30. The blood in my veins is made up of mistakes

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Aveva preso coraggio e l'aveva chiamata, scusandosi per il disturbo, e si sentì un po' una stupida ad averlo fatto. Ma dopo un primo momento di smarrimento iniziale, Gemma sembrò piacevolmente sorpresa della sua telefonata, e poi sinceramente contenta di aver ricevuto quella chiamata.

Era evidente, dalla sua reazione, che non sapesse assolutamente nulla di quello che era successo.
La conferma arrivò ad Estelle quando le raccontò per filo e per segno tutto quello che era accaduto tre giorni prima: Gemma non sembrò particolarmente stupita, ma al tempo stesso era ovvio che fosse la prima volta che sentiva quella storia.

«Perché mi hai raccontato tutto questo, Estelle?»
«Hai detto che per te è un libro aperto.» Le ricordò Estelle citandole la sua stessa frase, alla fine del racconto. «Dimmi cosa devo pensare.»

Gemma sospirò profondamente.
«Smettila di pensare, e vai a parlarci. Di persona.»
Un groviglio di parole strozzate le si formò in gola al solo pensiero.
«Ok, ascolta.» La precedette Gemma, che percepì la sua perplessità e confusione.
«Harry potrà sembrare irrazionale, a volte. Agli occhi di alcuni è completamente pazzo, un egoista umorale e lunatico.
Ma la verità é che tutto quello che fa, lo fa sempre per un motivo. Non è un bipolare. Le sue reazioni eccessive, idiote come in questo caso, derivano sempre dalla sua eccessiva sensibilità. Perchè ne ha tanta, dietro quell'aria da coglione.» Rise leggermente, riprendendo fiato.
«Quindi, la mia impressione, è che abbia qualche problema con te, e ovviamente non ho la più pallida idea di quale possa essere, e anche se l'avessi non te lo direi.
Non farà mai un passo verso di te, è testardo e orgoglioso come una bestia da soma: se ti interessa capirci qualcosa, vai da lui e chiediglielo. E insisti fino a quando non avrà sputato il rospo.»

Non sapeva se davvero Gemma avesse centrato il punto, ma in quel momento, per qualche assurdo motivo, fu l'unica delle cui parole riuscì a fidarsi. Era possibile, che si stesse solo aggrappando all'unica persona, che non le avrebbe risposto di lasciarlo perdere per sempre.
Ma in fondo, sentiva come se esistesse un propagazione innegabile del suo corpo, un filo sottile che l'avrebbe prima o poi portata proprio dove sarebbe dovuta essere.

Ed era tutto quello che lui le aveva fatto vivere, in quella danza inebriante di sguardi e respiri e mani e pensieri che si completavano l'un l'altro, quando a volte sembrava che le loro anime combaciassero come due pezzi dello stesso rottame, due lembi del medesimo strappo, che le suggeriva che ancora non era pronta, a mollare la presa. E non sapeva se lo sarebbe mai stata.

Per cui la ringraziò con tutto il cuore.
Non glielo avrebbe permesso, di sparire nel nulla.






Aveva parcheggiato l'auto dalla parte opposta della strada, e poi aveva attraversato lo stradone a due corsie, stringendosi maggiormente in una giacca che non svolgeva correttamente il suo dovere di scaldarla a sufficienza.

Tremava dal freddo e dal nervosismo, fuori dal suo cancello, massaggiandosi le nocche arrossate dal vento gelido che giungeva direttamente dalla Siberia e batteva su Londra creando patine di brina sulle vetrine dei negozi e sui finestrini delle auto.
Nonostante le temperature fossero così rigide, un timido sole del pomeriggio faceva capolino tra le nubi invernali, ed Estelle sentiva cinguettare diversi uccellini che zampettavano sugli alberi spogli di quella zona particolarmente verdeggiante della città.

Ad un certo punto, mentre ondeggiava avanti e indietro con le mani in tasca, in quel silenzio quasi rilassante, in cui le macchine giungevano all'orecchio solo come un eco in lontananza, e cominciava a domandarsi cosa diavolo ci facesse in quel posto, udì vibrare il suo cellulare.

Lo tirò fuori dalla tasca della giacca e i suoi occhi, dietro gli occhiali da sole, si spalancarono: un messaggio di Harry.
Dopo tre giorni di silenzio stampa: la coincidenza era incredibile.
Lo aprì rapidamente per leggerlo, e si rese conto in fretta che non fosse affatto una coincidenza.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Where stories live. Discover now