39. When we made love you used to cry

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"Mi hanno detto che adesso baci ad occhi aperti, perché se li chiudi compaio io."

10 novembre 2015 - Londra

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10 novembre 2015 - Londra

«Sei bellissima stasera.»
Le aveva detto guardandola attraverso lo specchio, mentre si sistemava il papillon attorno al collo, con occhi scintillanti.
Estelle si limitò a rispondere con un sorriso accarezzato da una lieve dolcezza, mentre indossava gli orecchini ai lobi, poi abbassò lo sguardo verso l'orologio che portava al polso.

Aveva compiuto vent'anni da qualche mese, e assieme ad essi era arrivata quella netta sensazione che non avesse più sogni da realizzare, come se la sua vita fosse compiuta, giunta al suo termine.
Non era una questione di realizzazione, perché non si sentiva realizzata fino in fondo: era più che altro come se non avesse più nulla da dire.
Tutto quello che faceva o vedeva o sentiva le sembrava già visto, già vissuto, come una pellicola di un film che si fosse improvvisamente inceppata sempre sullo stesso fotogramma.

Nonostante questo, aveva indossato quella sera il sorriso più bello che potesse adornarla, e nessuno avrebbe potuto dire che quegli occhi luminosi non fossero pienamente felici e soddisfatti di un'esistenza a cui apparentemente non mancava nulla.
«Hai bisogno di aiuto, con quel papillon?»
Aveva chiesto Estelle, una volta finito di allacciare il cinturino dei sandali attorno alla caviglia.

«Io non ho mai bisogno di aiuto.» Aveva risposto lui, con un sorriso soddisfatto di chi la sapeva lunga, osservando allo specchio con un certo compiacimento quel farfallino perfettamente dritto, posto al centro del colletto inamidato.

The Shard, la scheggia di vetro, con la sua caratteristica forma piramidale che lo rendeva immediatamente riconoscibile anche a grande distanza, era il grattacielo più alto della zona di Southwark, e di tutta Londra in realtà.
Appena al di là del Tamigi rispetto alla zona finanziaria della City, sempre ricolma di pendolari e lavoratori, verso l'ora del tramonto anche quella occupata dal gigantesco grattacielo si svuotava, per lasciare spazio alla vita notturna dei pochi residenti e di chi vi si spostava per godere di una delle zone più belle e illuminate dell'intera città, proprio a ridosso dello specchio dell'acqua del fiume.

I cristalli inclinati con cui era costruito il grattacielo restituivano il bagliore incostante della luce metropolitana, come migliaia di specchi, donando al gigante di cemento una pelle mutevole come quella di un gigantesco serpente.
Ben due piani di quel particolare palazzo erano occupati dal Capital Group, che vantava il numero più cospicuo di dipendenti tra tutti i gruppi finanziari presenti all'interno dell'edificio.

Il Capital Group era l'azienda di investimenti dei Reder, una delle famiglie più influenti di tutto il Regno Unito, che aveva da tempo aperto filiali in tutto il resto del mondo. Ma da quando era stata eretta quell'enorme città verticale, i Reder avevano deciso di spostare in quel punto focale il fulcro della loro attività, perché lo ritenevano estremamente prestigioso.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Where stories live. Discover now