Capitolo 12

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UNA SETTIMANA PRIMA

'La sera del ballo dovrai andare in piscina e cercare una scatola rossa. Portamela! Non sbagliare o pagherai le conseguenze'

Passò una settimana da quando ricevetti la lettera, tra lo studio, la nonna e i vari impegni io e Paulo non abbiamo avuto modo di parlarne dettagliatamente.

"Cosa ci sarà?" chiesi a Guzmán mentre eravamo in video chiamata.

"Non lo so potrebbe essere di tutto" la sua faccia era preoccupata "Non mi fido per niente, sarà per forza roba grossa, se no andrebbe lui tranquillamente!".

"Sarà una cosa veloce" in realtà ero preoccupata anche io.

"No tu non ci vai" disse convinto.

"E cosa vorresti fare?"

"Ho un'idea" andò a sedersi sulla poltrona vicino alla finestra "E da quando abbiamo letto il foglio che ci penso! Durante il ballo approfitta del casino per scappare, esci fuori e andiamo via. Ti terrò sott'occhio tutta la serata e da quando te ne andrai conta dieci minuti e io ti raggiungerò, per non far sospettare nessuno."

"Cosa intendi per scappare?" turbata dalla risposta mi alzai dal letto e iniziai a camminare per la stanza .

"Anticipiamo di una settimana le vacanze invernali. Ce ne andiamo su qualche isola sperduta e stiamo li senza cellulari e senza qualcuno che ci minaccia"

"Bella idea! Ma dimentichi una cosa...a mia nonna chi lo dice? E a Ismael invece?" iniziai a rosicchiare la matita presa sulla scrivania.

"Diremo che sono viaggi organizzati con la scuola o qualche scambio in un altro paese! Ci inventeremo qualcosa" anche se assurda l'idea mi piaceva "Così quando torneremo l'amico di Ismael si sarà dimenticato di te"

"Guzmán si vendicherà di sicuro" il sapore del legno si fece più intenso a ogni morso.

"A quello non ti preoccupare ci penso io! E smettila di mangiarti la matita"

"Va bene...scusa e che sono un po' nervosa, ho bisogno di un abbraccio"

"Ehi! Ora immagina di avermi li al tuo fianco. Ci vediamo domani amore"

"A domani" finì così la nostra chiamata, ero molto tesa. Mi chiedevo come Guzmán avrebbe risolto la situazione al ritorno dal viaggio. Il piano andava visionato meglio ma una pausa da tutto questo mi avrebbe sollevata un po'.

Due minuti dopo..

"Jada vieni qua!" urlò dalla cucina la nonna "Cos'è questo?"indicò la scatola bianca sul tavolo da pranzo.

"Non lo so.." aprii e c'era al suo interno un vestito. Con le mani lo tolsi dalla scatola e lo avvicinai al corpo guardando il mio riflesso sul vetro del forno. Era un abito da sera scuro/chiaro con sottili spalline, uno spacco vertiginoso e una generosa scollatura che esaltava le forme "E' per una semplice festa per celebrare la fine del primo corso..."

"Tu non ci andrai" disse scuotendo la testa "Per lo più con quel vestito"

"Sarebbe la mia prima festa. Sul serio non mi permetterai di andare?"

"Conclusa la lezione ti voglio a casa" prese il vestito con forza dalle mie mani.

"Perché? Non ho fatto niente"dalla rabbia diedi un pugno sul tavolo.

"Ho detto di no e non fare storie. Se mi provochi sai come finisce" buttò il tutto dentro il sacco dell'immondizia.

"Non fa niente sono stufa di doverti sopportare" mi arresi.

"Di che cosa? Di tua nonna? Di chi ti ha cresciuta? Dato da mangiare?" alzò la voce"E tu in cambio dai solo vergogna!"

"Voglio solo essere una studentessa come le altre" avevo gli occhi lucidi.

"Va bene...vanno i genitori?" annuii "Visto che hai voglia di parlare vengo anche io".

Andai in camera senza cenare, la fame non si fa sentire e spesso la sera vado a letto a stomaco pieno di ansia, nervosismo e tensione. Mi infilai il pigiama e mi buttai sotto le coperte, presi il cellulare.

'Grazie per il vestito! Non dovevi' inviai il messaggio.

'Sono contento. Farei di tutto per vederti felice! Ti amo, notte amore'

'Ti amo' Spensi la luce e chiusi gli occhi.

I supereroi non indossano sempre l'armatura, certe volte si nascondono per non farsi svelare, ma non riescono a fare a meno del loro istinto. Guzmán è il mio Clark Kent.

CRIMEWhere stories live. Discover now