4. Even my phone misses your call

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Per il segno che c'è rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere più come è andata
tanto lo sai che è una storia sbagliata



Lo sguardo un po' svuotato e statico, le labbra socchiuse come se fossero affaticate da un peso gravoso nel petto: entrò in casa di soppiatto, cercando di non dare nell'occhio.
Estelle non era pronta a sopportare altre domande sull'accaduto, e a dover rimuginare ancora sul fatto che avesse appena passato del tempo assieme ad Harry.

Solo il suo nome la faceva vibrare di un qualcosa di estremamente e incredibilmente vicino ad un sentimento: il suo corpo era scosso da tremori, gocce di stalattite a concretizzare una consapevolezza che aveva tenuto ben nascosta nelle strade occulte della sua anima.
Era un vortice senza via di fuga: odiava se stessa perché non era mai riuscita ad essergli indifferente.

La sua intera famiglia era radunata al pianterreno, mentre si intrufolava dentro casa sua come se fosse una ladra: sua sorella la vide sgattaiolare su per le scale arrampicandosi lungo il corrimano, senza nemmeno salutare.
Senza pensarci un istante, Ivonne la raggiunse rapidamente al piano di sopra, percorrendo gli scalini uno dopo l'altro, e la trovò mentre si toglieva la felpa, nella sua camera.

A Estelle sembrava di sentire chiaramente il suo profumo addosso, anche se Harry non l'aveva nemmeno sfiorata, e doveva liberarsene, quindi la sfilò con una certa impellenza.
Ivonne la osservò attentamente, restando fuori della sua stanza, nel viso adombrato da una nube di turbamento che portava tutta il nome di lui.
Estelle sembrava una maschera di cera. Era visibilmente pallida e non aveva l'aria di qualcuno che stesse bene.
Oltre a ciò, i suoi occhi erano spenti, come se qualcuno fosse entrato e le avesse spento una lampadina, dentro il petto.

Non appena Estelle la vide comparire sulla soglia, fu subito chiaro che non avesse voglia di parlare.
«Puoi lasciarmi preparare per il pranzo, per favore?» Chiese con un tono quasi sconfitto, non sembrava nervosa: Ivonne l'avrebbe definita arrendevole.
Per esserne uscita così stremata, immaginò che quel viaggio in macchina fosse durato molto di più di quei semplici venti chilometri.
Decise quindi di ignorare la sua richiesta, e di seguirla in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
«Scordatelo.» Le disse una volta che furono completamente isolate. «Sei stata in macchina con Harry, dopo che solo ieri sembrava che avessi nominato un fantasma.»
Era andata dritta al punto, senza troppi giri di parole.

Estelle scrollò le spalle e continuò a mantenere l'atteggiamento distaccato di chi vuol sembrare assolutamente disinteressato alla questione, anche se i suoi occhi palesavano tutt'altro.
«È comparso così, dal nulla. Stava tornando a casa, mi ha visto con l'auto in panne e si è fermato.»
Ivonne si mise a ragionare su quante probabilità c'erano che potesse accadere una cosa del genere, ed erano veramente poche. Non sapeva nemmeno se crederci del tutto, in realtà, per quanto la cosa le sembrasse assurda. Ma forse era ancora più assurdo che si fossero sentiti e messi d'accordo per tornare a casa insieme.

«Questa storia ha dell'incredibile.» Ragionò, quasi come se stesse parlando a se stessa. «E come è andata?»
Com'è andata. Come si potrebbe descrivere la sensazione di ritrovarsi dentro ad un sogno infranto?
«Tutto bene.»

Ivonne la conosceva bene: Estelle non aveva voglia di parlare, ed era certo che non lo avrebbe fatto. Avrebbe deciso lei se e quando aprirsi di più, probabilmente stava ancora ragionando sull'accaduto, visto che doveva essere stato abbastanza sconvolgente per lei trovarselo davanti senza alcun preavviso.

«Vedila così, magari questo scherzo del destino ha contribuito a risolvere una situazione scomoda. Adesso potrai venire da Marcus senza farti troppi problemi.»
Estelle annuì con un cenno del capo, rimanendo in silenzio.
«Andiamo a tavola, ci hanno aspettato anche troppo.» Esordì dopo aver indossato qualcosa di nuovo, che non portasse incollato alle trame del proprio tessuto il profumo di quegli ultimi venti chilometri.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Where stories live. Discover now