Capitolo 29

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 POV ZULEMA

Ho fatto un casino e non volevo risponderle così, il ragazzo provò ad alzarsi per raggiungerla nell'altra stanza ma lo bloccai "Ho sbagliato, devo rimediare io" buttai giù velocemente quello che rimaneva del Negroni annacquato dal ghiaccio ormai sciolto e presi coraggio alzandomi. Arrivai nel soggiorno appoggiandomi allo stipite della porta, lei era li che preparava il suo cocktail "Sei venuta a tirarmi un'altra frecciatina?" iniziò a spada tratta quando si accorse della mia presenza "Ammetto di aver parlato senza pensare, scusa" alzò lo sguardo "Di cosa hai bisogno?" mi staccai dalla porta e iniziai a camminare verso di lei "A cosa ti riferisci ?" aggiunse una fetta di arancia nel bicchiere poi alzò il volto spostando il suo sguardo su di me "Non dirmi che sei venuta perché vuoi recuperare il rapporto madre-figlia" fece una pausa bevendo "Zulema Zahir vuole sempre qualcosa, sopratutto se riesce ad averla facilmente" alzai gli occhi al cielo pensando che quella stronzetta davanti a me ha proprio il mio sangue "E se ti dicessi che i tuoi pensieri sono entrambi giusti?" risposi tenendo lo sguardo fisso su di lei "Allora ci crederei, perché faresti di tutto pur di ottenere qualcosa di valore, pure ingannare tua figlia per arrivare a esso, cos'è questa volta? Un quadro, un assegno o un gioiello? Sono curiosa" il suo tono iniziava a darmi sui nervi "Sei proprio uguale a tua suocera, il modo di fare, il tono, pure i gesti" scoppiai a ridere "Ti ha accolta nella sua vita raccogliendoti per strada, come si fa con i randagi, poi ti ha curata e addestrata trasformandoti nel suo perfetto clone" mi versai dello scotch con del ghiaccio nel bicchiere "C'è qualcosa che hai guadagnato con le tue mani o vivi di rendita?" la raggiunsi battendole il bicchiere contro al suo per brindare, notai che il sangue le ribolliva dentro perché chiudeva la mano in un pugno e il colore della sua pelle iniziava ad assomigliare al Campari che c'è nel suo cocktail "Mi avrà anche raccolto dalla strada come un randagio e trasformata in un robot ma posso assicurarti Zulema, che lei mi ha dato più amore materno in questi cinque anni che te da quando mi hai messa al mondo" questa volta quella colpita sono io, un flash mi passò per la testa:

FLASH

15/10/1998

"A meno di complicazioni non ci saranno medici in sala parto. Il monitoraggio conferma che va tutto bene: 133 battiti al minuto. La dilatazione è già di 5 centimetri" disse l'infermiera controllando la sotto con una mano, sono un po' confusa cerco di tenere il conto, ma le contrazioni sono frequenti e non so bene come mettermi. L'infermiera prende in mano la situazione e inizia a suggerire posizioni, in quella stanza c'eravamo io, lei e la ginecologa. Una volta sola ho seguito la lezione, ci ho provato poi ho mollato quel gruppo di asine gravide, lo avevano detto al corso, ma non ci ho creduto al fatto che una posizione diversa potesse effettivamente aiutare ad attenuare il dolore. Eppure funziona. Dopo un paio di ore, la dilatazione è completa. Le contrazioni sono sempre più dolorose, ma iniziano a durare di meno. Qualcosa non va. Il piccolo si è fermato ad un paio di centimetri prima dell'uscita. Ci deve essere qualcosa di molto interessante proprio in quel punto, perché anche il bambino si era fermato li. Il dolore delle contrazioni è diventato insopportabile, oltre che inutile, visto che non si va avanti. Ma forse è proprio il suo essere inutile a renderlo insopportabile "Fate uscire questo cazzo di bambino!" inizio a urlare dalla disperazione, poi scoprì la spinale è meravigliosa. Sono improvvisamente molto grata all'anestesista. Chissà come si chiama?! Le sorrido, solo che ora il travaglio è fermo. Cammino su e giù per la stanza. Dopo circa un ora, è arrivato il momento di spingere. La ginecologa mi invita a sedere su un panchetto a forma di ferro di cavallo a circa quaranta centimetri da terra. Lei si siede in terra di fronte a me. L'infermiera si siede alle mie spalle e mi sostiene la schiena. Non avrei mai pensato di partorire su un panchetto del genere. Quando parte la prossima contrazione devo iniziare a spingere, mi da il via e inizio. Dice che si vede la testa. Bastano poche spinte forti, e nel giro di un paio di contrazioni, è fuori "E' una femmina!" urla la ginecologa, la sento piangere, la prende e la poggia subito sulla mia pancia. Il suo corpicino umido che mi scalda. Nessuno lo laverà. Nessuno me lo toglierà. Da questo preciso istante è cambiato qualcosa, come se fosse incominciata una nuova vita, la rabbia e la vendetta scomparvero in un istante lasciando posto all'amore. L'infermiera dice che perdo molto sangue, mi mettono sul lettino. Iniziano a ricucirmi. Ma a me non importa più nulla. Perdo il senso del tempo. La piccola è con me e si attacca al seno immediatamente. Mi perdo nel verde dei suoi occhi. Piacere di conoscerti Amira, la mia principessa, sono la tua mamma. Sentii il rumore della porta sbattersi, alzai lo sguardo per capire e di fronte al mio lettino comparvero due uomini "Prendila" sussurrò e l'altro partì con uno scatto togliendomi dalle braccia la piccola, combattei con tutta la forza che avevo in corpo, ma gli antidolorifici stavano svanendo e il dolore stava tornando. Quando mi accorsi che stavo perdendo sangue i due erano scomparsi con la bambina, il mio volto fu inondato dalle lacrime, il dolore che stavo provando era atroce, più forte del parto. La rabbia tornò spietata e in quel momento mi promettei che avrei fatto di tutto pur di riavere Amira di nuovo tra le mie braccia.

OGGI

Eravamo ferme, l'una di fronte all'altra e nessuna delle due aveva intenzione di abbassare lo sguardo. Quel maledetto colpo fece colmare i miei occhi di lacrime e dopo aver ricordato quel dolore tremendo della sua nascita, l'istinto prese il sopravvento e in pochi secondi le avevo tirato un ceffone, scaricando tutta la rabbia in quella mano. Un'altra volta avevo esagerato e credo che questa non me la perdonerà facilmente. Cercai di avvicinarmi per farle capire che avevo sbagliato, la sua faccia era stupita dal gesto appena compiuto "Scusa..." sussurrai tremando "No" si allontanò "Esci immediatamente da casa mia". Ecco posso dire di aver sprecato la chance di riaverla con me e la persi completamente.

CRIMEWhere stories live. Discover now