.Capitolo 24.

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Marcus stava veramente cercando di farmi arrabiare, ne ero certo!
Dopo aver fatto una polemica inutile e lunghissima quando gli chiesi di farmi vedere cosa doveva studiare per il suo parziale, aver letteralmente trascinato i piedi in camera andado a prendere il materiale, e avermelo lanciato praticamente in faccia quando gli chiesi gentilmente di farmi dare un occhiata, ora si era messo sul divano a brontolare, inferocito più che mai che  Lawrence se ne stesse tra le mie braccia e accoccolato al mio petto.
<<che grandissima stronzata...>> sussurrò tra i vari brontolii che stavo cercando di ignorare.
Lo guardai, un pò severo:<<scusami??? Potresti ripetere?>>gli domandai, proprio con il "vocione cattivo" che spesso usavo per sgridare e riprendere il biondo. Questo ragazzo non sa davvero parlare senza mettere una parolaccia dopo l'altra!

Marcus cercò di fare lo spaccone, e si voltò furente verso di me, ma appena incrociò il mio sguardo arrabbiato deglutì rumosamente, scuotendo la testa, facendo finta di non essere intimorito, anche se sapevo che il mio repentino cambio di umore lo aveva messo in allerta. Ragazzino, io sto al gioco, ma tu stai tirando un pò troppo la corda!
<<ah, ecco! In ogni caso...>> dissi, cambiando velocemente discorso, e tornando con la mia solita voce, anche per fargli capire che non ci sarebbero stati altri problemi:<<... sono cose interessanti! Insomma, qui vedo psicologia, antropologia e anche bioetica! Questa soprattutto è importante se vuoi diventare medico.>> cercai con parole dolci di convincerlo.

Marcus fece una smorfia, sdraiandosi, forse ancora spaventato dal mio nervosismo (che, tra parentesi, non aveva smosso di un millimetro Lawrence, abituato com'era ma anche sapendo che quella voce era solo per attirare l'attenzione, e che non comportava nessuna conseguenza ((per ora)), anzi, il biondo si era accoccolato ancora di più, in procinto di cadere addormentato) e, con voce bassa riuscì a dirmi perchè non voleva studiare:
<< psicologia mi fa abbastanza schifo... ma anche tutti quei discorsi sull'importanza dell'uomo e della sua malattia...bah... cioè capisco che come medico sono importanti ma, personalmente, per me sono str....>> stava per finite la frase con un'altra parolaccia, ma una mia occhiataccia finalmente andò a segno:<< ...stupidaggini...>>  si corresse, in tempo record.

Ridacchiai, e battendo con la mano sul divano accanto a me, lo invitai ad avvicinarsi:<< ti capisco, anche a me tutti i discorsi da strizza-cervelli mi fanno abbastanza pena... però devo ammettere che alcune cose sono interessanti, qui in particolare...>> appena si fu seduto accanto a me, gli feci vedere alcune cose:<< ...parla per lo più di come si è arrivati ad ipotizzare il funzionamento del cervello, tramite alcuni esperimenti con gli animali. Vedi "i cani di Pavlov" e così via... è forse più anatomia che psicologia...>>

Vidi che si era avvicinato prima di poco, tenendosi come a distanza di sicurezza, ma poi, si era quasi appoggiato a me, facendo finta di guardare i fogli. Quando osservai come faceva casualmente cadere lo sguardo dalle pagine del parziale, al mio braccio che stringeva Lawrence, capii che sotto sotto, avrebbe preferito starci lui, lì accoccolato.

Feci finta di nulla, non era ancora il momento di coccolarlo o mostrargli affetto fisico, perchè ero certo che sarebbe scappato a gambe levate:<< ... e qui pure, si parla di antropologia e bioetica ma come rapporto medico-paziente nella storia, soprattutto, ci sono tanti riferimenti sia ad esperimenti che a eventi realmente accaduti che attualmente verrebbero ritenuti contro i diritti dell'uomo, ma al tempo erano considerati normali. Non è così male...>> gli passai i fogli, tornando ad accarezzare sulla schiena Lawrence.

Eccolo, quello schizzo argentato negli occhi che era invidia pura.
Marcus riprese in mano le fotocopie, alzando le spalle. Stava per andare via, che lo fermai:<< visto che non abbiamo niente da fare, perchè non ci dai una letta? Rimani accanto a me, che anche io sono curioso di leggerli...>> dissi, facendo finta di nulla.
Il ragazzo mi guardò di sottecchi, e lentamente di sedette di nuovo accanto a me, sistemando i fogli in ordine per poterli leggere, e mettendoli tra me e lui.

Dopo neanche 10 minuti, sentii il suo peso sulla mia spalla, aumentare gradualmente: si stava piano piano avvicinando e appoggiando, cercando di non dare nell'occhio, ma penso fosse anche timoroso che io non volessi.
Sorrisi tra me e me, mentre, facendo finta di nulla davanti al suo lento avvicinarsi, gli indicavo quelle parti più interessanti, e cercavo di metterle nel contesto dell'esame per fargliele un pò piacere.
Alla fine si appoggiò anche con la testa alla mia spalla, sempre facendo con estrema cautela.

Era completamente diverso da Lawrence, del quale ormai conoscevo il respiro e i movimenti, tra un pò anche il profumo, avendolo sempre almeno una volta al giorno tra le braccia: Marcus era più rigido, respirava più pesantemente, ma si muoveva in maniera impercettibile e lenta, per avvicinarsi, non si lasciava andare subito come il biondo, ma studiava attentamente ogni singola reazione; si avvicinava di 1 cm, studiava il mio viso, e le mie espressioni, aspettava almeno un minuto per vedere se vi eravo cambiamenti, e poi si riavvicinava un altro centimetro, ripetendo da capo il procedimento.

Alla fine quando fu certo che io non me la sarei presa, si era un pochino lasciato andare, concendedosi di poggiare la testa sulla mia spalla.
Presi i fogli del parziale con me, perché vedevo che stava cominciando ad addormentarsi. Sapevo che se gliel'avessi fatto notare, mi avrebbe mangiato, così mi limitai a metterlo in una condizione tale, da potersi addormentare senza problemi.
Continuai a spiegargli cose, stavolta un pò più noiose, e abbassai volutamente la voce per far si che Morfeo mi rubasse l'attenzione del ragazzo.

Infatti 10 minuti dopo che io ebbi in mano i fogli, Marcus era crollato, insieme a Lawrence che era già a dormire da un bel pò.
Ridacchiai, cercando di fare piano, e misi via il pateriale d'esame, riuscendoci senza che nessuno dei due si svegliasse.
Con estrema cautela presi un cuscino e lo misi sulle mie gambe, lentamente facendo stendere Marcus, che era così stanco da non essersi neanche accordo del cambiamento. Appoggiai la mano sul suo petto, affinché il braccio ricadesse su di lui ma senza essere invadente, in un abbraccio molto leggero.

Sospirai, era così difficile per lui fidarsi? Lo guardai attentamente e per la prima volta mi resi conto, di quanto faticoso fosse per lui lasciarsi andare: era sudato, e sapevo che quello era stress e paura, e anche ora era rigido e teso, come una tavola di legno. Che fosse ancora sveglio e mi stesse testando?
Scossi la testa, forse era così, forse ero io paranoico nei suoi confronti... nel dubbio, mi misi ad accarezzargli il braccio, cercando di stare, anche io come lui, attento a possibili cambiamenti.

Tirai un piccolo sospiro di sollievo quando sentii la tensione abbandonarlo, e lasciarlo piano piano in pace. Continuai a coccolare tutti e due, abbandonandomi sul divano, lasciando che la mia testa venisse trasportata da altri pensieri: mi trovavo come davanti a un bivio emotivo, e sinceramente, la cosa mi spaventava; ma davanti tutta quella paura, quella costante ricerca di affetto, di conferme, quei tira e fuggi, alimentati dal timore di un tradimento, che stavo vivendo con quei ragazzi, giorno dopo giorno sempre più evidenti....

La testa mi diceva di rimanere loro amico, e cercare di guidarli come potevo, ma a distanza, quindi di allontanarmi un pò da quel casino emotivo che era la loro vita, poichè già c'era il mio casino emotivo da gestire...ma la pancia, l'istinto...il cuore... mi dicevano altro.
Mi chiedevano, anzi supplicavano di fare di più, di prenderli e proteggerli, non quello che un amico farebbe.... ma quello che farebbe un padre.

Appena quella parola mi divenne chiara in testa, altri ricordi invasero la mia mente, quelli forse più brutti: tutte le volte che avevo desiderato avere l'affetto e l'amore di qualcuno, ma avevo solo ricevuto il freddo della solitudine, tutte le volte che speravo di potermi affidare ad un adulto, ma questo mi abbandonava....tutte le volte che dei genitori adottivi venivamo nell'istituto....e io ero lasciato in disparte....

Volevo davvero che questi due ragazzi provassero quelle stesse emozioni? Quell'orribile senzazione di vuoto che senti nella pancia, quando hai affidato a qualcuno tutte le tue speranze questo se ne va, abbandonandoti?
Quell'irrefrenabile voglia di morire, e urlare che ti assale la notte, perchè la paura e la solitudine ti stanno mangiando?
Magari stavano davvero sperando che io restassi, li proteggessi ed amassi. Volevo davvero allontanarmi da loro? Non riuscivo a togliermi dalla testa nè gli occhi di Lawrence, nè il recente sprizzo di gioia di quelli di Marcus alla mia presenza, mi stavano tormentando come fantasmi...

Preso dai miei pensieri, un movimento diverso dal solito mi risvegliò dalla trance: Marcus si stava rigirando per dormire meglio, e nel mentre aveva afferrato con forza il mio braccio, accoccolandosi a quello come mai l'avevo visto fare. Rimasi a guardarlo per un pò, prima di far cadere lo sguardo anche su Lawrence, che era con il busto appoggiato al mio petto, e teneva stretta tra le mani la mia camicia, come era solito fare.
Li guardai un po', prima di chiudere gli occhi, stringerli a me e fare la mia scelta....

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Where stories live. Discover now