Capitolo 4

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PASSATO

Il sabato la maggior parte delle volte lo sfruttiamo per andare a fare la spesa tutti insieme, ma oggi la nonna è andata a trovare un'amica in ospedale.

"Dimmi un po', sta sera pensi di andare alla festa, quella a casa di Guzmán?" mi domandò Ismael.

"E tu da quand'è che vai alle feste?"

"Da quando ho bisogno di incassare di più"

"Basta, mi avevi promesso che avresti smesso!" si avvicinò accarezzandomi i capelli, mi spostai.

"Ho bisogno di soldi, sai che devo ripagare i debiti di mio padre"

"Puoi sempre trovarti un vero lavoro,  se lo viene a sapere la nonna ti butta fuori di casa" mi prese la mano.

"E noi faremo in modo che non lo venga a sapere" la strinse con forza "Comunque dovresti venire, non mi piace che stai a casa da sola"

"O non ti piace non avermi sotto controllo" ribattei.

"Me ne vado prima che la situazione peggiori, oggi sei antipatica" sbatté la porta quando uscì, come fanno i bambini per far sapere che sono arrabbiati.

La nostra relazione è particolare, siamo destinati al matrimonio da quando siamo piccoli, per le nostre famiglie si tratta di un'unione indissolubile progettata per filo e per segno, un vero e proprio matrimonio combinato, per forza non per amore. Mi trovo in mezzo ad un bivio,gli voglio bene ad Ismael siamo cresciuti insieme, ma non lo amo, vorrei essere libera di scegliere chi amare, ma allo stesso tempo non voglio deludere la nonna come ha fatto mia madre scappando.

Erano le nove e pioveva a dirotto, un amico di Ismael passò sotto casa per darci un passaggio. Le feste hanno una strana magia, non ti fanno sentire del tutto sola. Quando varcai la porta lui era li dall'altra parte del salotto che mi fissava.

"Amore ci vediamo in giro, io e il mio amico andiamo a lavorare, fai la brava!"

Si avvicinava sempre di più, mi eccitava com'era vestito, pantaloni semplici abbinati ad una camicia color panna, i capelli tirati indietro lo facevano sembrare più grande.

"Finalmente Zahir, sei arrivata" prese la mia giacca e la consegnò alla cameriera.

"Cosa hai fatto ai capelli?"

"Li ho solo raccolti"

"Stai bene mi piaci" arrossii "Vieni ti offro da bere" andammo in giardino.

"Sei più un tipo da vino o da birra?"

"Birra grazie"

"Ottima scelta signorina, questa sera viene servita leggermente tiepida, in bicchieri discutibilmente puliti e priva di gusto" mi consegnò il bicchiere "Salute" mi fece l'occhiolino mentre beveva.

"Guzmán puoi venire un attimo" si intromise un ragazzo.

"Non scappare,resta nei paraggi"

Era passata mezz'ora da quando Guzmán mi disse di aspettarlo, avevo bevuto solo una birra eppure la testa mi girava, mi sentivo confusa, debole, volevo solo chiudere gli occhi e dormire. Non so come ma riuscii ad arrivare alla camera da letto, mi buttai senza pensarci a peso morto, crollando in un sonno profondo.

Sentii ansimare vicino all'orecchio, insieme al peso di qualcuno sopra di me, aprii gli occhi dallo spavento e lui stava abusando del mio corpo. Provai ad urlare ma con una mano mi tappò la bocca.

"Stai zitta puttana"

Non riuscivo a spostarlo, mi sentivo impotente, ero li immobile su quel letto, umiliata.

"Hai dormito un po' eh.." sussurrava all'orecchio mentre continuava ad entrarmi dentro, riconobbi la voce mi sembrava famigliare " La dose che ti ho dato era un po' troppa, abbiamo cambiato fornitore" e da quella frase che capii tutto, le lacrime mi bagnarono il viso, ero sola non potevo fare niente se non aspettare che quello schifoso finisse di usarmi.

Scoppiai a piangere interrottamente, non riuscivo a respirare, scappai correndo da quella festa cercando di non pensare a quello che fosse appena successo. Arrivai a casa mi rinchiusi in camera cercando di non fare troppo rumore, altrimenti avrei svegliato la nonna. Trovai una sigaretta girata sulla scrivania, l'avrà lasciata Ismael, dopo qualche tiro capii che non era tabacco e mi piaceva lo stesso. La fumai tutta e mi rilassai, ogni movimento mi sembrava rallentato, mi sentivo fluttuare, non avevo voglia di fare niente e ad un tratto tutto diventò nero.

CRIMEWhere stories live. Discover now