Capitolo 23

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POV ZULEMA

Le gocce che scendevano giù dalla fessura del tetto mi impedivano di dormire. La bionda dopo essere venuta a prendermi all’uscita dal carcere mi portò in questo loft abbandonato nella periferia di Madrid “Zule ho un lavoro per noi” mi disse mentre eravamo in viaggio verso questo cesso di casa “Sono appena uscita e tu vuoi già farmi tornare?” scoppiò a ridere “Hai ragione! Non ti chiedo l’impossibile, solo sta sera quando verranno le altre ascolta, poi valuta” “Le altre?” mi guardò mentre cambiava la marcia “Si, per questo colpo abbiamo bisogno di una mano” mi appoggiai al sedile osservando il paesaggio fuori mentre il vento mi scompigliava i capelli “Non sei obbligata, avevo pensato a un regalo per la tua libertà” disse mettendomi la mano sulla gamba, mi voltai a guardarla e nella sua imperfezione era la perfetta compagna d’avventura. Penso che i nostri caratteri si siano evoluti imparando l’una dall’altra, all’inizio ero io la tipa tosta che temevano tutti, mentre lei era il cucciolo abbandonato in gabbia, poi con il passare degli anni e delle varie vicende che ci capitarono cambiò tutto, posso ammettere di essere diventata più comprensiva soprattutto dopo l’incontro con mia figlia in carcere, Maca invece riuscì a tirare fuori le palle facendosi rispettare.


Le gocce continuavano a scendere e per evitare di fare casini dal nervoso, decisi di alzarmi e di andare sul tetto a fumarmi una sigaretta “Tieni” arrivò alle mie spalle porgendomi una birra e sedendosi di fronte a me “Devi aggiustare quella cazzo di tubatura se dobbiamo vivere qua dentro” si accese anche lei una sigaretta sorridendo alla mia richiesta “Pensavo non riuscissi a dormire per altro” “Anche” buttai giù un sorso di birra pensando alla proposta che mi fu fatta qualche ora prima…


TRE ORE PRIMA


“Allora vi ho riunite qui perché c’è bisogno di tutte voi, la prossima settimana Laura Osuna farà una cena di beneficenza dove metterà all’asta vari pezzi di collezione, tra i quali c’è un oggetto che a noi interessa, la spilla che le regalò sua nonna” Goya interruppe il racconto “Vuoi fare tutto sto casino per una spilla?” Maca le si avvicinò seria “Se ti dicessi che questa spilla è un pezzo raro da collezione che vale dieci milioni di euro?” tutte esultarono alla scoperta dei soldi che avrebbero guadagnato “Ovviamente non sarà facile, ma grazie all’aiuto di un amico ho trovato il modo di entrare nella casa” prese all’interno del suo zaino delle divise e le consegnò a ognuna di noi “Ho fatte assumere ognuna di noi come cameriere, a parte Goya che aiuterà in cucina, faremo parte dell’impresa catering che si occuperà sia della cena di beneficenza che del pranzo di laurea della fidanzata del figlio, che si terrà questo sabato” la ragazzina secca al mio fianco la interruppe “Quindi riusciremo a entrare prima?” iniziò a camminare avanti e indietro “Servendo al pranzo di questo sabato riusciremo a tastare bene il terreno” la magrolina saltò addosso a Goya baciandola “Quindi ci state a fare questo ultimo colpo tutte insieme? Due milioni di euro a testa e poi via, ognuno per la propria strada” mentre le altre festeggiavano, io disgustata dalla scena di prima mi alzai lasciando la stanza.


TRE ORE DOPO


“Hai pensato a tutto?” le domandai finendo la birra “Sarà difficile?” “Veloce e indolore, poi abbiamo fatto di peggio no?” continuò “Quindi è un si?” annuii, notai che la sua espressione era radiosa dopo la mia risposta, tanto che mi scappò un sorriso “Grazie” mi appoggiò quella maledetta mano sulla spalla, mi voltai a guardarla dal basso verso l’alto “Vai a riposarti che domani devi lavorare” questo suo preoccuparsi riusciva a farmi dimenticare per qualche secondo il motivo per il quale la odiassi “Notte” le risposi vedendola rientrare.


Per farmi accettare di nuovo dalla società ero obbligata a lavorare part-time in un autolavaggio, il contratto dura sei mesi, tuttavia se il colpo andasse in segno farò di tutto per andarmene via da questo paese di merda. Come ogni giornata indosso quella sudicia divisa da carrozziere e mi preparo per lavare le macchine a quegli incapaci che non ne sono in grado di farselo da soli; erano le undici e mezza quando vedo arrivare un audi nera, e già dalla macchina intuivo che si trattava di qualcuno pieno di soldi, dopo essersi fermata nel punto il tizio all’interno non usciva, così andai incontro alla macchina bussandogli nel vetro, dalla macchina uscì una ragazzina con un cappellino sportivo e gli occhiali da sole, proprio una figlia di papà, mi consegnò le chiavi ma le caddero dalle mani, incominciamo bene pensai “Mi faccia vedere la ricevuta” le dissi mentre le raccoglieva e quando si tolse gli occhiali rimasi immobile e capii “Jada?” entrambe siamo rimaste ferme a guardarci per un minuto, fino a quando sentì la voce del ciccione ovvero il mio titolare, che urlava dall’altra parte “Zulema ti vuoi muovere?” mi girai e alzai la mano per tranquillizzare quel coglione “Ecco” insieme alle chiavi mi diede il biglietto, poi si spostò qualche metro più in la a parlare al cellulare. Mentre passavo l’aspirapolvere all’interno della macchina cercai di origliare la conversazione, ma con il rumore fastidioso non riuscì a capire niente, non sapevo come comportarmi, ero felice di vederla, ma allo stesso tempo ero delusa, in cinque anni non si è più fatta sentire, completamente scomparsa dalla mia vita, il sangue del mio sangue era sparita per farsi una vita migliore. Quando finii le andai incontro per ridarle le chiavi “Bella macchina” provai a rompere il ghiaccio “Grazie” rispose entrando in macchina “Buon lavoro” gli occhi si colmarono di lacrime quando se ne andò lasciandomi da sola, il dolore che provavo in quel momento era indescrivibile come se avessi ricevuto una pugnalata al cuore.


CRIMEWhere stories live. Discover now