Capitolo 21

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 CINQUE ANNI DOPO

POV. JADA

Un raggio di sole entrò dalla finestra oltrepassando le tende, allungai la mano per cercare il cellulare e con gli occhi socchiusi cercai di capire l'ora, la sveglia doveva ancora suonare mancava un'ora "Vieni qui" con il braccio Guzmán mi portò vicino a lui "Dormi è presto" mi disse a bassa voce, mi soffermai un attimo a guardarlo e in quel preciso momento non potevo desiderare di meglio che avere lui al mio fianco, gli diedi un bacio sfiorando delicatamente le labbra "Mi faccio una doccia"lui rispose brontolando ma dopo qualche secondo si riaddormentò, indossai la vestaglia di seta che mi regalò a San Valentino e andai in bagno.

Ormai sono due anni che abitiamo in questa casa, ci fu regalata da Laura e Ramon, i genitori di Guzmán alla fine della sua laurea triennale; dopo essere uscita dal carcere finimmo l'ultimo anno del liceo riuscendoci a diplomare con i nostri coetanei; per l'università prendemmo due strade differenti vivendo per tre anni a un'ora di distanza l'uno dall'altra: Guzmán si iscrisse alla facoltà di economia dall'altra parte di Madrid in un'università privata, mentre io riuscì a entrare con una borsa di studio nell'università statale di formazione primaria a ciclo unico, precisamente dopo che lui si laureò cercammo casa e grazie all'aiuto di suo padre trovammo una piccola villetta in un quartiere tranquillo vicino alla mia facoltà.

La mia vita era di nuovo cambiata, ora combaciava tutto alla perfezione, l'università, la casa, le vacanze, perfino le feste che organizzava sua madre ogni week-end, ma questa perfezione iniziava a essere soffocante, monotona e non posso negare di aver pensato a Zulema durante gli anni, questo week-end mi laureo terminando così questo lungo viaggio di studi e seppur circondata da tante persone che mi vogliono bene, quel giorno vorrei averla al mio fianco per renderla orgogliosa di me, ma so che lei non vorrebbe la stessa cosa.

POV. ZULEMA

"Zahir sei pronta?" bussò alla porta Yerro "Si" entrò ammanettandomi "Mi sa che devi andare a fare shopping" disse mentre camminavamo nel corridoio "Ti sei dato alla moda ora?" sorrise. Arrivammo allo sportello poco più in la "Ecco a te Zulema questi sono i tuoi documenti e qualche soldo per il pullman" allungai le mani e ringraziai la signora che stava dietro al vetro, poi Yerro prese le chiavi e tolse le manette con delicatezza, mi accompagnò fino all'uscita "Sei libera Zahir" disse aprendo la porta da gentiluomo, feci qualche passo fuori e capii che aveva ragione, i jeans neri con la felpa e la giacca di pelle non andavano bene con i 30 gradi esterni "Buona fortuna" urlò mentre mi ero già avviata verso il cancello, gli risposi facendo il dito medio.

Il deserto ecco cosa vedevo, eravamo circondate dal fottutissimo deserto arido "Mi scusi quando passa?" indicai il cartello degli autobus "E' appena passato" rispose la guardia che stava vicino al cancello esterno, tolsi quella maledetta giacca che mi stava soffocando "E ogni quanto passa?" si avvicinò tirandosi su le braghe dalla cintura "Ne passano due al giorno, ti conviene fartela a piedi" l'istinto avrebbe voluto ucciderlo, ma dopo un respiro profondo lo ringraziai del consiglio. Passai mezz'ora camminando avanti e indietro pensando a una soluzione, poi mi bloccai osservando quelle mura di cemento e ripensai a tutto quello che avevo passato, solo dopo qualche secondo presi la decisione di farmi quella strada a piedi, ma come una manna dal cielo sentì il rumore di una macchina alle mie spalle, mi voltai "Volevi veramente fartela a piedi?" non sapevo se essere felice o no "Che cazzo vuoi?" chiuse la portiera e si appoggiò sul parabrezza "E così che mi ringrazi?" mi avvicinai velocemente "Io a te non devo niente" con la mano spostò i capelli che avevo davanti alla faccia "Quando sono uscita aspettai due ore quel pullman ma non arrivò nessuno" li mise dietro all'orecchio "Così con forza e coraggio camminai e camminai, per almeno altre tre o quattro ore fino ad arrivare in una città sperduta" mi allontanai "E quando ho saputo che saresti uscita non volevo farti provare la stessa sensazione di solitudine, è questo che fanno le amiche" alzai le sopracciglia sorpresa da quello che aveva appena detto "Dai sali ti devo parlare" e poi capii che c'era qualcosa sotto.

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