.Capitolo 8.

1.1K 59 11
                                    

Mi sveglio, come faccio sempre, solo aprendo gli occhi, e fissando il vuoto. La stanza è illuminata a giorno, deve essere mattina inoltrata, fortunatamente non ho la bocca impastata per l'alcol o il mal di testa dei postumi di una sbornza. Bene, è qualcosa!

Mi metto pigramente a guardare il soffitto color verdolino, stiracchiandomi e pensando, quando mi rendo conto di non essere a casa mia....

Mi tiro su a sedere nel letto di scatto, in un moto di panico, facendomi venire un giramento di testa e prontamente pronto una mano alla radice del naso, chiudendo gli occhi, per farlo passare. Poi ricordo, l'ospedale, Lawrence, quel cazzone di Marcus... ecco dove mi trovavo.

Prendo il telefono per controllare che ore fossero, ho un paio di chiamate perse la Louis e un bel po' dal preside della mia attuale scuola. Ah, vero, non mi sono presentato a lezione. Ma che vada a farsi fottere quell'bastardo insensibile! Aveva preteso che andassi a fare lezione anche il giorno del funerale....

Mando un messaggio al mio amico, dicendogli che gli avrei riportato la macchina il prima possibile, ma lui, dopo avermi detto di portargliela quando volevo, inizia a farmi il quarto grado su dove fossi e perché non avevessi risposto.

Ha ragione, sono le 11 e io di solito alle 6 sono in piedi. Lo ignoro, me ne sono successe troppe per aver voglia di parlarne, e sono già abbastanza confuso di mio, non mi servono i pipponi psicologici di Louis per stare ancora peggio...

Inizio a vagare per l'appartamento, sentendomi un po' ficcanaso: è modesto e sembra vecchiotto, i ragazzi avranno fatto tanta manutenzione; infatti noto una parete imbiancata da poco e dello stucco per terra sul pavimento del salotto, sopra dei teli di plastica a confermare la mia ipotesi.

Non è enorme, due camere, un bagno, uno sgabuzzino (spero sia quello e non una porno room!!) e una sala con cucina subito lì vicino. Guardo fuori dalla finestra, è un bel panorama, nonostante non siano in pieno centro.

Rifaccio il giro cercando i due ragazzi e li trovo, affacciandomi alla loro camera, entrambi profondamente addormentati. Sorrido intenerito, sono così giovani, sento l'istinto prendere possesso del mio animo, mi sento in dovere di proteggerli.

Perché? Scuoto la testa ricacciando quella sensazione primordiale da dove era venuta. Ma che diamine mi prende? Non li conosco neanche, gli ho dato una mano ieri sera, fine della storia! Oggi pomeriggio saremo di nuovo ognuno per la propria strada.
Sospriro, l'istinto "paterno", se si può chiamare tale, non mi molla e decido di seguire quella sensazione almeno in parte.

Mentre mi rivesto, anche se mi ero messo a dormire vestito come stavo ieri sera,  controllo dov'è il bar pasticceria più vicino. Lascio un bigliettino ai ragazzi nel caso si risvegliassero durante la mia assenza, rubo le chiavi di casa da una giacca e scendo.

"È solo un gesto educato, non è nulla di più" continua a ripetermi la mia testa dopo che ho preso la colazione per tutti, forse la parte sbagliata nella mia testa, mentre la pancia dice esattamente l'opposto.

Conosco quella sensazione, è la stessa che ho...avevo quando ero un bravo insegnante, di aiutare, proteggere e guidare i miei alunni, e in parte, anche quella che avevo nei confronti di Selene.....

Ho preso delle pastine, ricordandomi più o meno cosa piaceva ai ragazzi da una delle chiacchierate sconclusionate passatempo che avevamo fatto in ospedale io e Lawrence, e tre caffè nei tipici bicchierini da portare via con il coperchio.

Mentre rientro, lascio perdere pensiero e istinto, e sogghigno tra me e me: Lawrence sarà entusiasta, mi è bastato vedere in che modo ha accettato quello che gli avevo portato dalle macchinette ieri sera, ma non vedo l'ora di vedere la faccia di quello sbruffone, aggressivo e maleducato di Marcus!

Saudade: "L'amore che resta"Where stories live. Discover now