.Capitolo 52.

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Arrivati a Siena, io e Marcus entrammo nelle mura che racchiudevano la città, dirigendoci verso il centro storico.
Nonostante fosse quasi fine novembre, il clima era stupendo, freddo ma mitigato dal sole. Dopo un pochino, Marcus alzò il braccio indicando una cupola che era spuntata in lontananza, sopra le case:<< è quello il Duomo?>> mi domandò. Io annuì e gli accarezzai la testa, mettendomi a spiegargli qualche cosa sulla città.

Lawrence ci stava aspettando davanti all'hotel che avevo prenotato e non aveva una bella cera: era un pò pallido, guardava in basso quasi in maniera ossessiva e aveva due occhiaie così profonde da sembrare un panda. Conoscendo quali erano i suoi ritmi quando si infilava in testa una delle sue, che fosse in galleria a fare le ore piccole o altrove, quel ragazzo non solo era spaventato delle conseguenze di questa sua fuga senza permesso, ma ero certo si fosse svegliato prestissimo per arrivare prima e nutrirsi non era stata la sua priorità in tutto il giorno, pur di riuscire a fare e vedere tutto di quella città storica.

Mi avvicinai, vedendolo diventare swmpre più nervoso man mano che la distanza tra di noi diminuiva.
Marcus che mi diede un'occhiata preoccupata, toccandomi la mano mentre camminavamo, timoroso che potessi scatenare la mia rabbia sul biondino. Ormai conosceva fin troppo bene anche lui i miei limiti e la mia mano pesante, ma lo rassicurai subito, accarezzandogli la schiena.

<<ciao eh...>> dissi, appena fui davanti all'artista, che era a un passo dallo svenimento. <<allora....>> cercai di darmi tono senza alzare troppo la voce:<< ...io vorrei 2 spiegazioni: la prima, ovvia, è cosa ci fai a Siena; la seconda è cosa ti ha spinto a non dirmi un bel tubo di niente a riguardo!>> lo sgridai, incrociando le braccia. Ero certo di sembrare minaccioso come un orsetto peluche, sapevo che qualcosa del suo passato era in mezzo, e alla fine non si era fatto nè male nè aveva combinato chissà cosa.
Lawrence impallidì ancora di più, trovandosi con le spalle al muro.
Alle strette, usò la sua unica arma di difesa, gli occhioni azzurri lucidi!
<<Sirio mi dispiace, avevo paura a dirtelo e...>> insistette a farmi gli occhi dolci e la vocina tremante.
Agnese mi aveva avvisata....

<<Nononono! Non fare così! Io......>> provai a mantenere il mio vocione cattivo, ma con scarsi risultati:<< AGh! Vieni qui dai, non ti faccio niente! Scapestrato...>> sospirai, abbracciandolo forte, un pò ancora preoccupato che gli fosse potuto succedere qualcosa:<< mi hai fatto prendere un colpo, guai a te se mi scappi così un'altra volta...>> gli sussurrai, baciandogli la testa, mentre il biondino si rintanava tra le mie braccia, un pò intimorito.

Allungai la mano verso Marcus, che era in disparte, per dargli qualche carezza, dato che in macchina era anche lui un pò preoccupato. Le accettò volentieri, stranamente, e si avvicinò, finendo, alla fine, anche lui nell'abbraccio.
<<voi due mi volete morto, ve lo dico io!>>
Dissi, con voce esasperata, facendoli ridere.
Mentre facevamo il check-in, rigorosamente con il permesso "firmato dai genitori" per Lawrence falsificato, essendo ancora minorenne, lo sgridai un pò, forse più per fargli capire che queste pazzie si possono lo stesso fare e organizzare meglio, se solo me lo avesse detto.

<<perchè non mi hai detto niente? Insomma... non era un rave party nel bosco a base di rum e cocaina.>> gli domandai, avvolvendolo con il braccio intorno alle spalle.
Lawrence sospirò:<< beh.... non sapevo cosa mi avresti detto. E io ci tenevo tanto, i mosaici del pavimento del Duomo di Siena li scoprono una volta ogni morte di Papa, insomma, non volevo perdermi questa opportunità.>> cercò di spiegarsi, ma sentivo puzza di qualcosa.

<<e perchè hai pensato io potessi dirti di no?>> gli domandai, schietto come poche volte.
Lawrence guardò altrove, scuotendo la testa, volendo tenersi questa cosa per sè.
Il neurone senziente era già pronto a dare l'allarme, timoroso che un mio comportamento potesse averlo allontanato, o gli avesse fatto pensare di non poter dire cosa gli piacesse e cosa volesse dare, prima che Marcus salvasse me e la mia sanità mentale.
<< è perchè i suoi genitori di merda gli hanno sempre detto di no!>> intervenne il moretto, che stava cominciando a capire da che parte io giocassi.

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora