Capitolo 35

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POV JADA

L'aria scarseggiava e il modo di guidare di quelle stronze non aiutava il mio dolore alla schiena. La macchina inchiodò tutto d'un tratto, sembravano passate ore e le gambe chiedevano pietà, ma non era così perché Goya voleva mangiare e il suo stomaco si era lamentato per tutto il viaggio, quindi doveva essere riempito nel più breve tempo possibile. Il bagagliaio si aprì facendomi riacquistare finalmente la vista dopo averla persa al buio "Eh muoviti!" con finta delicatezza mi buttarono giù dalla macchina. Quando chiusero la portiera guardai il mio riflesso nel vetro, rimanendo scandalizzata dall'aspetto disordinato : capelli che non erano più lisci ma gonfi e che volavano per conto loro seguendo il vento caldo e afoso, alcuni erano appiccicati al collo con le gocce di sudore. Lasciamo perdere il tailleur che indossavo, da rosso diventò bordeaux a chiazze nere a causa dello schifo che avevano in macchina. Tutte e due le ragazze seguirono gli ordini di Goya portandomi con forza all'interno di una cantina sotterranea, si trovava vicino alla stazione principale di Madrid, riuscii a calcolare il tempo impiegato pensando che la stazione è dalla parte opposta all'autolavaggio dove lavora Zulema, più o meno eravamo ad un'ora e mezza di distanza da casa.

Dopo aver fatto le scale a spintoni perché ero stanca e disidratata, arrivammo davanti alla porta che aprì la cicciona facendomi entrare per prima. Le altre ci seguirono chiudendosi all'interno. Era parecchio grande, sulla destra c'è un lungo tavolo di legno con sopra degli attrezzi che non volevo saperne il loro utilizzo, poi dall'altra invece c'era una piccola cucina con un fornello e un mini bar che era attaccato a una branda, e i condotti sputavano aria calda che non aiutava la respirazione. "Prendi una sedia e legala" con i polsi sfregiati dalle fascette provai a liberarmi e al mio gesto la cicciona afferrò il braccio stringendolo forte "Vedi di collaborare altrimenti ci saranno solo guai per te" sempre con la stessa delicatezza di prima mi scaraventò sopra la sedia facendomi battere il fianco "Io vado a prendere da mangiare" urlò mentre le altre cercavano di legarmi alla sedia. Quando lei scomparì, improvvisamente un colpo alla nuca mi fece svenire in un sonno profondo.

Il risveglio fu un po' traumatico, il male alla testa si faceva sentire pulsando contro le tempie come un tamburo. Cercai di aprire gli occhi sperando fosse tutto un incubo, invece erano proprio li: una in piedi davanti alla porta con un mitra in mano che faceva avanti e indietro , la cicciona sdraiata sul letto che russava come un camionista e la mingherlina che girava canale premendo di continuo lo stesso tasto, non pensavo prendesse la linea così in profondità.

"Acqua" cercai di farmi sentire con la gola asciutta "Ti sei svegliata! Pensavamo fossi morta" ridacchiò la stronzetta strappandomi lo scotch dalla bocca "Ti piacerebbe" le risposi dopo aver riacquistato liquidi sufficienti per recuperare leggermente le forze "Sei solo una vizziatella di merda" disse legandomi un bavaglio in bocca "Ricorda che quella che tornerà a casa a pezzetti sei tu bambolina" sussurrò alle mie orecchie tirandomi i capelli verso il basso, spostando la visuale sul soffitto pieno di muffa sopra di noi "Ora devo fare una telefonata, metterò il vivavoce. Tu prova solo a fiatare e una pallottola trafiggerà la tua testolina" la fidanzatina non vedeva l'ora di puntarmi la pistola "Pronto?" la voce di Zulema mi scaldò il cuore "Pensavi di passarla liscia vero?" non riuscivo a smettere di fissare la ciccia che ballava a ogni suo passo "Cosa vuoi?" rispose fredda "Ti avevo detto di prendertela con me figlia di puttana" in sottofondo sentii un rumore "Ma sbaglio o lei è una parte di te?" si girò guardandomi "Lasciala stare, pagherò io ma lasciala andare. Lei non centra niente!" iniziò a ridere "Hai tempo fino a mezzanotte per prendere quella fottuta spilla e consegnarmela, altrimenti ad ogni ora in più che passerà inizierò a schiacciare ogni arto della tua bambina" spaventata da quello che aveva appena detto cercai di nuovo di liberarmi, avevo paura, ma non ci riuscii perché la stronzetta mi bloccò la testa con una mano stringendo i capelli e con l'altra spingeva la pistola contro la tempia "La decisione spetta a te un'altra volta, spero di sentirti presto, perché non ho voglia di sporcarmi di sangue" cercai di farmi sentire da mia madre, so che non serviva a niente ma volevo tranquillizzarla facendole sapere che ero ancora viva. Un ceffone a mano aperta si parcheggiò sulla guancia sinistra "Ti avevo detto di stare zitta" il viso roteò seguendo il movimento, dalla bocca uscii del sangue lo sentivo scendere lentamente.

Dopo aver fatto da pungiball alle stronze, notai che era sera perché sul canale principale trasmettevano il Tale e Quale Show. Alle nove in punto lo guardavo con Guzman, quando quelle poche volte non eravamo fuori a cena e riuscivamo a tagliare del tempo per noi. Sotto la coperta calda, abbracciati l'uno all'altro con del buon vino sul tavolino eravamo pronti a immedesimarci nei perfidi giudici e al solo pensiero mi scende una lacrima, mi manca da impazzire. La mi schiena chiedeva pietà e Goya era pronta per un'altra chiamata "Pronto?" rispose Zulema "Mia cara sei riuscita a prendere la spilla?" ci furono due secondi di silenzio "Ci sto lavorando, in meno di un'ora l'avrò nelle mie mani. Voglio sentirla" chiese insistente "Sta bene Zule, ce ne stiamo occupando noi" le lacrime scesero interrottamente "Non me ne frega un cazzo voglio sapere come sta!" un treno ad alta velocità passò sopra di noi facendo tremare la stanza, il lampadario oscillava "Vedi di non fare cazzate" sussurrò la fidanzatina all'orecchio "Mamma?" cercai di farmi forza e non farle sentire che stavo male "Bambina stai tranquilla, cerca di resistere che sto arrivando" avrei voluto sprofondare in un suo abbraccio "Sono alla stazio..." neanche il tempo di finire la frase "Brutta puttana" che ne arrivò un altro, questo era più forte degli altri "Non permetterti di toccarla lurida cicciona" urlò dall'altra parte della cornetta "Il coltello da parte del manico c'è l'ho io ricordatelo. Riceverai un messaggio con scritto il luogo dell'incontro, noi saremo li da mezzanotte" la cicciona si asciugò la fronte "Poi sai cosa accadrà dopo, tic tac Zulema" riattaccò ridendo. "Sei proprio una figlia di puttana!" urlò arrivandomi faccia a faccia "Ci mancava poco che scoprissero la posizione. Ora bevi!" ero stanca, stravolta e non ce la facevo più. Avevo passato tutto il giorno seduta su una sedia di legno con il calore che mi impediva di respirare, il mio stomaco era vuoto e la mia faccia chiedeva pietà dopo tutti quei ceffoni che avevo preso. Cercai di deglutire l'acqua che con forza mi buttarono in bocca, e poi gli occhi si fecero pesanti fino a crollare in un sonno profondo.

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