Capitolo 10

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UN MESE PRIMA


"Manca meno di un mese al prossimo ballo d'inverno 2018. Spero che vi stiate preparando, il tema sarà: L'Inferno e il Paradiso. Avete tempo fino al giorno prima della festa per votare il Re e la Reginetta del ballo e i biglietti saranno in vendita entro il week- end. Vi ricordo di seguire la pagina su Twitter della scuola così rimarrete aggiornati! Buona giornata splendori" la vocina irritante di Lucrecia risuonava attraverso i megafoni tra i corridoi della scuola.

Organizzatrice del ballo, capo cheerleader e rappresentante della scuola, Lucrecia Montesinos Hendrich riuscì ad ottenere tutto questo potere grazie alla sua popolarità. Figlia della conduttrice del telegiornale e del chirurgo plastico Lucrecia è l'incarnazione perfetta del diavolo, la stessa persona che due settimane prima mi supplicava di venderle droga. Tutti i ragazzi le sbavano dietro e le ragazze la invidiano volendo essere come lei, ma nessuno a parte me sa quanto è marcia dentro.

"Allora...perché non mi hai risposto ieri?" sbucò dal nulla Guzmán.

"Scusa! Ho finito di studiare Francese e mi sono addormentata" mentii non avevo voglia di dargli spiegazioni.

"Ho due biglietti del ballo, mi stavo chiedendo se volessi venire con me" chiusi l'armadietto e con i libri stretti sull'addome mi diressi verso la classe.

"Ma non sono ancora in vendita come fai ad averli?"

"Li ho prenotati sull'app, cose tecnologiche " mi fermò afferrandomi dal braccio "Quindi?" i suoi occhi color nocciola mi imploravano di accettare la sua proposta.

"Non posso..." avevo male allo stomaco dal nervoso.

"Ti prego!" in quel preciso istante avrei voluto sprofondare tra le sue braccia immedesimandomi in un'altra persona senza problemi, con una vita tranquilla. Una persona che gli avrebbe dato tutto l'amore che meritava.

"Se lo venisse a sapere Ismael mi ucciderebbe, sai che è già difficile la nostra situazione. Non mi è permesso di buttare tutto all'aria"

"Quindi non rischieresti per noi?" i suoi occhi diventarono lucidi e la sua faccia cambiò espressione.

"No" ecco un colpo preciso al petto, potevo solo immaginare cosa stesse provando. Tolse la mano che stringeva il mio braccio e senza dire niente se ne andò via. Corsi in bagno, entrai nella prima porta e mi chiusi dentro. Con la felpa tra i denti per non farmi sentire iniziai a piangere. Avevo appena perso l'unica cosa perfetta nella mia vita.

DUE SETTIMANE DOPO

Mancano due settimane al ballo e non ho ancora trovato un vestito. Le settimane passarono in fretta e dopo la "rottura" con Guzmán diventò tutto più cupo. Ogni giorno la solita routine, mi alzo dal letto, vado a scuola e torno a casa a studiare poi aiuto la nonna con le faccende di casa e vado a dormire. Il tutto da sola, senza più qualcuno che mi aiuti ad affrontare le giornate con serenità. Pure Ismael andò via, partì con suo zio per un lavoretto in Francia, finalmente aveva capito che spacciare droga non ci avrebbe aiutato a vivere.

Ogni mattina cammino da casa a scuola, ho deciso di non andare più in macchina, così da avere quel quarto d'ora da sola con me stessa. Guzmán mi manca un sacco, manca come l'aria. Aveva dato un po' di leggerezza nella mia vita e sono riuscita a farmelo scivolare via come una saponetta tra le mani bagnate. Era la persona giusta ma come sempre distruggo tutto.

Avevo le cuffie nelle orecchie con la musica deprimente al massimo del suo volume, la giornata era nuvolosa e non prometteva bene. Dopo dieci minuti di camminata mi accorsi che una macchina nera mi seguiva da quando uscii di casa. Cambiai strada e all'incrocio prima di scuola notai ancora quella macchina. Non avevo più niente da perdere, mi avvicinai incuriosita. Il finestrino si abbassò al mio arrivo.

"Coraggiosa la ragazza"

"Perché mi segui? Cosa vuoi?" gli chiesi.

"Gli sbirri mi stanno alle costole. Ho il telefono sotto controllo" si accese una sigaretta e con il braccio sinistro mi porse una busta bianca.

"Cos'è?"

"Aprila quando sei sola." tirò su il finestrino e se ne andò. Alzai lo sguardo e vidi dall'altra parte della strada Guzmán. Buttai la lettera dentro lo zaino e con le cuffie alle orecchie andai verso la scuola.

"Jada!" andai a sbattere contro di lui "Ehi..." in meno di cinque secondi Guzmán mi raggiunse fermandomi. Tolsi le cuffie.

"Hai bisogno?" gli domandai.

"Chi era quel tipo?" ancora una volta si stava preoccupando per me.

"Non ti riguarda" lo spostai con un braccio e incominciai a camminare.

"Puttanate Jada! Non me ne frega di quello che pensi e di quello che fai...io ti amo!" urlò per la strada davanti a tutti.

"Stai zitto" ritornai indietro da lui "Non puoi dire questo!" la voce mi tremava "Non puoi promettere se poi non si può mantenere!"

"Perché non posso? Perché non sono l'uomo giusto per la tua vita o perché non sono l'uomo giusto per te? Perché se si tratta della seconda teoria allora mi faccio da parte. In caso contrario io sono disposto con tutte le mie forze a combattere per averti al mio fianco.

Ogni arto del mio corpo si bloccò facendomi sembrare una statua. Lui era li per me e stava combattendo per avermi. Solo dopo le parole uscite dalla sua bocca in quell'istante mi fecero capire che meritavo di più dalla vita. E quel di più era proprio quel ragazzo che mi stava fissando con le mani tra i capelli per la disperazione.

Dopo un lungo abbraccio e qualche bacio decidemmo di saltare la prima ora. Andammo in una panchina dietro la scuola e ci raccontammo come furono state le due settimane precedenti. Gli raccontai tutto perfino dell'incontro con l'amico di Ismael.

"Quini era lui in macchina?" mi domandò.

"Si...mi ha dato una lettera"

"Prendila" la tirai fuori dallo zaino e con delicatezza la aprii e iniziai a leggere.

CRIMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora