23. Half of me has disappeared

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Forse questa storia é destinata a durare perché non è una storia d'amore.
È una storia di pioggia e di sole, d'attesa e passione, di sintonia e incomprensione, di silenzi e rumori.
Non é una storia d'amore. È una storia. Con dentro l'amore.
O forse, è amore. Con dentro una storia..






Ormai era evidente, il colore del cielo e le grosse nubi ringhiose e temporalesche preannunciavano chiaramente che stesse per ricominciare a piovere, di nuovo.
Estelle osservava fuori dalla finestra il grande parco all'inglese inaridito dall'inverno incombente e infangato di terreno bagnato, sovrastato da una fontana moderna in metallo freddo, di dubbia bellezza, che costituiva il retro dell'ospedale.

Seguiva le linee dei muri scalcinati delle altre aree dell'ospedale dirimpetto alla propria, e vi scorgeva sopra il proprio riflesso: una farfalla imprigionata dietro un vetro al di là del resto del mondo, in mezzo a tante minuscole goccioline tacite che si arrampicavano dalla parte opposta della finestra, di quelle che precedevano la pioggia. Le fissò per un lasso di tempo talmente lungo che cominciò a vederci il disegno dei lineamenti del volto di Harry, e poi quelli di Charlene.

Ogni tanto, un sottile dolore muscolare le ricordava che tutto quello che era successo la notte precedente, non fosse un sogno svanito al risveglio di cui ricordava vivido ogni singolo attimo.
Ed era un ricordo rumoroso, che in testa faceva davvero un gran casino.

Eppure, il presente che stava vivendo era talmente diverso e minaccioso rispetto alle braccia di Harry, da fargli quasi dubitare che quel calore fosse stato reale. Come se si trovasse in un limbo, sospesa in bilico tra realtá e immaginazione.

Man mano che le ore trascorrevano, quell'attesa trepidante e dilaniante si era trasformata in inquietudine pura, e ormai del gruppo rimasto nessuno parlava più con nessuno: ognuno restava per i fatti suoi, in un silenzio funereo calato come una nube tossica in quel reparto ospedaliero, dove il tempo sembrava essersi fermato.

Soprattutto, i suoi nervi si irrigidirono come corde di violino quando un brivido le attraversò la schiena, perché si era resa conto di alcuni passi che l'avevano raggiunta, e temette potesse essere di nuovo quella bestia inferocita col mondo che era diventato Jayden.

Un impercettibile sorriso di sollievo si aprí sul suo volto quando riconobbe i capelli biondo rossastri e ricciolini di Alex.
Avevano parlato del tempo, ma non osarono sfiorare l'argomento del motivo per cui si trovassero entrambi in quel freddo edificio.

Poi Alex allungò uno sguardo disanimato che andò a perdersi dentro al Tamigi in piena, scorrendo rapido come la sua maestosa e impetuosa bellezza.
«So che non sono affari miei, ma.. sei sicura di quello che stai facendo?»
La interruppe per specificare,
prima ancora che lei potesse rispondere. «Sto parlando di Harry.»
La prese un po' alla sprovvista: non si sarebbe mai aspettata quello sbilanciarsi da parte di Alex, su questioni che non lo riguardavano.
«Non sto facendo proprio niente, con lui.»
«Oh, andiamo, siete stati insieme per tutto il tempo. Non vi siete più di tanto impegnati a nasconderlo.»
Lei abbassò lo sguardo, perché non seppe davvero cosa rispondere.
«Siamo amici, credo.»

Alex ignorò volontariamente la sua ultima frase, perché sapevano entrambi che fosse priva di qualsiasi valore reale.
«So che non sei una sprovveduta, ma devo dirtelo. É molto facile perdere la testa per uno come lui. Ma lui.. ecco. Lui è Harry. Noi gli vogliamo tutti bene, ma ha un problema con le relazioni.»

Aspirò un tiro di sigaretta, il fumo li avvolse creando tutto intorno una piccola nuvola densa e nebbiosa, e un po' di condensa sulla finestra. Ovviamente era severamente vietato fumare in ospedale, ma Alex era fatto così. Se lo avessero beccato, lo avrebbero multato, e lui avrebbe continuato a fumare mentre firmava la multa. Inoltre quella parte di corridoio era un po' defilata e completamente deserta, per cui non si fece alcun problema.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Where stories live. Discover now