Capitolo 31- Prima Parte

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POV.ZULEMA

Il sole penetrò dalla finestra svegliandomi prima del suono della sveglia. Lei era li sdraiata a pancia in giù con la testa rivolta verso di me, con una mano le spostai i capelli che mi impedivano di vedere il suo viso. Chi l'avrebbe mai detto? Io e la bionda nello stesso letto e per una volta non ci scanniamo, in realtà due, ma questa volta è stato diverso. Come se ci fossero in ballo delle emozioni. Dopo averla osservata per qualche minuto decisi che era arrivata l'ora di alzarmi e di andare a lavoro.

Avevo appena finito di lavare i cerchioni di un pulmino hippy azzurro, quando notai la collezione di adesivi sul vetro sopra al bagagliaio. Tokyo, New York, Italia, Germania e altri ancora, tutti di forma e colori diversi. L'occhio mi cadde su quello egiziano, un cammello trasportava la parola Egitto e sul fondo si vedeva un sole giallo ocra, ci passai la mano sopra e l'angolo in alto a destra si era scollato, provai a tirarlo verso di me, ma pensai che fosse sbagliato e ritirai la mano indietro, il pulmino partì. Ogni giorno sempre la stessa musica: arriva la macchina, le lavo i vetri, poi i cerchioni e prima che passino sotto i rulli ripeto la frase "Per tre euro in più ti aspiriamo la macchina" e poi via. Dopo aver chiesto a una vecchia se voleva l'aspirazione, un coglione dietro di lei non smetteva di suonare il clacson, provai a ignorarlo, ma da quella fottutissima bocca uscì "Ehi tu! Entro oggi ce la fai? Muovi il culo" alzai la testa per vedere la sua faccia, ed era un coglione in giacca e cravatta sopra a una bella macchina "Non ho capito ti aspiro la macchina?" continuai a chiedere alla vecchietta "Sto parlando con te!" la sua voce si fece pi grossa, iniziai a contare fino a dieci nella mente, poi andai verso di lui "Eccomi qui! Vuole che le aspiriamo la macchina per tre euro?" finii la frase con un sorriso falso "Non vedi che sto parlando al telefono? Adesso aspetti tu" continuai a fissarlo mentre mi ignorava continuando la sua chiamata "E' sicuro che non vuole che le aspiriamo la macchina?" iniziai a istigarlo, ma lui invece che rispondermi tirò su il finestrino e mise in moto la macchina andando avanti. Scoppiai a ridere dopo la scena che avevo appena assistito, ma il nervoso lo dovevo scaricare. Gli andò male che avevo appena finito il turno, così decisi di mettermi davanti all'uscita della corsia di dove stava la sua macchina. Arrivò e si bloccò perché non capiva cosa stava succedendo, iniziò a suonare il clacson come prima e dio solo sa quanto avrei voluto staccare quel coso e ficcarglielo nel culo fino allo stomaco, ma al contrario incominciai pure io a ignorarlo come aveva fatto lui. Poi dopo qualche secondo mi avvicinai come prima "Ehi scusa amico e che non mi hai dato il punteggio" ancora non capiva"Ma che dici?" "Da uno a tre come valuti la mia assistenza?" poi con un gesto veloce gli presi la testa e la scaraventai con tanta forza contro la porta tre volte "Uno poco soddisfatto e tre totalmente soddisfatto, non sentirti obbligato" aveva la faccia piena di sangue che gli usciva dal naso, mi guardava impaurito "Totalmente soddisfatto" rispose a bassa voce, lo buttai un'altra volta contro la porta "A me non è sembrato" mi sentivo ancora presa per il culo "Non mi è sembrato amico, scendi dalla macchina" gli aprii la portiera per farlo scendere e strisciando come un verme si accostò alla macchina, salii sopra e lo salutai andandomene.

Mi fermai al bar sotto il loft per bere qualcosa prima di entrare in casa, volevo tranquillizzarmi un po' dall'episodio di poco fa. Andai a sedermi nel tavolo più isolato di tutti "Ecco il suo Rob Roy" ringraziai il cameriere dopo che appoggiò il bicchiere con una scodella di patatine. Ho deciso di cambiare: Scotch Whisky, Vermouth, Angostura creavano il mio cocktail. Mentre osservavo il colore girando il liquido con la cannuccia, mi accorsi che qualcuno si sedette di fronte a me "Aveva un appuntamento?" ironizzai la situazione "Dovevo prendere un'appuntamento?" la voce non mi era nuova, alzai di scatto lo sguardo e lei era li di fronte a me che mi guardava con quegli occhioni verdi. Mi sedetti composta e tolsi il cappuccio dalla testa "Stavo scherzando" continuava a guardarmi "Intendo per l'appuntamento" un piccolo sorriso gli spuntò in faccia "Meno male" per spezzare il ghiaccio chiamai il cameriere e le feci ordinare qualcosa da bere "Tranquilla offro io" brindammo svogliatamente "Posso farti una domanda, perché sei qui?" andai diretta come una spada "Sincera? Forse istinto? Non lo so...avevo necessità di vederti" appoggiai le braccia al tavolo non capendo quello che aveva appena detto "Sei sicura di vedere chi sono?" le partì una risata "Oggi è venuta a casa Macarena" alzai gli occhi al cielo "No ti prego non te la prendere con lei, mi ha solo aiutata" quella maledetta che non si fa i cazzi suoi "E come ti avrebbe aiutata sentiamo" prese un respiro "Promettimi che non mi interromperai fino a quando ho finito" mi fissava "Si promesso" intrecciò le mani e iniziò "Allora...ieri sera non doveva succedere quello che è avvenuto, in parte è successo per colpa tua ma sopratutto per colpa mia" stavo per aprire bocca ma lei mi fermò "Me l'hai promesso" portai la mano destra davanti alla bocca "Stavo dicendo che è colpa di entrambe, ma voglio che tu conosca anche la mia parte della moneta. La nostra storia è iniziata male: la separazione e il carcere per entrambe, tu dietro a delle sbarre e io con la nonna che ogni giorno che passavo in più con lei mi istruiva a non diventare come te, passando tutto il tempo a denigrarti. La mia idea su di te era brutta perché ero una piccola bambina a cui veniva ripetuto che la madre l'avesse abbandonata per scappare con gli uomini, cosa volevi che pensassi?" le si iniziarono a colmare gli occhi di lacrime e solo a guardarla stare così mi faceva male.

CRIMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora