.Capitolo 35.

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Spensi la TV, sbadigliando. Ero sdraiato sul divano, avevamo appena visto un film e avevo Lawrence addormentato addosso, sul mio petto, accoccolato nella coperta azzurr....no ciano che gli avevo preso quel pomeriggio.
Dopo avermi dato quell'appellativo, al bar, era andato nel panico più totale, spaventato che io potessi scappare, che lui mi avesse messo addosso troppe aspettative in quella relazione che era partita come amicizia, ma soprattutto, timoroso che io non volessi lo stesso rapporto che lui, inconsciamente, sognava di avere un giorno con qualcuno, dato che la vita lo aveva privato di una figura genitoriale.

Riuscire a calmarlo era stato difficile, soprattutto perchè si era di nuovo congelato per un bel pò, come era solito fare e come già aveva fatto dopo la mia prima punizione, facendo come finta di non sentire e non parlare per evitare la conversazione, sperando me ne dimenticassi, per poi soccombere inevitabilmente a un mezzo attacco di panico, arrivati a casa. Non mi ero scomposto nè preoccupato, lo capivo dopotutto, non voleva soffrire o rimanerci male, così lo avevo semplicemente preso in braccio e tenuto lì, coccolandolo, sussurrandogli che era tutto apposto, che era al sicuro, concedendomi di dargli qualche bacio sulla testa tra una frase e l'altra, finchè non sentii il suo respiro tornare normale e i singhiozzi calmarsi. Alla fine gli dissi che ero stato io per primo a definirlo istintivamente " come mio figlio" e quindi, forse, anche io cercavo la stessa cosa che cercava lui in quel rapporto che si stava creando.

Non lo avevo convinto del tutto, Lawrence era ancora un pò in ansia che io potessi abbandonarlo, e comicamente scappare a gambe levate appena lui si fosse girato dall'altra parte, ma alla fine si era calmato e rassicurato, rimanendo lo stesso sull'attenti a ogni mio movimento.
Avevamo cenato e ci eravamo messi a guardare qualcosa in Tv, e io avevo volutamente fatto in modo che Lawrence mi stesse in braccio o comunque che ci fosse sempre un contatto fisico, per farlo stare tranquillo. Con qualche crecco ben misurato, tra la cute della testa e il collo, ero riuscito a sdraiarmi con lui tra le braccia e a farlo addormentare.

Lo guardai, sorridendo. Ne aveva passate così tante che neanche lui si riusciva più a fidare del tutto, ma io ero lì, e per nulla al mondo ormai mi sarei allontanato da loro.
Guardai il soffitto, pensieroso, mentre sentivo il respiro del ragazzino sul collo, la sua testa appoggiata al mio petto e le sue mani, una stringermi la camicia e l'altra inevitabilmente sulla mia barba. Avevo capito che la metteva lì per sentirmi, per essere certo che fossi io e che non me ne andassi via.
Sorrisi, pensando a quanto Selene sarebbe stata felice nel conoscerli. Lei voleva essere madre, ci avevamo provato a lungo, con immensa fatica ma era solo stata una successione di morti premature, e di piccoli angeli tornare in cielo prima ancora di conoscerci.

Prima lo strupro, dopo questo, ma poi, quando credevamo di avercela fatta, e una piccola creatura stava finalmente crescendo sana e forte dentro di lei.... il tumore, l'intervento... la rimozione delle ovaie. L'avevano spezzata, completamente, lei che aveva sopportato tutto e si era sempre rialzata, più forte di prima anche se il mondo la voleva vedere a terra.
Li avrebbe amati, queste due pesti, con tutta se stessa. Si sarebbe forse resa conto di essere la loro mamma prima di quanto io mi sia reso conto di essere, ormai, il loro papà.
Sospirai, cercando di cacciare altrove quei pensieri così dolorosi, non potevo permettermi di stare male, non stasera. Avevo da sistemare, e mettere a letto Lawrence, rassicurandolo che non lo avrei abbandonato, e, guardando l'orologio che segnava le 00:45, andare a prendere Marcus per le orecchie e combattere chissà quanto tempo, non mi avrebbe mai ascoltato, soprattutto nella mia presa di posizione come figura autoritaria.

Baciai il cucciolo che mi stava stringendo sulla fronte, per poi tirarmi su con lui tra le braccia. Erano così piccoli quando li tenevo, così esili e innocenti, ancora mi chiedo come sia possibile fargli del male (ovviamente non mettendo in conto qualche sculacciata, carini e coccolosi quando vi pare, ma pestiferi fino alle ossa!)
Misi a letto Lawrence, facendo attenzione a non svegliarlo, per poi iniziare a rivestirmi per andare a cercare Marcus. Avevo una mezza idea di dove lo avrei trovato, ma più di tutti, speravo di risolverla velocemente senza passare alle mani e soprattutto senza farlo stare male.

Saudade: "L'amore che resta"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora