.Capitolo 18.

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Quella sera, salii in macchina stanco ma felice e appagato, come mai mi ero sentito in molto tempo. Avevo passato il pomeriggio ad aiutare Lawrence e vedere come mi ascoltava, mi obbediva e, quando imparava qualcosa, mi ringraziava mille volte e in mille modi diversi, era stato davvero una soddisfazione.
Forse è così che si sente un padre....?

Non pensai troppo a questa mia realizzazione, troppo stanco e anche contento da farmi rovinare l'umore dal mio stesso cinismo.
Accesi la macchina e partii verso casa, purtroppo lavoravo ancora in quel merdoso liceo poco distante dal mio appartamento. Domani darò le dimissioni e mi sposterò da quella zona, fosse l'ultima cosa che faccio. La mia vita stava prendendo una svolta di quelle grosse, e dovevo approfittarne prima di rimanere impantanato di nuovo nel mio passato e nei miei ricordi.

Perdendomi nei miei pensieri, notai che Lawrence si era comportato diversamente dalle volte scorse: prima di tutto, aveva iniziato come a chiedere silenziosamente la mia approvazione, prima di fare una cosa qualsiasi, mi guardava, con i suoi occhioni, come per domandarmi se poteva fare quella cosa o se era sbagliata, e solo il mio sorriso o cenno con il capo, lo avrebbe fatto andare avanti; inoltre, lo vidi più tranquillo, ma anche più impacciato, come se avesse capito che poteva stare tranquillo con me ed essere se stesso, ma si fosse dimenticato come si fa.

Sorrisi pensando a quei momenti, era una gran soddisfazione sapere che quel ragazzo teneva a me, e alla mia opinione. Sono certo che le cose, se andranno avanti, non potranno che migliorare. Mentre guivado, perso nei miei pensieri, lasciando perdere il neurone senziente che mi diceva di non montarmi la testa, notai una cosa con la mia vista periferica, e fui costretti ad inchiodare pur di essere certo di non avere le visioni.

A un bar, bello tranquillo e con una birra in mano, a ridere e scherzare con altri ragazzi, indovinate un pò chi c'era??? Sì, proprio lui.
Accostai in seconda fila, e dopo aver messo le quattro frecce, scesi di corsa, furioso più che mai. "Stasera mi parte una sberla, giuro su Dio che mi parte, gli lascio la stampa delle mie 5 dita sul culo a quel deficiente, cafone, impertinente...", pensavo, mentre a passi lunghi mi dirigevo verso di lui.

Marcus appena mi vide, sbiancò significativamente, per poi cercare di darsi tono e gonfiare il petto davanti gli amici, sfoggiando il suo solito atteggiamento da galletto sbruffone. Non feci in tempo a cercare di salutarlo, almeno per mantenere un briciolo di educazione, che subito mi saltò addosso:<<Che cazzo vuoi eh? Chi è lo stronzo che ti ha detto che ero qui?>>

Vidi i suoi "amici" ridacchiare, mentre il ragazzo di pavoneggiava della sua maleducazione. Io mi schiarii la voce, cercando di non arrabbarmi, anche se lo ero già...parecchio aggiungerei. <<in realtà nessuno, stavo rientrando da casa tua, ho aiutato Lawrence in alcune commissioni tutto oggi pomeriggio. Peccato che non c'eri...siamo stati bene, a pranzo abbiamo ordinato una poke di sushi e poi siamo andati a fare compere.>> dissi, cercai di ripensare a quel piacevole pomeriggio, per far suonare la frase più sincera e contenta possibile.

Vidi il suo sorrisetto sparire, e i suoi occhi grigi accendersi di rabbia. Probabilmente gli rodeva il culo che il suo piano di tenermi lontano, non aveva funzionato. Prima che potesse parlare, lo anticipai, cercando di rimanere educato e tranquillo:<< comunque, possiamo parlare? Avrei un paio di cose da dirti riguardo un "problema" che è insorto recentemente..... io non sono persona da mandare altri a farmi da ambasciatori, io le cose le dico un faccia. Ti scoccia se ci assentiamo un attimo?>> Gli domandai, mettendo tra le righe di cosa mai volessi parlare, rimproverandolo anche del suo comportamento, senza però dare nell'occhio.

Tre....due...uno.....eeeeed eccolo a 3 centrimetri dal mio naso, furioso, che sbuffa come un toro dal nervoso.
<< ma chi cazzo ti credi di essere? Potrai convinvere Lawrence con le tue stronzate da brav'uomo, ma io lo so che in realtà sei uno stronzo manipolatore, bugiardo e approfittatore!>> mi ringhiò contro. Non mi scomposi davanti la sua aggressività, minacciosa come quella di un chiwawa, e risposi con la verità:<<sono qui per questo Marcus. Devo solo dirti un paio di cose, e poi ti lascerò stare.... finchè tu lo vorrai. Possiamo allontanarci un secondo sai tuoi amici per avere questa conversazione, perfavore?>> chi domandai, con una punta di severità nella voce, ma sempre calmo.

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Where stories live. Discover now