Damerino Alla Fiamma

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«Ehi Gab, ti muovi? Le ragazze ci staranno già sicuramente aspettando di sotto!»

«Sì arrivo arrivo» sbuffai scocciato chiudendo con un leggero tonfo il quadernino su cui stavo finendo di scrivere. «E poi guarda che siete voi ad averci messo troppo tempo a prepararvi, io sono già pronto da almeno tre quarti d'ora.» ribattei alzandomi dal mio letto. Presi il mio "diario" e lo riposi nella mia mini cassaforte, che avevo costruito qualche settimana fa, mettendolo assieme agli altri che avevo già completato nel corso di questo mese. Dopodiché la richiusi con un piccolo scatto.

«Parla con Nick. È lui quello che si è divertito a nascondere le mie scarpe dentro l'armadio.» replicò Paulo lanciando un'occhiata irritata in direzione del nostro compagno.

«Uff... è sempre colpa mia, eh?» protestò il mio migliore amico fingendo un'espressione offesa.

«Vuoi per caso fare un incontro ravvicinato con il pavimento, Nanetto?» lo minacciò Paulo mostrandogli una mano stretta a pugno pronta per essere utilizzata.

Nick si finse pensieroso per poi rispondergli sorridendogli gioviale. «Uhm... no ma grazie per il pensiero!»

Un sottile verso di scherno mi sfuggii dalle labbra. Era sempre divertente vedere Paulo e Nick che battibeccavano.

Com'era d'altronde divertente punzecchiare Paulo.

Reagiva alle provocazioni in una maniera a dir poco fantastica che rendeva il tutto ancor più spassoso.

Ma se glielo dicessi mi ritroverei con tutte le probabilità a percorrere in volo l'intera circonferenza della Terra e la faccia sfrittellata a causa della potenza devastante dei suoi pugni.

Per quanto sarebbe potuto essere interessante poter fare il giro del mondo, preferivo farlo con metodi più convenzionali e comodi. Inoltre poi ci tenevo all'incolumità della mia faccia.

Mi chinai a terra per nascondere la mia mini-cassaforte, o anche semplicemente "scatola di metallo con combinazione", sotto al mio letto e nel mentre gettai un'occhiata a Fahed ancora chino sulla scrivania a studiare un manuale di non so quale stile di combattimento.

Uno dal nome strano e impronunciabile.

«Quindi tu non vieni.» decretai stancamente rialzandomi in piedi. «Non che mi aspettassi qualcosa di diverso.» lo provocai apposta accennando ad un sorrisetto perspicace.

Come previsto, Fahed si voltò appena nella mia direzione scoccandomi un'occhiata seccata. «Non ci vedo nulla di utile nel gironzolare a vuoto di sera per una città che tanto abbiamo già visto un milione di volte.»

Rovesciai la testa all'indietro lasciandomi volutamente sfuggire un sospiro esasperato.

Accidenti... non lo sopportavo proprio quando faceva così!

«Utile... inutile... parli proprio come un computer.» sbottai infilandomi con disinvoltura le mani nelle tasche nei pantaloncini di jeans che indossavo. «È così che hai perso Yen, lo sai?»

Con la coda dell'occhio osservai Fahed irrigidirsi alla mia ultima frase ma non disse nulla, ritornando invece su quel suo libro di arti marziali.

Beccato nel suo punto dolente.

Era stato troppo duro? Decisamente.

Mi dispiaceva per lui? Forse un pochino sì.

Me ne pentivo? Assolutamente no.

Ero davvero stufo dell'atteggiamento da studente modello con fare altezzoso che Fahed aveva da più di un'anno ormai.

Una cosa veramente snervante.

The Child - Compagni d'InfanziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora