Un Nuovo Educatore

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Gab guardava con tristezza il suo piatto di peperoni. Proprio non riusciva mangiarli, gli facevano uno schifo assoluto.

«Ehi Gabri! Non ti piacciono i peperoni?» gli chiese con la sua vocetta acuta una bambina dai capelli bruni che gli scendevano fino a torace in morbide onde. Si chiamava Cecilia, era arrivata all'Orfanotrofio Campostrini da solo un mese e appena aveva visto Gab gli si era fiondata addosso cercando in tutti i modi di diventare la sua migliore amica.

Dri si mise a ridere ricevendo un'occhiataccia dagli occhi celesti di Ceci.

«A lui fanno schifo i peperoni. Vero Gab?» gli disse ammiccando. L'amico ridacchiò.

Era già passato un anno da quando i due si erano conosciuti nel bagno dei maschi.

Gabriele si era adattato piuttosto velocemente alla vita lì nell'orfanotrofio riuscendo perfino a stringere nuove amicizie anche con altri bambini, seppur preferisse passare più tempo possibile con la sua migliore amica Dri.

I due erano diventati presto inseparabili; dove c'era uno c'era anche l'altra. Sempre.

Anche quando gli altri bambini andavano a dormire, talvolta gli Educatori li beccavano entrambi nel dormitorio femminile o in quello maschile insieme.

Inoltre gli adulti dovettero fare i conti con il carattere perennemente curioso e indomito del bambino.

Avevano da tempo ormai preso l'abitudine di togliere di mezzo qualsiasi oggetto possibilmente smontabile o fragile e prestare sempre attenzione alle prese. Una volta, curioso di capire come funzionasse l'elettricità, Gabriele aveva infilato un filo metallico trovato in giro nella presa elettrica più vicina facendo andare in blackout l'intero edificio.

Non era un bambino rumoroso o fastidioso ma aveva la tendenza di cacciarsi nei guai e, anche se riusciva a non farsi male (o almeno non in maniera grave), faceva venire fin troppo spesso i capelli bianchi agli Educatori.

Come quella volta che si era rampicato su un albero per poi lasciarsi cadere sopra al tappetino elastico che aveva posizionato, con fatica, precedentemente sotto il ramo su cui si trovava.

Aveva continuato a divertirsi saltando piuttosto in alto ripetutamente su quel tappetino per quasi cinque minuti prima che l'Educatrice Caterina lo potesse vedere prendendosi un colpo.

Adriana almeno riusciva calmare in parte la indole fin troppo vivace ed esuberante dell'amico.

Quel giorno però era stranamente tranquillo. Non aveva ancora combinato qualche strano ed inspiegabile pasticcio o scomparso in qualche punto nascosto dell'edificio facendo preoccupare così enormemente gli Educatori. Le volte in cui il piccoletto aveva cercato di superare il cancello dell'orfanotrofio non erano così poche.

Durante il pranzo entrò nella mensa un signore piuttosto avanti con gli anni. La pelle pallida era piene di rughe che parevano quasi dei sottili fili di una ragnatela e gli occhi dalla forma strana, a mandorla.

I capelli erano di un bianco simile alla neve e lo stesso anche per la barba lunga e sottile, la più lunga che Gabriele avesse mai visto.

Da sotto i vestiti larghi che indossava, il corpo dell'uomo sembrava talmente magro che il bimbo credette che potesse volare via con semplice soffio di vento.

«Ehi Gabriele! Ti assomiglia!» esclamò Cecilia «Almeno, gli occhi sono simili. È tuo nonno?»

Gab la ignorò, sapeva che non poteva essere suo nonno. Si ricordava fin troppo bene quello che gli aveva raccontato il signor Rossi; né suo nonno e né suo zio non lo volevano e non poteva neppure essere da parte di suo padre, chiunque fosse, perché la mamma era solita a raccontargli che una di quelle poche cose che sapeva sul suo conto è che i suoi genitori erano morti molti anni fa.

The Child - Compagni d'InfanziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora