.Capitolo 59.

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Un bicchiere d'acqua e una tachipirina dopo, avevo Marcus tra le braccia in pigiama e infagottato in una coperta. Sapevo che era una tranquillità momentanea e che appena saremmo tornati sul discorso malattia, lui si sarebbe agitato.
Ma dovevamo parlare...
<<mi spiegheresti perchè tutta questa paura e quest'ansia? Gli abusi che hai vissuto erano più intensi quando eri malato, vero?>> gli domandai, ma il ragazzo si rigirò tra le mie braccia con una smorfia, non ne voleva proprio parlare. Lo prendo come un sì.

In quei momenti mi rendevo conto di quanto fosse in realtà fragile Marcus. Lawrence dopotutto aveva trovato un pò la sua indipendenza e il suo modo di gestire il passato di abusi tramite la sua arte e la galleria, ma il moretto no. Sapeva che per andare oltre doveva affrontare di nuovo quei ricordi e quelle sensazioni, e non ne voleva sapere, facendo finta di niente.
Ma soprattutto, in quei momenti realizzavo  quando fosse piccolo e sotto sotto ancora bambino, bisognoso di rassicurazioni e di protezione, che papà gli dicesse che i mostri non esistono e per questo non possono ferirlo.

Lo abbracciai, stendendolo sul mio petto, cambiando per il momento argomento:<< scusa per le sculacciate, so che ti hanno dato noia sia la posizione che il fatto che ti abbia spogliato. Perdonami.... Stai male e non volevo ti spaventassi per il termometro. Considerale per la bestemmia, va bene?>>Gli dissi, con cautela massaggiandogli il culetto. Si sistemò, lasciando che lo coccolassi:<< non avevi tutti i torti, se avessi saputo che volevi provarmi la febbre non te l'avrei lasciato fare, anche fosse stato sotto l'ascella. Non ti preoccupare......... poi non mi hai fatto neanche male a provarmela, insomma... diciamo che sono allenato.>> mi rispose, facendomi scoppiare a ridere.

Lo baciai sulla testa, stringendolo con delicatezza al mio petto, lasciando che si sdraiasse su di esso. Ero preoccupato, perchè così potevo sentire il suo respiro rauco e interrotto, potevo percepire che i polmoni erano pesanti e pieni di muco, e da certi ramtolii, ero certo la gola gli si stesse infiammando. Sospirai, cercando di tirare fuori il discorso:<< per quanto tu odi parlare di malattia e ammettere che stai male, potresti almeno dirmi che sintomi hai? Insomma, almeno prendiamo le giuste misure e medicine....>>
Marcus sospirò, sapeva che se avesse di nuovo detto che aveva nulla lo avrei costretto, ma cercò di farmi capire:<< non è facile Sirio, insomma.... per ogni sintomo ho un'esperienza brutta, sta tornando tutto a galla, i ricordi, la paura. Il mio corpo si comporta come se sapesse che alla malattia corrisponde un abuso dopo l'altro e si impanica...quindi...>> non lo lasciai finire.

Lo tirai su dal mio petto, prendendolo in braccio così che potesse guardami negli occhi:<< quindi niente! Marcus io non sono il tuo passato, non potrei mai e poi mai farti del male o farti stare male, se non per due sculacciate che passano subito. E facendo medicina sai benissimo che i metodi che i tuoi "genitori" hanno usato su di te quando eri malato, non sono convenzionali ma semplicemente crudeli. Non sono le giuste cure e per questo non avrei motivo du usarle contro di te. Quindi, per favore, prendi un respiro profondo e parla con me. Piangi, urla, prendimi pure a pugni se ti senti di farlo per stare meglio e sforgarti, ma fallo. Ti prometto che non ti succederà nulla, non possono più farti del male nè venire a tormentarti. E se succede, li prendo a pugni io come i bulletti di quel bar! Lascia che mi prenda cura di te peste....>> gli dissi, con estrema dolcezza.

Sentii il palmo della mano, quello che avevo appoggiato sulla sua guancia mentre parlavo, bagnarsi di lacrime. Quegli occhioni argento mi guardavano spaesati e intimoriti, così turbati da tutto il male che avevano subito che erano spaventati pure a ripeterlo anche solo a parole. Il ragazzo si rintanò tra le mie braccia, tra i singhiozzi, cercandomi e stringendomi. Lo riempii di baci e carezze, promettendogli che lo avrei protetto e mi sarei preso cura di lui sempre, perchè gli volevo un mondo di bene. Purtroppo un brutto attacco di tosse interruppe lo sfogo, facendomi preoccupare ancora di più.

<<Marcus, amore ti prego, devi dirmi che sintomi hai, così vado a prenderti medicine. Su piccolo, ce la puoi fare...>> lo supplicai, mentre il neurone senziente mi chiedeva da dove cazzo fosse uscito quell'amore. Il ragazzo mi guardò, non riusciva a dirmi nulla, troppo freschi ancora quei ricordi di dolore e solitudine, però cercò di spiegarsi a gesti.
Si toccò la testa e la gola, poi lo stomaco facendo dei giri con la mano.
<<mal di testa, mal di gola e nausea?>> domandai chiedendo conferma, ottenendo un sì.
Sospirai, era un passo avanti.

Andai con lui in braccio in camera da letto, dove scostai le lenzuola per stenderlo lì e metterlo al caldo. Anche se Marcus non aveva intenzione di scendere dalle mie braccia, costringendomi a sdraiarmi con lui:<< e pensare che un mese fa mi volevi morto e ben lontano da te eh peste?>> dissi, mentre lo coprivo, spupazzandolo tutto, mentre si rintanava tra le mie braccia. Restammo un pò abbracciati, lui aveva chiuso gli occhi ma non stava dormendo scosso occasionalemente dalla tosse, mentre io con una mano lo accarezzavo e con l'altra messaggiavo con l'unica persona che poteva aiutarmi....Agnese.

MESSAGGI

A: Allora come sta? Sei riuscito a renderlo collaborativo o devo venire a sculacciarlo io?

Io: Hahahaah, no no! Diciamo che si sta facendo aiutare a modo suo e con le sue misure, ma è ancora troppo traumatizzato...

A: Povero piccolo.... inutile dirlo, vorresti andare a Roma e fare una strage! Hai capito che ha?

Io: Da quello che mi ha "detto", testa, gola e in generale è raffreddato. Sembrerebbe una bronchite.

A: Devi chiamare un medico e farlo visitare! Se è di origine batterica di darà lui gli antibioticia, sennò bisogna solo aspettare e prendere tachipirina e sciroppi. Vuoi il numero del mio?

Io: Manda manda, che poi la convinco io questa peste a farsi visitare. Ti tengo aggiornata. Grazie di tutto.

A: Va bene. Figurati, scrivimi se hai bisogno.

Non feci in tempo ad introdurre l'argomento, che Marcus scappò in bagno, rimettendo tutto quello che aveva mangiato in mattinata. Corsi da lui, per aiutarlo, tenendogli la testa e accarezzandogli la schiena, cercando di farlo calmare: di 5 conati che aveva, 3 erano a vuoto, come forzati, probabilmente dallo stress.
Gli pulii la bocca, facendolo sciacquare per poi prenderlo di nuovo in braccio.
<<Marcus, mi dispiace, ma penso sia ora che chiamiamo un medico e ti facciamo dare un' occhiatina..... va bene?>> dissi con molta gentilezza e cautela. Il ragazzo sospirò, annuendo debolmente, neanche riusciva a parlare dal mal di gola, e il fatto che fosse così arrendevole mi fece capire che stava malissimo.

La visità del medico filò liscia, Marcus era così stanco e indebolito dalla febbre che si lasciò fare di tutto, facendomi realizzare cosa potrebbero avergli fatto i suoi quando stava male in quello stato.
100% polmonite batterica, antibiotico in punture, sciroppo, aereosol e tachipirina ogni sei ore e nel caso di vomito antiemetico.
Sarà una settimana bella lunga......

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt