Capitolo 11

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PRESENTE

POV.JADA

In meno di due giorni mi ripresi dal fantastico volo. Me la sono cavata con un collare e il braccio destro ingessato, non togliendo i dolori su tutta la colonna vertebrale. Ero distesa sul lettino dell'infermeria quando entrò il Dott.Sandoval.

"Allora come andiamo?" prese la cartella medica blu incastrata davanti al mio letto e come una statua si bloccò li sfogliando le pagine.

"Potrebbe andare meglio" cercai di mettermi seduta "Posso tornare in cella?"

"No no rimani a riposo almeno per oggi" continuava a girare i fogli avanti e indietro, nel mentre mi grattavo la pancia.

"Cos'hai li?"

"E che sono allergica all'antinfiammatorio" si avvicinò al lato destro del letto.

"Di queste cose ne devi far presente non puoi assumerlo se sei all'allergica" prese la penna dal taschino del camice e scrisse qualcosa nella cartellina "Abbassa i pantaloni e tira su la maglia"

"Ma sto bene" voleva solo cogliere l'occasione per toccarmi, infatti si infilò i guanti di lattice bianchi.

"No non stai bene" esitai a tirare giù i pantaloni "Zahir sono il tuo medico" feci un respiro e li abbassai fino alle ginocchia "Vediamo..." passava l'indice vicino alle macchie rosse che mi erano spuntate sull'addome. Non mi sentivo a mio agio, avrei voluto vestirmi e uscire immediatamente da quella stanza.

"La mia dottoressa di cura mi ha sempre dato il cortisone per gli eritemi" gli dissi pensando a quelle volte che finii al pronto soccorso da piccola.

"Bene allora ti do una crema al cortisone" me la porse.

"Grazie" aprii il tubetto e ne sparsi un po' sopra le macchie.

"Qui non basta dire grazie con quel sorrisino. Ti dico io come mi puoi ringraziare" alzai la testa "Che cosa intende?"

"Sandoval! Sandoval!" sentimmo urlare una voce maschile dal corridoio. Era Yerro la guardia del mio settore. Arrivò sulla soglia della porta e con il fiatone disse a Sandoval che era richiesto dalla direttrice.

"Rivestiti " se ne andò lasciandomi quella piccola curiosità che in realtà non volevo sapere.

IL GIORNO DOPO

Di prima mattina appena suonò la sirena Yerro mi scortò dall'infermeria alla cella.

"Stei meglio?" mi domandò mentre camminammo.

"Si grazie"

"Mi raccomando stai lontana dai guai" non capivo come mai si preoccupasse per me.

"Si si certo"

Arrivammo davanti alla cella e vidi che all'interno c'era Zulema. Era seduta sul letto di Sole, si guardava con uno specchio i lividi sulla schiena. Mi diressi verso di lei e le porsi la crema al cortisone.

"E' un antinfiammatorio" appoggiai il tubetto sopra al letto.

"Tienilo serve più a te che a me" mi disse mentre la stavo osservando, era piena di lividi anche sulle braccia.

"Avevi ragione fai proprio schifo come madre"

"La madre, la fidanzata, l'amica, la compagna di cella" scese giù dal letto, ci trovammo una di fronte all'altra "Le relazioni non fanno per me. Sono brava solo come nemica, la migliore. Ma questo non da punti" mi sorrise.

"383 fuori" entrò nella cella Yerro. 

Zulema con la testa mi fece segno di obbedire, uscii fuori e andai a cercare Riccia.

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