.Capitolo 37.

1.4K 77 11
                                    

Non so quanto rimasi lì in macchina, con Marcus tra le braccia, ma non mi interessava: sentivo che aveva bisogno di me, adesso più che mai. Come facevo a saperlo?
Come saprete, lui è tutt'altro che coccoloso, e odia il contatto fisico, si scosta spesso persino da una carezza perchè gli da fastidio... ecco.... era raggomitolato in braccio a me, con la testa sulla mia spalla a prendersi tutte le coccole che gli erano mancate in un unica rata!
Avevo un pò testato quanto "noia" potessi dargli toccandolo, ma dopo che gli passai una mano sul viso senza ottenere lamentele, e averlo riempito di baci sulla testa, ottenendo solo versetti contenti, decretai che era in coma e mi andava bene così.

Avevo anche scoperto il suo piccolo vizio da coccole: Lawrence giocava con la mia barba e Marcus invece mi stringeva la mano, non tutta, solo l'indice e il medio, anche perchè gli piaceva che gli accarezzassi il dorso con il pollice.
<<ma che sto facendo?>> lo sentii domandarsi, tra sè e sè.
<<in che senso?>> gli domandai, cercando di fargli capire che ero lì, e non avrei voltato la testa dall'altra parte mentre lui stava male. Sospirò, strusciando la testa sulla mia spalla:<<non ci capisco più un cazzo..... scusami Sirio, davvero, ma non ci sto davvero capendo più un cazzo. Non....non so come muovermi, non socosa fare... mi sento sotto scacco da ogni punto di vista...>> mi disse.

<<hey, ti va di... fare quattro passi, solo io e te, fare una chiaccherata e magari prendendoci una birratta. Dovremmo essere abbastanza vicini al Duomo, ci sei mai stato?>> gli feci questa proposta, un pò così, particolare. Non avevamo mai avuto del tempo tra noi due, era sempre stata un'escusiva di me e Lawrence. Ma stasera, era come se quel guscio di spine si fosse finalmente crepato, e io volevo esserci. Marcus alzò la testa, guardandomi sconsolato e confuso, uno sguardo peggiore di quello che mi aveva propinato agli inizi della nostra conoscenza. Più ferito, spaventato.

<<va bene.....>> mi rispose, un pochino di controvoglia e quasi scettico. Sorrisi e scendemmo dalla macchina, cominciando a camminare nella notte.  Non lo costrinsi a parlare, ma mi venne spontaneo fargli una domanda:<< ho fatto qualcosa per scaturire la tua reazione di stasera?>> gli chiesi, anche io non ci sto capendo un cazzo ragazzino, ma voglio, appunto per questo, trovare la quadra.
Lo sentii sospirare, e mettendosi le mani in tasca, cercò di evitare il discorso:<< lascia stare... ero ubriaco, sarà stato quello...>>
Mi disse solo, ma mi cascasse la barba, non era ubriaco, non stasera.
Gli misi una mano sulla spalla:<< Marcus... voglio saperlo e devo saperlo. Perchè se è qualcosa che ho fatto io, per la quale ti sei agitato così tanto, non vorrei ripeterla. Ci tengo a te e non voglio che tu stia male, soprattutto a causa mia...>> gli dissi, sincero.

Doveva essere successo qualcosa, perchè il ragazzo non si scostò dalla mia mano come era solito fare e anzi, finalmente:<< non è qualcosa che hai fatto tu... è qualcosa che mi ha fatto "Lui" e che tu hai ripetuto. Nulla di male, per Dio, è solo un modo di dire ma io... l'ho associato a cosa significasse quella frase quando ero con Emanuele e sono andato in crisi. È una stronzata davvero, lascia stare...>> mi rivelò, tenendosi però sempre sulle sue.
Lo avvicinai a me, mettendogli un braccio intorno alla spalla, contatti che lui stava accettando, regalandomi anche qualche piccolo sorriso.
<<Marcus, non è una stronzata, soprattutto se tu ci stai male. Per me non lo è... so che è difficile e faticoso parlarne, ma lanciami almeno delle briciole così che io possa capire. Lo faccio perchè ci tengo, e se so che qualcosa ti può fare stare tanto male, vorrei evitarla come la peste....>> dissi, con voce dolce e paterna, cercando di fargli sentire che ero sincero, come sincera era anche la mia preoccupazione.

<< quando eravamo fuori... e io mi comportavo male, secondo "lui", o avevamo un conto in sospeso.. beh.. mi diceva che dovevamo fare quattro chiacchere, o una chiccherata, questo significava cintate, calci e botte finchè non riuscivo più a muovermi una volta a casa. Quando mi hai minacchiato di punirmi e poi mi hai detto che dovevamo parlare.... Agh! Scusami, non so cosa sia preso alla mia testa, sono andato nel panico, e quello che mi aveva detto Lawrence....>> mi rivelò, lasciando un'altra cosa in sospeso.
Lo abbracciai, forte a me:<< io parlavo sul serio Marcus, che dovevamo parlare e basta. Sarebbero volati qualche sculaccione solo se tu mi avessi fatto impazzire, come prima, hai visto! E nonostante questo, ti avrei ammonito almeno una decina di volte prima di provare a torcerti mezzo capello.... ma non ti avrei mai fatto del male, e anche se avessimo discusso, urlato, litigato, non ti avrei mai picchiato, ovviamente se andava sul volgare e la blasfemia, potevo minacciarti che ti avrei punito. Il mio obbiettivo era quello di aiutarti a capire quali azioni, in questo mese di pazzia, sono giuste e sbagliate, parlandone e analizzando fino all'atomo il perchè. Esattamente come ho fatto con Lawrence. Ma non ti avrei mai picchiato perchè io avevo la presunzione che tu avressi sbagliato. Ripeto, il massimo che potrai ricevere e aspettarti da me sono qualche sculacciata se mi fate impazzire, nulla di più.>> gli risposi, baciandogli la testa.

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Where stories live. Discover now