oggetti personali.
Aveva salutato a mezza bocca il resto della compagnia: senza dare troppe spiegazioni aveva detto a Philippe che sarebbe passato a casa sua a prendere la sua valigia, e che non doveva disturbarsi a seguirlo perché si sarebbe fatto aprire dal portiere.
Evitò accuratamente gli sguardi interrogativi del gruppo con cui stava cenando prima di quella brusca interruzione.

Mentre si incamminava verso l'ingresso, lanciò l'ennesima occhiata sbieca verso Charlie, che lo guardò, sollevando il sopracciglio, e poi si rivolse a voce sostenuta all'uomo che si trovava al di là del bancone della cassa.
«Scusami Oliver, potresti farmi un favore? Avrei bisogno di un taxi.»
Poi si era di nuovo voltata verso Harry, assicurandosi che lui la stesse ascoltando. «Devo andare al Four Seasons.»

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora